Che vita fantastica, i vecchi

Passano le giornate al bar a giocare a carte o a bocce, cucinano i dolci per i nipotini, ogni tanto fanno i baby-sitter, vanno in pasticceria a bere il the con le amiche.
Non devi andare sempre di corsa, non devi dimostrare niente a nessuno, puoi fare tutto con calma, se qualcosa non ti riesce hai la scusa eh sai, la vecchiaia.
Che invidia mi fanno, i vecchi.
Hanno anche i passatempi migliori: la maglia, i ferri, l'uncinetto!
Ma basta Michela, ne hai già parlato anche troppo, salva la tua reputazione e pubblica una foto in reggiseno che quella è la via per avere successo. Ma invece no, vaffanculo, è tanto bello.
Per Natale ho distribuito berretti a tutti i parenti, ho regalato solo quelli e ho passato un paio di giorni di grande esaltazione data dalla combinazione di amo fare i regali di natale e amo farmi le cose da sola.


Ma vogliamo limitarci ai berretti, sia mai, il mio obiettivo sono i maglioni grossi da montagna con le treccione, ma serve allenamento quindi per ora rimango sulle cose più semplici.
Il primo tentativo di sciarpa si è trasformata in un collo non bellissimo, ci sono rimasta anche un po' male e non l'ho disfatto solo perché è la mia prima opera e ci ho messo un secolo e mi dispiace. Magari lo incornicio e lo appendo in camera. Restava però il problema che io non ho una sciarpa e avevo evitato di comprarla proprio perché volevo farmela, quindi dopo un po' di uffa non ce la farò mai ho riprovato ed eccola, e scusate se è bellissima.


E comunque anche Katy Perry fa l'uncinetto, quindi è ok.

Team Grinch da oggi

Ma cos'è successo? Perché tutti odiano il natale?
Improvvisamente stare seduti a tavola a mangiare e bere cose buone è una tortura, pensare a dei pensierini da regalare agli altri è troppo difficile, essere in vacanza senza il suono della sveglia ogni mattina è un trauma, passare il tempo con chi di solito non vedi mai è una noia, fare aperitivi e cene varie è un supplizio.
Però ok, io sono una debole e così come dopo tanti ascolti è arrivata a piacermi Ellie Goulding, così come dopo tanto odio forse trovo che le pellicce non siano così male, così come alla fine ho messo uno sfondo a pois rosa sul telefono. Allo stesso modo ho deciso che odio il natale.
Domani odierò ogni singolo parente, sì anche Marco anche se non ha ancora due mesi ed è tanto carino, non mangerò le capesante e non berrò l'aperitivo il bianco il rosso il rosè e il prosecco, non giocherò a Just dance come un'idiota e non collasserò sul divano a guardare i cartoni animati sotto la coperta e davanti al fuoco.
Michela joina il team Grinch.

Ora scusate, vado a preparare i biscotti da decorare mentre bevo cioccolata calda e guardo Love actually.

Brownies al cocco

Questo è il dolce più buono del mondo, non ci sono SE e non ci sono MA, obiezioni proibite: questo È il dolce più buono del mondo.
Io sono generosa e lo condivido con voi perché è Natale e a Natale siamo tutti più buoni e magari se al posto dei biscotti classici a Babbo lasciate questi vi da un regalo più carino.


125g cioccolato fondente * 80g margarina * 250g zucchero * 2 uova * 80g farina 00 * 30g cacao * poco lievito * 30g mandorle * 60g cocco
Sciogliere il cioccolato a bagnomaria, sbattere margarina [il burro è per gli sfigati] zucchero fino a creare una crema chiara, poi aggiungere le uova e continuare a montare.
Aggiungere il cioccolato sciolto e intiepidito e poi le polveri setacciate: farina 00, cacao e una puntina di lievito [se non hai il setaccio non sei nessuno], quando è tutto ben amalgamato aggiungere la farina di cocco e le mandorle tritate. Se il vostro senso di ragno vi dice che il composto è troppo duro basta aggiungere qualche cucchiaio di latte, di soia, manco a dirlo.
Versare tutto in una teglia con la carta forno che non c'abbiamo voglia di imburrare e infarinare e mettere in forno per 35 minuti a 180°.

Tolto dal forno si cosparge con 1kg, 1kg e mezzo di zucchero a velo, oppure quand'è ancora caldo con la farina di cocco, che si appiccicherà tutta quanta. È importante coprire tutto con uno strato bianco bello spesso perché così potrete fare delle foto dove si capisce poco ma comunque bellissime con A beautiful mess.

Mi raccomando, usate il piattino buono che la mamma tira fuori solo a Natale. Se è vintage è meglio.

And so, is this Xmas?

Per certe persone Natale è "Una poltrona per due", per altri è "Natale nella 34° strada", per me Natale è soprattutto commedia romantica.
È prima di tutto "Love Actually", è All you need is love suonato in chiesta, è "Hello, David. I mean sir. Oh, shit, I can't believe I just did that. Oh and now I've gone and said "shit" - twice.". È Keira Knightely che non è bella ma alla fine è bella, è l'aragosta di Natale, è Worse than the total agony of being in love?
Poi è "L'amore non va in vacanza", con Jude Law ubriaco e bellissimo e i maglioni grandissimi a trecce di Cameron Diaz.
È "Il canto di Natale di Topolino", anche se ormai ho una certa età, anche se la voce di Topolino è fastidiosa, anche se vorresti cucire il becco a Scrooge ogni anno, anche se non si riesce mai a capire cosa dice Paperino.
È "The family man" che anch'io voglio tornare indietro nel tempo ma forse no.
È "La Bella e la bestia" che con il Natale non c'entra niente, ma per me fa Natale lo stesso.


Sono in ritardo, ma io comincio oggi.

Ciao mamma leggi bene eh

Tutti consigliano cosa regalare a persone a caso a natale, io invece ho deciso di fare una wish-Cose che mi piacciono e che al 99% non mi comprerò perché sono povera e poi mi vengono i sensi di colpa-list.
Io odio gli orecchini grandi, che pendono, che dondolano, che fanno casino. Ne porto due paia: le perle [sì, le perle, come le nonne, a proposito, è vera la cosa che se si bagnano le perle muoiono? Perché cheppalle toglierle sempre per fare la doccia] e un paio di orecchini di valore quasi-zero di svarowski d'argento, con la pietra quadrata blu, che ora ho portato a "trasformare" in oro bianco perché mi sa che son diventata tipo allergica e non riuscivo più a portarli. Questi sono il compromesso per avere un paio di orecchini che non ingombrano e non sbattono sul collo ma non sono i soliti brillantini.


Ho odiato per anni e anni e anni le borse nere e non ne ho mai avuta una, ma adesso mi serve tantissimo e non posso farne a meno. Come faccio a sopravvivere senza una borsa nera? Forse, se riuscirò a trovarla, una delle prime due arriverà: forse perché il prezzo pieno non lo pago, quindi vorrei la prima ai saldi [ma la troverò in negozio? La troverò sul sito?] mentre per la seconda ci sarebbe l'outlet, che però figurati se lì ci arriva una borsa nera, al massimo la troverò fucsia e viola. In più non ho ancora capito quale preferisco delle due, quindi boh, che faccio, vado al mercato e me ne compro una che ci assomiglia a 50 euro? Ovvio che potendo scegliere, cioè nel mondo che non esiste, la prescelta sarebbe ovvia.


Voglio spendere 600 euro per un giubbotto? Voglio pagare con i miei 600 euro i giubbotti che vengono regalati a blogger più o meno brave/simpatiche? Voglio passare altri tre mesi a congelare? Ma sarà vero che tiene caldissimo che sotto ci potrei mettere le maniche corte anch'io, che a gennaio mi avvolgevo la sciarpa di lana sul busto perché il piumino d'oca non mi bastava?

Un kitchen-aid è per sempre, in fondo sognare non costa niente. Magari potrei mettermelo a tracolla e usarlo come borsa, costa meno della Miss Sicily.


Maglioncini morbidi e un po' pelosi, di tutti i colori [ecco no, magari non rosa porcellino, anche se la foto è tanto carina]: un po' avvitati e da mettere sotto la gonna larga a vita alta o con i pantaloni con la piega e una collana lunga, larghi e morbidi da portare con i jeans stretti anche se quella blogger là dice che io per come son fatta non dovrei portare le cose larghe sopra e i pantaloni stretti sotto.

Necessito di un paio di brogues in vernice nera, queste Miu Miu sarebbero perfette, grazie. Il numero della poste-pay per le donazioni in privato.


Questa la voglio da quando Ephram l'ha regalata a Amy quando sono usciti dal cinema e stavano passeggiando e lei si è specchiata nelle vetrine che sicuramente se fossero stati un paio d'anni più tardi avrebbe fatto una foto al riflesso da postare su Instagram.


Io non l'ho mai usato e mi piace adesso, son tanto sfigata se me lo compro adesso che siete tutte "oh cheppalle Chloé non ne posso più di sentirlo"? Tanto se l'avete cambiato tutte davvero ce l'avrò solo io.


Tanta lana per fare le cose, perché nessuno ci pensa ma alla fine basterebbero 3,50 € e io sarei contenta.

27 anni fuori 65 dentro

Ma perché comprare il pane te lo puoi fare da sola, perché comprare i biscotti con le gocce al cioccolato che prepararli è così bello, fra un po' smetterò di prendere la maschera per capelli dei Provenzali e inizierò a piastricciarmi i capelli di olio e uovo sbattuto e yogurt. No dai, i capelli no, sui capelli non si scherza.
Sabato ho preso in mano una sciarpa di quelle ad anello ma larga da arrotolare un paio di volte intorno al collo. Era grigio melange, da uomo ma mi piaceva e costava poco, stavo già andato alla cassa. Poi l'ho guardata, era liscia e non sembrava difficile da replicare e quindi ho pensato "vabbè, ME LA FACCIO".

Ma che idea geniale, che intraprendenza signori, facciamo un applauso.

A distanza di due giorni sono passata dall'entusiasmo più totale alla depressione e alla repulsione: per fare una sciarpa che vada bene non solo al mio orso di peluche Orso ci vuole tanto tempo, ieri son stata un sacco di ore - una cosa da fissati, veramente - e ho fatto tipo 10 centimetri.


A questo punto già mi ero rotta le palle, mi sa che ho dei problemi nelle relazioni a lungo termine anche quando queste coinvolgono degli oggetti inanimati. Ho deciso quindi di fare delle trecce e mi sono divertita per la novità per circa altri 7-8 centimetri, poi mi sono rotta le balle di nuovo.
La borsina è qua vicino a me, i ferri sono piantati dentro e io non ho voglia.
Solo che ho un problema: la sciarpa non ce l'ho e mi serve, chissà se le foto pucciose su tumblr aiutano.




Altro che uomini, voglio uova e zucchero da sbattere

Non lo so se si può, non lo so se una persona può studiare felice, andare convinta a un'università che le piace, laurearsi nei tempi e con un bel voto e pensare sempre con nostalgia ai tempi delle lezioni e degli esami, e poi BUM, trovarsi a invidiare la cugina 19enne che ha fatto l'alberghiero.
Forse si può.
Svegliarsi felice il venerdì non perché la sera si beve o si va a ballare ma perché prima di andare a letto puoi mettere a lievitare il panetto e la mattina fare il pane, la mattina impastare gli gnocchi per pranzo e il pomeriggio mettere su il dolcetto per la domenica.
Amici e parenti vari che pensando di essere originali ripetono "dovresti aprire una pasticceria" e tu ridi e rispondi "sì ok, dammi i soldi" e poi pensi alla pasticceria vecchia del tuo paese che si potrebbe rifare e ai muffin nelle alzatine e gli ingredienti direttamente in vetrina con l'angolo preparazione dolci a vista e i tavolini piccoli con le sedie uno diverso dall'altro e un separé fatto di scatole di the di latta e poi no, queste cose succedono alle signore che poi leggi sui giornali, e quelle persone non esistono.
Poi pensi che forse no, forse non ce l'avresti fatta a fare solo quello sempre, forse se quello che hai studiato ti piaceva c'è un motivo e forse devi solo trovare il modo di combinare le due cose e forse ancora quello che vuoi non l'hai capito. E forse, forse quello che stai facendo adesso ci si avvicina a quella cosa che ancora non sai cos'è. Forse ci si avvicina un bel po'.


Allora forse in fondo, almeno c'è una cosa che non va così male.

Chi ascolta tutte le canzoni del post vince un premio

Ci sono delle cose che lo sai che non devi fare, perché se inizi è la fine: non guardare 500 days of Summer o rimarrai innamorata di JGL per settimane, non aprire i biscotti Misura al cioccolato perché non ti fermerai fino a che il sacchetto non sarà vuoto, non iniziare a guardare su youtube i provini di The voice e x-factor perché perderai tre ore senza rendertene conto e piangerai tutte le tue lacrime.
Era il 2008 quando una giovane (?) e ingenua (?) Michela scopriva le gioie dello streaming e strani siti web dove uno schermo piccolo piccolo attorniato da tette e culi di simpatiche signorine mostrava le puntate di x-factor UK: cantanti bravi, canzoni belle, i capelli e le fossette di Cheryl Cole [sì, quella che si è fatta un tatuaggio gigante sul culo], SIMON COWELL, che voglio dire, una volta che hai visto Simon Cowell tutti gli altri giudici sono niente. Già i provini sono bellissimi: fazzoletto a portata di mano non solo per le storie strappalacrime ma per chiunque, perché io sono debole di cuore e piango anche solo a vedere le facce emozionate di chi riceve un applauso magari per la prima volta.
Quel primo anno mi sono innamorata.


Come fai a non amare uno sfigato ricciolino e pallido vestito probabilmente da un daltonico, che canta una canzone tristissima con voce da castrato e alla fine si mette anche un po' a piangere? [Matt tu non leggere, ti sto denigrando solo far finta di mantenere un minimo di contegno ma ti amo sempre e piango con te]
Poi quella stagione è finita, Max ha vinto, e io che ormai ero dipendente ho iniziato a esplorare le stagioni precedenti. Quello che Simon definisce il miglior provino di sempre effettivamente gasa un casino anche me, che non sono grande fan delle voci "nere"


X-factor UK è stato un grande amore per un po' d'anni: ho visto nascere gli One directions e li conosco più di quanto mi faccia piacere ammettere, ho voluto un po' bene anche a ragazzi che non hanno la voce da donna [ciao James] e anche a qualche ragazzetta con i capelli ipnotici [solo per mostrare che non mi piacciono solo i ragazzi giovani e carini]


Purtroppo come tutti i grandi amori x-factor UK mi ha stancato [che visione estremamente romantica della vita, no?], quasi in coincidenza con l'addio di Simon Cowell che se n'è andato a insegnare agli americani a fare i talent show. La versione US di x-factor purtroppo non è altrettanto bella ma è una tamarrata che piuttosto mi guardo i provini della versione bulgara: se io dico "cheeen liiii tulibudibudatiuuuu" e tu non capisci mi spiace, non possiamo essere amici.

In astinenza mi sono fiondata su The voice, e il secondo amore ora è diventato primo. Avete presente The voice Italia? Ecco, tutta un'altra roba. Il giudice "vecchio" non è Raffaella Carrà, il giudice vecchio è Tom Jones che per fare il figo di fronte agli altri parla di quella volta che ha cantato con Elvis e Nina Simone, mica con Loretta Goggi. The voice è fighissimo: i concorrenti sono già selezionati quindi gli scarsi non ci sono, i giudici cantano un sacco anche loro e in questo caso è bella anche la versione US, dove c'è l'oggettivamente brutto che però fa tanto mmmmh Adam Levine che litiga-scherza sempre con il cantante country e se uno riesce a interpretare i suoni della parlata del sud degli Stati Uniti è anche divertente, oltre a quella inutilona di Cristina Aguilera che da versione Miss Piggy è passata alla versione gatta morta.
L'amore ricade su un ragazzetto emaciato con i capelli alla cazzo 


Ma anche su gente un po' stramba con capelli dai colori improbabili 



Che poi c'è da dire anche una cosa bella, c'è gente tra questi che vince o non vince, ma fa anche delle canzoni belle che poi ti scarichi le canzoni e alla fine te lo dimentichi, che vengono da un talent show. Non come Alessandra Amoroso, ecco.


Uh ocio, mi si sono scaricate le puntate nuove, addio.

PS: Come volevasi dimostrare, ho iniziato a scrivere questo post alle 9:47 e poi mi sono persa a riguardare video.
PPS: Tutti quelli che mi piacciono sono magri e pallidi, quasi biondi, con gli occhi chiari e la chitarra. Boh.

Carinocarinocarino. Carino.

Sono una femmina. Ah, sì, ma va? Si era capito spero.
E in quanto femmina sono debole e sensibile alle cose carine. Ancora peggio sono estremamente influenzabile, da chiunque anche dalla gente che mi piace poco.
Il mio cervello funziona male: le fissazioni altrui le faccio mie e questa cosa succede in modo sistematico.
Era qualche mese fa che ho sentito parlare di una crema 1000 usi e si è accesa subito la lampadina: 1000 usi? Una crema? Io odio le creme, sono pigra, non ho voglia di metterle, non ho voglia di riempirmi di duecento boccette che non finiscono mai. La marca è Be Chic, cos'è Be Chic? Sarà una cosa gne gne che non mi piace, sicuro. Però una crema con tanti usi non è perfetta? E la confezione è carina, il carattere è diverso dagli altri, c'è una storia raccontata sulla confezione, posso riutilizzare la scatola per allenarmi a finire su Sepolti in casa: barattoli e scatole edition. E quindi la compro.
Ma vogliamo non comprare anche quella per il viso? Ma vogliamo non comprare lo scrub?
Sono tutte così carine. Carine carine carine.
E poi la scatola è perfetta per metterci dentro i braccialetti e quella piccola per gli anelli. Se una crema non ha una scatola carina che puoi riutilizzare, cioè, chi la vuole. È il 2013 dio mio.
Ma la cipria? Parliamo della cipria? La scatolina è rosa cipria e nera, il carattere è sempre lui, e dentro c'è il piumino. IL PIUMINO.
   


In pratica manca poco e arrivo ad avere tutta la linea. 
La cosa spettacolare è che tutto funziona, e non è mica facile trovare una cosa che sia bella e allo stesso tempo funzioni davvero: la crema corpo ha un buon profumo, si assorbe subito e non unge ed è buona anche come dopo sole (c'è scritto di metterla anche sui capelli ma non so se sono pronta a tanta avanguardia), la crema della buona notte è bella cicciona, la metto la sera e la mattina ho il viso superliscio e morbido, lo scrub -sono alla seconda scatola - è delicato, ha un profumo buonissimo ed è talmente morbido che ogni volta mi viene voglia di assaggiarlo, la cipria è trasparente, non sbrilluccicisa e fa quello che una cipria deve fare. Ed è così cariiiina.

Quante volte ho scritto "carina"? 
Ciao. Mic, la schiava del packaging.

Piccoli sistemi di aiuto-aiuto

Per le persone paurose, quelle che si fanno mille problemi per tutto, quelle che devo pensare e programmare fino al più piccolo dettaglio e di tutto questo non dicono niente a nessuno perché oltre ad essere imparanoiate sono anche superstiziose quindi tacciono per paura che vada tutto a rotoli.
Per le persone come me.

Ho trovato un piccolo aiuto. Quando sto per partire per uno dei miei trip mentali penso alla ceretta, quella ceretta.
Il paragone regge bene: prima tanta paura, ore, giorni e a volte settimane a pensarci e stare male, durante se va bene non senti niente oppure sei un po' destabilizzato, se ti va male senti un po' di dolore che però dopo tre secondi passa. E poi, poi stai bene, e vorresti averlo fatto prima senza pensarci tanto.

Io faccio così.
Per cinque minuti va meglio.


E liberaci dai carboidrati, amen

È successa questa cosa strana ultimamente, ho notato che se mangio meglio, perdo peso.

Eh brava 10 e lode, hai scoperto l'America.

Ma invece non è ovvio perché non è sempre stato così. Ho passato anni a fare diete a singhiozzo una settimana sì - non cambia niente, cosa sto facendo la dieta a fare - una settimana no. Tre giorni sì due giorni no. Nei periodi di massimo scoraggiamento ho fatto anche un giorno sì uno no o la mattina sì e il pomeriggio no.

Invece adesso, sarà forse l'eliminazione del lattosio e quindi di metà della roba che ho sempre mangiato in abbondanza, sarà un fattore di testa, sarà che BOH, comunque se mangio bene la bilancia lo segna.
Quasi mi viene quasi da chiamarla amica la mia bilancia: mi peso ventordici volte al giorno e ho comprato una bilancia seria di quelle con i numerini (a righe verde petrolio, è bellissima) per essere più precisa. Ogni tanto mi peso, faccio pipì e mi peso di nuovo. Non è una cavolata eh, una volta ho fatto mezzo kg di pipì.

La settimana scorsa ho fatto un esperimento e ho eliminato i carboidrati: da lunedì niente pasta-pane-patate e il venerdì alle 7 la bilancia segnava -1,6 kg. È stato meno difficile del previsto in realtà, dovendo tornare a lavoro è più semplice non mangiare schifezze a pranzo, e il culo ha voluto che la cena che ho trovato a casa la sera mi fosse amica.

Ma sono stronzi i carboidrati, quei maledetti. Il primo giorno senti il profumino del pane alle noci e della focaccia e passi, il secondo giorno lo noti un po' meno e così via, ti senti un po' liberata e dopo pochi giorni pensi di essere guarita. Poi però fai l'errore, dopo una settimana decidi che puoi concederti un pezzetto di pane che non muore nessuno e non appena metti in bocca quei due cm quadrati di bontà ti trasformi in un Renton in crisi d'astinenza che vomita nel suo letto e immagini piccole pagnotte croccanti che camminano a testa in giù sul soffitto mentre sussurri con voce da Gollum Il mio tessssoro quando tua madre ti prende mezzo pezzo del tuo pane.

Andiamo a mangiare al ristorante, ma al sacco

La settimana scorsa per una volta mi sono dovuta portare il pranzo a lavoro, e mi è piaciuto un casino.

Quando lavoro, vado a mangiare in un ristorante self service, il menù è quasi uguale tutti i giorni ma si può scegliere, io ho un po' meno scelta perché burro, latte e formaggio sono infilati ovunque. In più sono anche un po' una rompiballe, quindi va a finire che mangio più o meno sempre le stesse cose. Non pago [non mi è chiaro se il costo del pasto viene scalato direttamente dalla busta paga, in questo caso vabbè, pago comunque molto poco] e questo mi trattiene dal fare un giorno al wok, uno al Mcdonald's, uno al sushi e uno da Panino giusto. Forse anche perché per andare ogni giorno fuori a pranzo mi servirebbe un altro stipendio, ok.

Dicevo che mi sono portata via il pranzo, e ho usato una vecchia scatolina di plastica col coperchio ermetico, che usava mio papà per portarsi il pranzo a lavoro. È stato un pranzo un po' triste, perché la sera prima non ho potuto fare la spesa e comprarmi qualcosa di particolare e sono finita a lessare carote e piselli e due uova. Anche la scatolina era triste.

Poi, giusto qualche giorno dopo, in un negozio ho visto una Monbento, ed è stato amore a prima vista.

Se avessi avuto questo contenitore, il mio pranzo sarebbe stato molto più bello: avrei potuto dividere carote e piselli, cuocere le uova e farle diventare quadrate per inserirle nel contenitore, aggiungere un paio di biscotti e frutta già tagliata e sbucciata. Ci sono anche delle posate superpiatte che stanno tra i due ripiani e una bustina di sicurezza dove inserire il tutto, anche se le chiusure sono già ermetiche.

Sul web è tutta una comunità: cerchi "monbento" su google e ti escono mille pranzi di pollo, polpette, riso e verdure tutte tagliate e incastrate perfettamente tra loro, dolci preparati su misura direttamente nelle formine apposite, salse da mettere nei miniportasalse a forma di maialino o panda. Essendo di origine giapponese ti ritrovi anche un casino di sushi, le bacchette al posto delle posate e le fette di pane a faccina di Hello Kitty, ma è tutto così colorato, piccolo e portatile che credo di essere pronta a mettermi a prepararla ogni sera.


Sapere che domani mi aspetta il solito piatto di prosciutto crudo/cotto e insalatina e sapere che non avrò il pane a forma di orsetto è troppo troppo triste.
Boh, io me la compro lo stesso, vuoi che non facciano prima o poi un altro sciopero che mi costringe a portarmi il pranzo da casa?

La chiamavano signorina Rottermeyer

Quando sei molto miope, gli occhiali sono allo stesso tempo una cosa importante e un dettaglio trascurabile. Si direbbe che uno che ne ha bisogno dovrebbe essere fissato degli occhiali, e magari qualcuno c'è, ma io no: io odio gli occhiali. Non odio gli occhiali in generale, gli occhiali sono belli, ad alcune persone stanno bene [di solito ai belli: un ragazzo da 8 con gli occhiali diventa da 10] ma quando hai delle lenti che sembrano fondi di bottiglia e occhiali che fanno effetto rag. Filini arrivi a non sopportarli, a scegliere montature che si notino il meno possibile, a vivere di lenti a contatto.
Io ho avuto per 20 anni montature tutte uguali e banali: se escludiamo il modello rotondo in ferro da Harry Potter delle elementari ho avuto rettangolare trasparente, rettangolare blu, rettangolare fucsia [una botta di vita idiota], rettangolare nero.
Cosa mi è preso la settimana scorsa non lo so, forse mi sono stufata di vedermi sempre uguale [centrerà qualcosa questa voglia di capelli rossi e frangia?] fatto sta che mi sono ritrovata a provare occhiali strani, colorati, GRANDI. Non esistono più occhiali piccoli, se non vuoi il classico modello da nerd con le lenti giganti quadrate puoi ripiegare solo sugli occhiali senza montatura da Michele Zarrillo. E quello delle lenti grandi è un problema che solo un miope vero può capire.
Alla fine li ho scelti, ho cambiato idea e li ho riscelti, mi sono pentita e poi forse no. Mi guardo e mi sento un po' Zooey, un po' la giappo-cinese-coreana di Unemployed e un po' una scema. Cerco su google bang+glasses sognando di essere la metà figa delle tipe che trovo.


Alla fine mi ci devo solo abituare, non credo che abbandonerò le lenti a contatto usando gli occhiali per andare in posti che non siano il supermercato, ma di certo adesso mi serve la frangia.




E un sistema valido e a prova di impedite per farmi i capelli di Pandora.

Storia di un amore

Ma voi eravate a conoscenza dell'esistenza di quest'arnese magico chiamato sparabiscotti? Perché io no, e da quando l'ho vista per la prima volta ho incontrato solo gente che "ah sì, ma io ce l'ho da ANNI". Che poi son sempre quelli che quando hai male un ginocchio son tre giorni che hanno male la gamba da amputarsela.

Quindi, ci ho girato un po' attorno e alla fine l'ho presa, perché sono una persona debole di cuore e non potevo più farne a meno.
Voglio dire, io non posso mangiare il 99% dei biscotti che si trovano al supermercato e dovrebbe essere proibito per una persona vivere senza biscotti: è un bene essenziale, dovrebbe passarlo la mutua. Senza contare che se per una volta hai culo e dentro la scatola non trovi il color giallo canarino è anche utile per fare delle foto bellissime su Instagram.


Dunque. Il primo tentativo è andato malino perché io ho voluto fare la spavalda e usare una ricetta a caso, mentre devi usare ricette particolari perché se l'impasto è troppo duro non esce ma se è troppo mollo non si stacca dalla pistola e altre menate del genere. 
Oggi il nostro amore è stato portato a compimento, al secondo tentativo ce l'ho fatta, usando questa ricetta, e mi sono usciti dei fiorellini e dei cuoricini e dei quadrifogli bellissimi.


Io non lo so come facevo a vivere senza, e come fate voi.

Qui almeno, non costa niente

È bello prendere uno stipendio che si chiama stipendio e non rimborso spese. Ti ci puoi comprare le cose con lo stipendio, tipo il giubbino in pelle blu che è bellissimo anche se ha le maniche scomode, gli stivali neri, gli abbonamenti del treno e la benzina e le ricariche, le lenti a contatto e il mascara, le coche cole Haribo e il latte di soia.
E poi sogni tutte le cose che ti potrai comprare in futuro, tipo il divano grigio in stoffa con il coso ad angolo e tanti cuscini in tinta, il tappeto peloso sempre grigio, venti quadri da appendere sulla parete di fronte al divano tutto intorno alla tv. Una libreria dove mettere i libri divisi per colore, magari con la vetrinetta tipo il mobile che aveva la nonna, ma da lasciare sempre aperta.
E poi la cucina con le piastrelle piccoline a tema, tutti i mestoli e attrezzi appesi fuori e il coso per far asciugare i piatti accanto al lavandino, perché quello sopra dentro al mobile non mi piace. Le tovagliette all'americana perché poi tanto non hai voglia di apparecchiare normale per mangiare da sola e un sacco di tazze giganti per bere il the e alzatine per i muffin e scatole in latta per i biscotti e il porta salviettine da tavola calda americana di Maison du Monde. E la dispensa con le mensole aperte come quella azzurra nell'appartamento di Monica e Rachel dove c'erano sempre in primo piano la pasta Barilla e le Pringles.
E poi la domenica pomeriggio mettere su una commedia romantica e intanto preparare la crema di carote e di zucchine e di zucca e di piselli da congelare per le cene della settimana, e un'infornata di biscotti da mettere nel cassetto a lavoro per gli attacchi di fame.
E poi invitare tutto il mondo a vedere 500 days of Summer e poi provare insieme a fare il sushi e fare shopping on line e poi...

La notte è oscura e piena di UFFA

L'ho iniziato.
L'ultimo libro del Trono di spade. E sono già triste.

Quando inizi una storia fatta da 12 o 13 libri - non lo so, ho perso il conto - non ci pensi che prima o poi finirà.
Lo sai, nessun libro è infinito, però è una cosa talmente lontana che ti pare non esistere. Invece poi è un attimo, i mesi passano e senza accorgertene hai fatto fuori un libro dopo l'altro e le ultima 400 pagine ti sembrano niente.

Ho rallentato un po', sto anche pensando di lasciarlo lì e riprenderlo quando Giorgio farà uscire il prossimo, se solo non avessi visto vari commenti sconvolti "oooh non sai cosa succede nell'ultimo libro" e se non fossi curiosa come un bambino di 4 anni. Peccato che no, non ce la posso fare.

Tyrion, Jon, arrivo.

Se questo è un cambiamento

Penso e rimugino e vorrei cambiare colore di capelli, sto pensando di farmi rossa, ma rossa scura scura quasi viola. Una cosa che capisco solo io, cioè una cosa che aiuto-paura, anche considerato che non mai mai mai fatto niente al colore dei miei capelli.

Mia madre, quando le ho chiesto come faccio a farmi rossa, ha risposto nell'ordine:
- Ma cosa vuoi farti rossa.
- Non sai che i colori scuri invecchiano.
- Cosa ti fai rossa che sei quasi bionda.
- Piuttosto fatti i colpi di sole.
Porina, stamattina deve aver sniffato il Pronto anti-polvere.

Alla fine non farò niente, perché con i miei capelli ho un rapporto tutto particolare fatto sostanzialmente di TERRORE PURO E DURO, e non troverò mai il coraggio nemmeno di provare un riflessante.

Nel frattempo cerco di cambiare il template del blog che è più facile e meno radicale, e soprattutto ho salvato il template di prima quindi se capisco di aver fatto una cavolata sto un attimo a rimetterlo.
Che io sia totalmente incapace è un dettaglio, e infatti ci vado dietro da due ore e boh, in pratica è uguale a prima.

Ma che fatica fare spinning

È una faticaccia andare in palestra.
Arrivi in spogliatoio che ti devi cambiare e inizia la lotta per trovare un posto dove appoggiare la borsa, fare a gara con quelle del corso di Zumba sembra facile ma non lo è, quelle ballano e sono sorridenti e esaltate, e non è che puoi semplicemente tirar loro la bici in testa.

Poi te ne vai a morire nella saletta di spinning, dove già spostare una bici da 100 kg è complicato. E iniziano i 45 minuti di sudore morte e musica tamarrissima: corri veloce veloce, aumenta, chiudi, scatto, su il culo, giù il culo, scatto con su il culo, recupera ma sempre pedalando. E poi giusto quei 150-200 addominali tutti di seguito perché sennò non è un allenamento completo.
Però il maestro Diego c'ha due braccia che quando pedala tutto in tensione e lucido di sudore ciao proprio. Altro che correre a testa bassa.

Te ne torni in spogliatoio che pensi che il peggio sia passato e invece no, per niente.
E togli la maglia ma tira in dentro la pancia, e togli i pantaloni ma da seduta che poi ti guardano e hai il culo grosso. "E saro depilata bene? Oddio che mutande ho messo stamattina spero di non avere quelle della nonna da ciclo". Metti l'accappatoio e vai dalle docce facendo uno scatto per arrivare alla doccia più vicina agli attaccapanni. Togli mutande e reggiseno sotto la doccia e allunghi il braccio fuori dalla tendina per metterli in tasca dell'accappatoio, il tutto cercando di toccare il meno possibile della tenda perché brrr che schifo. Poi ti lavi, che dovrebbe essere il momento rilassante, ma devi stare attenta a non bagnarti i capelli che li laverai dopo a casa che sennò per asciugarli devi far chiudere la palestra alle 11, e non fare movimenti strani che le docce sono un po' trasparenti e ti si vede, e aspetta che le altre finiscano per uscire per ultima e non farti vedere.
Asciugarsi poi, fosse facile, un modo elegante non esiste. Praticamente ti strofini le braccia e la pancia e aspetti 10 minuti che l'acqua evapori da sé.
Arriva finalmente il momento di mettere le mutande [QUANDO NON TE LE SEI DIMENTICATA A CASA] ed è allora che comprendi l'utilità dello stretching-pilates che Diego ti fa fare alla fine delle lezioni: infilarsi le mutande con l'accappatoio addosso. Tira su un po' da una parte, tira su un po' dall'altra, il tutto reso complicato dalla pelle umida. In pratica messe le mutande sei talmente sudata che serve un'altra doccia. E manca ancora il reggiseno che però è tutta una questione di rapidità: girati verso il muro-togli l'accappatoio-metti il reggiseno.
Il più a questo punto è fatto. Restano delle piccole questioni logistiche come asciugarsi i piedi per mettere i calzini senza finire con il culo per terra, ma dopo tutta sta fatica sono dettagli.

Ecco. Questo è solo uno dei tanti motivi per cui a volte preferirei essere un uomo, che tanto lo so che loro girano tranquilli per lo spogliatoio facendo l'elicottero.
Oppure vorrei essere capelli-gialli ex capelli-viola, che non ha problemi a spogliarsi completamente e anzi, ama intrattenere conversazioni con le altre ragazze mentre si spalma ovunque di olio Nivea mostrando le varie pettinature stagionali della sua patatina.

Chissà cosa c'è stasera per cena

Sono in treno ed è stracolmo, la gente si ferma in piedi vicino alle porte e vaglielo a spiegare che se si fermano là gli altri non salgono. I soliti intelligenti ed educati occupano un posto con la borsa o addirittura due con la valigia, ma non meritano le mie parole, per loro solo un'occhiata lunga giusto poco più del normale, giusto per fargli spostare la borsa ma non per me, io passo avanti.
Mi sento sempre una scema con gli occhiali da sole quando fa freddo, anche se c'è il sole e ce li hanno tutti.
C'è quel ragazzo carino più indietro, la versione bella di Adam Levine che però si mette le felpe e i jeans risvoltati come avesse 16 anni e non 30.
Forse domani metto la gonna, se le calze riescono a nascondermi la pancetta di questi giorni, se non ho rotto tutte le calze dell'inverno scorso, se gli stivali nuovi vanno bene con il nero, se non fa troppo freddo con il trench.
Vado a casa e mi devo lavare i capelli e devo ricordarmi di non usare la spazzola così mi escono mossi e carini, ma non so se sono ispirata a farmi la maschera.
Poi una puntata di Dexter e a letto, oppure vado avanti con il Trono di spade, che ommioddio cos' ho letto stamattina.
Chissà cosa c'è stasera per cena.

Di canzoni bellissime e deficienti

Sto odiando la radio in questo ultimo periodo: parlano parlano parlano fanno pubblicità e ogni tanto, quando si ricordano mettono una canzone. La maggior parte poi, mettono canzoni brutte, che dei tizi di Amici e X-factor e Ligabue-Jovanotti non se ne può più. Magari ti piace anche ascoltarli perché son simpatici, tipo La Pina e Diego, però poi mettono musica orribile, appunto. Quelli che mettono musica bella invece sono odiosi, ciao Tropical pizza.
E quindi io mi faccio i cd, come una volta, come gli innamorati, mi faccio le playlist e le metto in macchina, ognuna con un titolo diverso: c'è il cd Depre, anni 80, quello scemo, quello serio e la discografia degli Oasis, quella non si divide in playlist.
In questi giorni ho riscoperto il cd scemo di qualche anno fa, e quindi la mattina mi si può vedere mentre aspetto in macchina in stazione cantando e ballando da seduta Katy Perry e Bruno Mars.
Questo ascolto profondo e ripetitivo dello stesso cd mi ha portato a capire una cosa: ebbene sì, le canzoni in inglese sono tanto brutte quanto le italiane. Katy Perry non è più profonda di Arisa, Sole cuore amore non è più stupida di Not fair di Lily Allen, canzone che canto ossessivamente da una settimana, e ormai sono coinvolta con i problemi della povera Lily, che ha trovato l'uomo perfetto ma ha i dubbi perché lui non è bravo a letto.

It'not fair, and I think you're really mean, I think you're really mean, I think you're really mean.

Se fosse in italiano lo odierei, invece lo amo lo amo lo amo. E amo anche te, ti prego Lily, torna.

Atti di barbarie sono stati compiuti

Che usanza barbara, quella di tagliare i capelli.
La professione dei tagliacapelli dovrebbe essere messa fuori legge. I ladri e i truffatori li arrestiamo, e i tagliacapelli no? Non va bene.

A pensarci bene c'è qualcosa di strano, dai: di solito tu entri in un negozio, scegli, paghi ed esci con qualcosa in mano, qualcosa di tangibile. In questo caso tu entri in un negozio, scegli, paghi ed esci con qualcosa in meno. QUALCOSA CHE NON TORNA AMICI.

Io non ce l'ho con i tagliacapelli, eh, per carità poverini, è l'atto in sé che non funziona proprio: il tagliacapelli può essere anche il più bravo e simpatico del mondo [ciao Demetrio], può fare esattamente quello che dici, può tagliare esattamente i centimetri che chiedi, ma ti starà sempre e comunque tagliando dei capelli. E tagliare i capelli è male, brutto, via, sciò.

E poi tutto è il rituale ad essere irrispettoso, per esempio tutte quelle domande personali e difficili:
* "Quando hai lavato i capelli l'ultima volta?" E poi? Vuoi anche sapere quanto peso e quanti biscotti Misura ho mangiato come spuntino anche se ho detto che ero a dieta?
* "Quanto tagliamo?" Ma se io ti chiedessi di scegliere tra i tuoi figli, sarebbe corretto?

Voglio dire, se perfino i Dothraki si tagliano i capelli solo quando vengono sconfitti.
E loro sono considerati dei selvaggi.

"There's not such thing as love, it's fantasy"


Forse ho già parlato di quanto mi piace 500 days of Summer.
Ok, potrei parlare di quanto lo amo.
Va bene va bene, credo di essere un po' fissata.
Un po'.
Diciamo che lo potrei sapere a memoria.

Razionalizziamo.
Perché mi piace tanto? Perché vorrei viverci dentro, vorrei il coraggio di Summer di vivere come vuole, vorrei un Tom che assomigliasse a Tom e ragionasse come Tom e ascoltasse la musica di Tom, vorrei una casa incasinata come quella di Summer e passare i pomeriggi all'Ikea a far finta di guardare la tv e vedere se i rubinetti funzionano.

L'amico all'inizio dice "but you should know, this is not a love story", ma non è vero. Sarò l'unica al mondo, ma per me è una storia d'amore, finisce bene e no, SUMMER NON È UNA STRONZA E TOM NON È UN SANTO.

* Perché Summer non è una stronza: perché lo dice fin dall'inizio che lei non vuole una storia seria. Vuole divertirsi, stare bene e non pensare al domani. Lo fanno tutti, scrivere/uscire con una persona anche se non ci interessa tantissimo solo perché non c'è nessun altro. E io mi ci vedo, mi vedo in una che dice "There's not such thing as love, it's fantasy" perché sono disillusa e non ci credo più, ma rimango comunque una scema, che almeno in minima parte ci crede.

* Perché Tom non è un santo: perché se ne frega degli avvertimenti di lei, pensa comunque di farla innamorare e la idealizza decidendo che lei è quello che lui vuole, e non quello che lei è. Tom, se quando lei ti chiede se ti va bene tutta la storia del senza impegno le dici "no io ti amo alla follia e voglio avere tanti piccoli Tommini e Summerine" basta, il film non si faceva.

* Perché è una storia d'amore: perché sono pochi quelli che incontrano la proprio anima gemella a 13 anni sui banchi delle medie, perché le persone vivono e cambiano (poco, ma cambiano) e poi magari, forse, incontrano la persona "giusta". Perché finisce bene: lei alla fine incontra quello che "-I just woke up one day and I knew. -Knew what? -What I was never sure of with you" e lui trova la sua Autumn, che vabbè, per me con Zooey non è neanche da paragonare, ma ad una persona meno normale sembrerà molto più gnocca.

E quindi no, io guardo 500 days of Summer e piango e rido insieme, dico le battute al posto degli attori e ballo sulla musica e torno indietro a guardare le mie scene preferite tre volte. E alla fine non sono triste, perché se io sono Summer all'inizio, forse un giorno sarò Summer alla fine.

Mai, mai mi convincerete che Summer è stronza.

I'm fine, thanks

Cercare conferme sempre. Cercare conferme ovunque. 
A volte però bisogna imparare a darsele da soli, fosse anche solo una frasetta da leggere quando prendi in mano il telefono.
Magari funziona.

Piante e animali

Sai perché gli animali si chiamano animali? Perché sono animati, perché si muovono. E sai perché le piante si chiamano piante? Perché sono piantate, ferme, immobili.
Ecco, a volte, tu mi fai sentire una pianta.
Andando a memoria era più o meno così. È un dialogo di Underemployed, un telefilm con 4-5 post-graduated alle prese con vari casini dopo la laurea. Loro hanno 20-21-2x anni e io un po' di più, ma mi ci vedo lo stesso e li guardo e sarà stupido, ma mi danno un po' di forza e un po' di voglia di fare.

Io sono una pianta.
Lo sono sempre stata e lo sarò sempre, anche se vorrei essere un animale e guardo con ammirazione e invidia gli animali, ma non sono cambiata fino ad ora e non credo che riuscirò mai a cambiare.
A dire il vero, nell'ultimo periodo un po' mi sono mossa ed è stato bello, quindi ora sono in un periodo di de-compressione.
Non so come fanno, non so come fate, a fare qualcosa ogni giorno ogni ora ogni minuto. Io faccio le cose e poi ho bisogno del nulla per un po' di tempo: mezza giornata, non dieci minuti.
Ora sono in un periodo di decompressione, per un paio di giorni. Ricarico le batterie per la full-immersion di cose da fare che mi aspetta nelle prossime settimane.

Sono fatta così, purtroppo.
Me lo diceva sempre un mio ex, e lo odiavo. L'ho mollato perché era "fatto così".

Di mare e di culi, principalmente

Una settimana al mare mi è servita.

Mi è servita a capire che esistono molti più culi grossi che culi magri e che i culi belli tra i culi magri sono l'1%, che la brasiliana sta bene anche a chi ha qualche chilo di più e il perizoma fa schifo anche sulle taglia 40.

Mi è servita ad abbronzarmi, non ero così scura dal 1994. E ho deciso che quest'inverno mi faccio le lampade perché mi piaccio abbronzata ma poi ho deciso no che schifo le lampade che fanno venire la pelle cadente e insomma boh.

Mi è servita a capire che la pastiglia da prendere prima di mangiare cose contenenti lattosio NON FUNZIONA o almeno non funziona con me e con le brioche, che pure dovrebbero avere un niente di burro. Però ho trovato due gelaterie con gelato di riso e di soia [un solo gusto tipo fiordilatte, ma vabbè, piuttosto di niente].

Mi è servita a finire l'ennesimo libro del Trono di Spade e a capire che sono stupida perché ogni volta che ne finisco uno tra le varie edizioni ci metto quattro ore a capire qual è il successivo. Ho anche deciso che gli sceneggiatori sono degli spaccapalle perché cambiano cose inutili non si sa per quale motivo, e che se Jon Snow ha 15 anni io sono Melissa Satta.

Ho capito che vivrei molto bene in vacanza perenne: fare colazione sul terrazzo guardando il mare, passeggiata per andare a comprare il giornale, leggere sotto il sole, pranzo leggero e sonnellino e poi di nuovo al sole, spritz e cena fuori e passeggiata di nuovo MA a patto di avere: 1. letto comodo come quello di casa 2. condizionatore che funziona per dormire bene 3. casa insonorizzata per non dover ascoltare il baretto sotto casa che canta O sole mio tutta la notte.

Mi è servita alla fine, a capire che da oggi dieta.
Perché a prepararsi alla prova costume prima di andare al mare son capaci tutti.

Game of thrones, ci sono arrivata anch'io

Prison break è stato amore al secondo episodio.
Lost al quinto.
Fringe alla fine della prima serie.
Game of thrones è stato affetto alla nona puntata della terza serie. Una valle di lacrime e un "minchia questi sì che hanno coraggio". Non è stato amore a prima vista e ancora non lo è, ma ho l'impressione che lo sarà, presto.


Siamo tutti pecorelle, sì anche tu, hipster dei miei stivali

Ho fatto Marketing e comunicazione, ho studiato su libri che spiegano la psicologia dei consumi e ho ne ho letti per conto mio altri, come "Il punto critico" di Gladwell, pieni di storielle ed esempi che ti spiegano come succede che un autore sconosciuto diventi best-seller, perché una storia raccontata da una persona genera una reazione e raccontata da un'altra genera il nulla, come mai in un particolare momento un paio di scarpe e non un altro diventino "di moda".
E però continuo a non capire.
Mi guardo in giro e non capisco, come fino a un paio d'anni fa nessuno osasse mettersi al collo delle patacche di pietre colorate ed ora i negozi e le nostre case siano piene di statement neckalace, che da sempre il bianco fosse il colore più sfigato per le macchine ed ora tra le macchine nuove 8/10 sono bianche, che l'anno scorso ho comprato lo smalto bianco e mi hanno preso in giro dicendomi che sembrava scolorina, e quest'anno tutte con lo smalto bianco.
È inquietante.
Mi fa pensare a scenari apocalittici fatti di burattini con i fili nel cervello che fanno le cose perché le fanno tutti.

Però intanto mi viene voglia di mangiare da Mcdonald's perché tutti mangiano da Mcdonald's, anche se sono passati 15 anni dall'ultima volta che ci sono andata. Vorrei la Coca cola con il mio nome, e a me neanche piace la Coca cola. Oggi sono andata da Zara e ho preso in mano la gonna-shorts che si vede ovunque, nonostante la vocina nel cervello proveniente dalle mie cosce mi sussurrasse che non era il caso. Ho comprato la crema 1000 usi Be chic perché l'avevo visto da qualcuno. Ogni anno l'agendina Moleskine perché fa figo.

E se in realtà Jude Law fosse brutto, ma la persona giusta al momento giusto avesse dichiarato che è bello e quindi ora tutte le andiamo dietro?

Vergognarsi un po'

Il progetto "Michela inizia a vestirsi come una persona grande" ha subito una brusca accelerata dall'inizio dell'anno, soprattutto perché ho perso un po' di kg e due taglie pantaloni, e con la scusa di questo "lavoro" iniziato a gennaio, ho comprato molto più di quanto io solita fare e ho cercato di comprare bene. Io di solito parlo molto, guardo molto, vado anche molto a negozi ma compro poco, sia perché sono tirchia di mio, sia perché non essendo indipendente mi sento in colpa a comprare cose che non mi servono veramente, e diciamo la verità, quando compriamo, niente ci serve veramente. Se dimagrite però, le cose vi servono. Ecco.
L'obiettivo era abbandonare la combinazione maglietta scema-jeans-converse-cardigan lungo di Zara di cui abbiamo una diapositiva e i vari look da 15enne.

Questi cardigan con i bottoncini sulle maniche sono la rovina della nostra generazione: chi è che non ce l'ha nero-grigio-blu-beige nell'armadio? E la versione con le toppe? Secondo me da Zara ci risollevano il bilancio. Per non parlare della versione hipster-boscaiola, roba che manca solo la reflex a tracolla.

Un po' alla volta però le cose sono migliorate, il primo passo è che ho iniziato a non comprare più jeans: ora ne ho solo un paio. Cioè, gli altri pantaloni che ho sono comunque skinny eh, mica ho fatto così tanti progressi, ma almeno ho variato i colori. E ho scoperto anche che quando metto i jeans sembro più grassa, ecco. Ho iniziato però a sostituire le amate Converse con le amate stringate-derby-brogues come minchia volete chiamarle, insomma queste qui che fanno tanto wannabe Sienna Miller.

Ho smesso con le magliette sceme e iniziato con le camicie, il che vuol dire che ho iniziato a vestirmi come un maschietto, ma a me piace da morire vestirmi come un maschietto.

La via che porta all'indipendenza dai cardigan però è dura, e io ho [fortunatamente] perso kg solo sotto, quindi non ho ancora dovuto abbandonare la mia collezione di colori, per fortuna o purtroppo. Questa, è la mia camicia preferita: 100% poliestere, il goccio di femminilità dato dalle due righine di pizzo è compensata dal colletto alla coreana allacciato fino al collo, che fa molto suorina, e infatti questa foto è stata rinominata suora.jpg.

Magri tentativi di sostituirli sono stati fatti con il giubbino in jeans che avevo alle medie, accuratamente modificato-strappato-borchiato da me medesima, e che ora è il mio fedele compagno di viaggio in queste fresche mattine estive. Ciao Zara, col cacchio che spendo 40 euro per il tuo giubbino, il mio è più bello.
Oh e guarda, ho anche iniziato a mettere le collane da femmine: sia quelle gigantobese e colorate, sia quelle piccine e sottili.

Coi tacchi ci ho provato, giuro, va che belle ste cosine che sono addirittura stampata e vedi sopra quanto a me piacciano le stampe. Purtroppo, non sono andata più in là del camerino, ma per tipo 2 minuti le ho tenute addosso. Magari prima o poi riuscirò anche a eliminare le ballerine.

La strada è lunga e tortuosa, le ricadute ci sono e a volte infatti mi ritrovo vestita come la peggio barbona con una maglietta che dice b-happy mentre io ho una faccia da funerale o con talmente tanti strati che ti viene da dirti ma perché.

La maggior parte dei fantastici esperimenti però mi escono quando sono obbligata. I 30 e passa gradi della settimana scorsa e un ufficio con aria condizionata rotta mi hanno costretto a pensare a soluzioni alternative rispetto ai miei adorati skinny che probabilmente mi si sarebbero completamente fusi alla pelle. Udite udite, ho comprato una gonna e l'ho anche messa. Mentre mi vestivo, i miei familiari venivano in pellegrinaggio in camera mia per vedere dal vivo il grande evento, io mi sono vergognata un casino e mi sono incazzata perché è come uno che ha il naso gigante e tu vai gli a fissargli il naso insomma non è proprio carino. Mi sono sentita osservatissima per tutta la giornata ma ce l'ho fatta, sono uscita vincitrice, e adesso pubblico anche la foto perché la veda il mondo intero [seh]. Probabilmente la pazzia, poi, mi ha spinto ad uscire di casa con questi pantaloni della tuta di Tezenis, pagati tipo 9 euro in saldo tipo 5 anni fa, antisesso perché hanno il cavallo il basso e sformati con il segno delle ginocchia. Non li avevo mai messi fuori di casa ma con questi 30 euro tra pantaloni e canotta mi sono sentita figa come non mai.

Quest'ultima foto si chiama fico.jpg.
Adesso la stampo e l'appendo all'armadio.

Gelato per sfigati #2: Piera la gelatiera

Certo, è bello andare al bar e comprarsi una coppa gigante limone e fragole fresche o l'affogato al caffè con un kg di panna, però anche farsi il gelato in casa ha il suo perché. Cercare le ricette, sperimentare con quello che c'è, tirare fuori la tua gelatiera e guardare il cestello girare. Sono innamorata e secondo me mi ama anche lei. L'ho chiamata Piera.

Ma partiamo dall'inizio e diamo istruzioni precise. Dunque. Per fare il gelato in casa dovete andare all'outlet dove c'è il negozio Bialetti, vi comprate la gelatiera in sconto e poi andate da Michael Kors dove vostra madre si comprerà una borsa. No, ok, questo è stato un mio grande errore che voi non dovete ripetere e il procedimento giusto è questo: andate a comprare la gelatiera come regalo a vostra madre e poi andate da Michael Kors dove vostra madre regalerà a voi una borsa. Vedi come girando gli addendi il risultato cambia tantissimo?
Quindi adesso avete una gelatiera.
Leggete bene tutto il libretto di istruzioni [seh, ciao], prendete il cestello e lo mettete in congelatore a raffreddare per 24 ore, quindi gli esperimenti sono rimandati e nel frattempo potete darvi da fare e cercare ventordici ricette da provare.
Quelle che ho provato io sono queste.

#1 - Gelato al cioccolato
1 rosso d'uovo
60 grammi di zucchero
2 gocce di vanillina
20 grammi di cacao in polvere
260 ml di latte di riso
poco sale (sale? boh? "gelato al cioccolato dolce un po' salato" ah beh allora ok)
Fai montare un po' a schiuma lo zucchero e l'uovo, poi ci aggiungi tutto il resto e mescoli finché si scioglie tuttotuttotutto e versi nella gelatiera, 45 minuti lì dentro a girare, poi 30 minuti in un contenitore in plastica in congelatore che si indurisce un po' e vualà, il gelato è pronto.
Esperimento riuscito: il gelato è buono, la consistenza e cremosità sono quelle del gelato normale, dopo solo mezz'ora in congelatore si riusciva a fare la pallina con il cucchiaio, lasciandocelo una giornata diventa duro come le vaschette da supermercato, ma a me piace molliccio e poi me lo volevo mangiare subito e quindi l'ho tirato fuori.

#2 - Gelato alla panna in realtà zabaione
Non so cosa mi abbia spinto a pensare che prendendo la ricetta sopra e togliendo il cacao avrei ottenuto un gelato alla panna, forse il fatto che quando fai i muffin prendi un impasto e lo fai bianco e se lo vuoi al cioccolato ce lo aggiungi e basta.
Ecco, per il gelato NO.
È uscita una cosa giallina, consistenza perfetta per carità, però gusto tipo zabaione, che sinceramente no me gusta pe' gnente.

#3 - Yogurt frozen/Gelato allo yogurt
3 vasetti di yogurt Valsoia (1 bianco, 2 alle fragole)
40 ml di panna di soia
100 grammi di zucchero
Mescolare tutto fino a sciogliere lo zucchero e schiaffare nella gelatiera per almeno un'oretta. Si può mangiare subito, con la consistenza dello yogurt frozen, o mettere in freezer per un'ora-due e ottenere la consistenza del gelato "da pallina". Ma il punto importante è che è buono, non "buono per essere fatto con yogurt e panna finti" ma proprio BUONO. Consiglio per gli idioti come me: non mettere le fragole fresche a pezzi perché in congelatore congelano (MA VA?!) e quindi poi non riuscite a mangiarle.

#4 - Fiordilatte vero
500 ml latte intero
200 ml panna fresca (non montata)
100 g zucchero
Ho dovuto fare anche un esperimento con ingredienti "veri" per vedere cosa usciva e la consistenza era perfetta, più densa del gelato fatto con il latte finto. Mi hanno anche detto che era buono.
Che si nota la mancanza di entusiasmo?

#5 - Gelato al caffè
130 g di zucchero
2 rossi d'uovo
250 ml latte di riso
200 ml panna di soia
2 cucchiaini di cacao amaro
6 cucchiaini di caffè solubile
Il mio gioiellino: l'ho già rifatto tre volte. Il procedimento è lo stesso del gelato al cioccolato, il gusto è quello della coppa del nonno, la consistenza è della crema caffè che compri al bar o, dopo un'oretta in freezer del gelato vero.

PS: Se qualcuno volesse provarle, tutte le ricette che sono senza lattosio e sono la variazione di ricette che prevedevano panna/latte/yogurt normale, quindi presumo che con gli ingredienti normali venga tutto più buono. Se non ve ne frega niente andate a quel paese e compratevi un camion di Carte d'or al tiramisù.


Gelato per sfigati

La consapevolezza mi ha colpito come uno schiaffo in piena faccia e mi ha lasciato atterrita, come solo le foto del culo di Federica Nargi confrontato con il mio.
Il gelato è fatto con il latte.
Niente più gelato per me.
È stato un momento duro e non so ancora se l'ho superato del tutto, ma mi sono fatta forza e ho pensato dai, ci saranno delle alternative, Valsoia mi salverà.
E Valsoia mi ha salvato, ma per finta.
Perché il gelato Valsoia ti può aiutare nel momento in cui hai quella voglia in testa e la devi levare, ma se vuoi  mangiare qualcosa di buono, ecco, no.
Non è neanche questione di scegliere quello che ti piace di più, perché ce ne sono di 5 tipi CINQUE ma nei supermercati della Culonia se ne trova solo uno, a volte due, e tra questi non c'è la Coppa del nonno tarocca che io tanto bramo.
Che poi Valsoia, seriamente, non puoi fare una vaschetta di gelato alla panna: la tua panna non sa di panna, quindi almeno mettici qualche gusto insieme, un frutto, un topping, che ne so, qualcosa che non ti faccia sentire quel sapore metallico sulla lingua.

Dunque il punto è che ho provato ad arrangiarmi e a farmi il gelato in casa o qualcosa che ci assomigliasse almeno un po' per gusto, ma soprattutto per cremosità.

Tentativo #1
"Congeli qualche cubetto di frutta di stagione, anche quella matura che il giorno dopo sarà da buttare, poi la butti nel mixer con due cucchiai di mascarpone e ti esce una crema da mangiare subito, o se la vuoi un po' più dura la metti per poco tempo in freezer."
Così mi hanno detto.
Io non posso usare il mascarpone (ODDIO, IL TIRAMISU') e ho provato a sostituirlo con la panna di soia, mescolandola con dei cubetti di ghiaccio fatti con il caffè. A quanto pare serve una parte ghiacciata per emulsionare il tutto e far uscire una crema, ma a me non si è emulsionato niente.
Avevo letto varie ricette che dicevano che il composto liquido di gelato va lasciato 4 ore in freezer mescolando ogni 45 minuti, e questo è quello che ho fatto.
Il risultato non è un gelato ma una granita molto fine, buona per carità, ma non è gelato: non è per niente cremoso e quando lo mangi si sente proprio che sa di acqua.
Forse se avessi usato la frutta congelata, essendo solida, sarebbe andata meglio?
Magari riproverò.

Tentativo #2
Mi è venuto in mente quel vecchio Fruttolo, che ci infilavi il bastoncino e lo mettevi in freezer, quindi ho preso due yogurt (di soia, ovvio), e ci ho buttato dentro due pesche a pezzi (non congelata).
Ho ripetuto lo stesso procedimento: frullare ogni 45 minuti per 4 ore, e il risultato è uno yogurt che sa di pesca, un po' cremoso ma alla fine troppo dolce. Il gelato vero allo yogurt non è così.
Forse dovevo metterci un po' di latte.

Tentativo #3
Vado a comprare una gelatiera.

E io ho finito Harry Potter

Era il 30 aprile quando ho scritto sul blog di aver iniziato a leggere Harry Potter, ed era passata circa una settimana da quando avevo virtualmente aperto la prima pagina pensando È il momento di capire perché TU il giorno dell'uscita ti mettevi in coda in libreria a mezzanotte e perché TU ti facevi i raduni vestita con la divisa della scuola e il cappello a punta e sì sto parlando di voi due inutile che fate le gnorri.

7 libri in 6 settimane sembra tanto ma non lo è, considerato che i primi libri sono molto corti rispetto agli ultimi, che io leggo molto velocemente e almeno un'ora ogni giorno [in treno] e poi di nuovo la sera prima di dormire.

Mi hanno detto che sono stata brava ad evitarmi gli spoiler in tutti questi anni, ma in realtà non è così difficile, no? Voglio dire, quando sei in fissa con qualcosa o qualcuno stai attento a tutto quello che senti o leggi a proposito, mentre quando non ti interessa ci passi sopra e magari puoi anche aver sentito qualcosa ma il tuo cervello non lo assimila. O almeno, il mio funziona così.
Ecco, se non avete letto Harry Potter, se avete intenzione prima o poi di leggerlo, se il vostro cervello non funziona come il mio oppure funziona così ma per sicurezza è meglio evitare fermatevi qua, ciao amici.
Dicevo, grazie a questi compartimenti stagni che mi permettono di lasciare fuori le cose che non mi interessano, come tutto quello che succede a The voice e Amici o in Game of Thrones [prima o poi lo guarderò, prima o poi, probabilmente quando sarà finito], ho potuto fare la mia maratona di Lost un paio d'anni dopo la fine senza nessun problema e leggere Harry Potter senza sapere che CAZZO Albus CAZZO Silente CAZZO muore.
Ho pianto disperata e per fortuna ero a casa e non in treno. Ho pensato vabbè sono maghi, vedrai che in qualche modo torna. Ho pensato che mi sarebbe dispiaciuto meno se fosse morto Harry.
Ho pianto di nuovo quando è morto Dobby e poi Fred e un po' di nuovo quando Harry si rende conto di tutti i morti che ci sono stati "per colpa" sua.

Mi è piaciuto? Sì, mi è piaciuto.
Non andrà di sicuro nell'elenco dei miei libri preferiti, non credo che lo rileggerò e continuo a metterlo nel gruppo dei libri per bambini/adolescenti. Ma mi è piaciuto.
Si fa leggere benissimo, ti prende e gli ultimi libri sono molto più belli dei primi, che anche se sono molto più corti sono un po' "non succede niente ma facciamo passare il tempo in attesa del gran finale" che però non è mai grande. Non che mi aspettassi un morto o una guerra alla fine di ogni libro, cioè, forse un po' sì, perché effettivamente credo il primo libro bello sia quello in cui muore Cedric [anche se non mi ha fatto piangere].

Più di tutto ho pensato a cosa dev'esserci nel cervello di quella pazza della J.K. Rowling che si è praticamente inventata tutto un mondo pieno di particolari e dettagli che aiuto, perfino i voti della scuola con la scala personalizzata. Io lo so, che da qualche parte c'è qualche nerd che ha imparato sul serio a parlare il serpentese, com'è successo con l'elfico del Signore degli anelli.

Capitolo film.
Ho portato avanti tutto insieme libro-film-libro-film e forse è stato un errore perché me li sono goduta poco, con i ricordi troppo vividi in mente.
I libri sono meglio del film.
E vabbè, lo sappiamo da sempre. Sono pochi i film che rendono giustizia ai libri [ma questo è tutto un altro post] e purtroppo questo non è uno di questi casi.
I film sono una trasposizione veloce e frettolosa dei libri, la storia è resa più semplice grazie ad alcuni adattamenti e modifiche che fanno anche sparire dei personaggi minori, non è un caso che secondo me il film migliore sia l'ultimo, dove per farci stare tutto ne hanno fatti due.
Nonostante questo anche nell'ultimo mancano tante cose: la parte "cattiva" di Silente e i tormenti interiori di Harry, si sorvola molto sulla parte romantica e il mondo degli elfi domestici diventa un dettaglio.

Ed ora, c'è tutto un mondo di meme da vedere per me.

PS: Per farmi odiare da tutti i fan di Harry Potter faccio la dichiarazione scomoda: sono sempre stata team Signore degli anelli. Lo ero prima a prescindere, lo sono ancora adesso, però prima di dichiarare la sentenza definitiva dovrò leggere i libri e poi potrò battere il martelletto.

Fatemi felice e regalatemi barattoli

Dev'esserci una qualche spiegazione a questa necessità di inscatolare tutte le cose. Paura di non trovarle. Paura che si rompano. Paura che siano fuori posto.
La mia camera è una scatola con dentro mille scatole che contengono altre mille scatole.
Ah ecco un'altra cosa che mi piace tantissimo comprare: scatole. Di cartone decorato, di plastica, legno vero e finto. Alcune volte le ho fatte con le mie manine, ho anche fatto quel famoso tutorial della scatola ritagliata dall'interno del libro, che ora è disperso in mezzo alla libreria con dentro tutti i miei ori, alla faccia della cassaforte nascosta.

Ma adesso basta scatole, che è il turno dei barattoli.
È un po' bruttina la parola barattolo, questo suono un po' duro ma anche dolce con quell'-olo che fa tanto sette nani.

Sto riempiendo ogni superficie abitabile della mia camera con barattoli in vetro vuoti e pieni. Nelle ultime settimane ho praticamente rincorso la mia famiglia per verificare prima che ogni barattolo di marmellata o carciofini o yogurt fosse buttato se era carino e particolare o già presente nella mia collezione. Adesso, che ho finito di setacciare la dispensa, ho iniziato a comprare le cose appositamente per poi usarne i barattoli: non so quando finirò la scorta da caserma militare di olive, ho preso una nuova marmellata e degli asparagi sott'olio [bleah]. Nutro grandi speranze per il vasotto gigante di pesche sciroppate comprato ieri, penso di metterci dei fiori.

Ho addirittura comprato una candela profumata, io, che non sopporto i profumi, perché aveva un vasetto carino e opaco, cosa che manca alla mia collezione.


Ma aspetta, ora che guardo la foto mi torna in mente che questo post non doveva parlare di barattoli ma di quel barattolo lì, quello con i soldi dentro, e di quello che devo farci. Vabbè fa niente, la prossima volta.

Comunque è colpa di Tumblr.



Il circolo obeso

Sono triste.
Mangio per consolarmi.
Ingrasso.
Mi deprimo perché sono grassa.
Mangio.
Ingrasso ancora di più.
Faccio dieta.
Dimagrisco.
Mi deprimo perché mi manca il pane.
Mangio.
Ingrasso.

Buonanotte e sogni ansiotici

Quand'ero piccola sognavo un sacco. Mi svegliavo spaventatissima, stringevo l'orsetto e correvo al buio a dormire nel lettone in mezzo ai miei.
Tra tanti, ricordo solo un incubo ricorrente:
Io, nel giardino della casa dove vivevo prima, vento freddissimo, il portone d'entrata chiuso e nessuno che viene ad aprirmi. All'improvviso vedo accanto a casa una cabina telefonica, entro per ripararmi e poco dopo arriva un cavallo e mi dice di andare via che quella è la sua cabina. 
Sarebbe interessante capire cosa vuol dire, perché l'ho fatto veramente tante volte ma il libro dei sogni non mi ha mai dato un'interpretazione interessante: cavallo nero vuol dire misera e vento forte e freddo successo negli affari e solitudine, ma cosa vuol dire tutto questo quando hai sei anni?

Crescendo ho iniziato ad avere incubi che sono più dei sogni-ansia tipo quelli delle notti prima degli esami: io in pigiama/senza scarpe/senza occhiali nella classe delle elementari. Con i compagni dell'università e una compagna d'asilo come insegnante e viceversa, che arrivo in ritardo o con una penna che non scrive o cose simili. 
Continuo a farli anche adesso che non studio, alla vigilia di qualcosa che mi agita.
Le poche volte che mi capita ancora di svegliarmi spaventata è a causa di qualcosa che ho visto: ho sognato la bambina di The ring che esce dalla televisione per due mesi, e questo ha segnato la mia rinuncia a vedere anche il più innocente tra i film horror. 
Per un mesetto buono ho sognato di spaccarmi la faccia a metà come il tizio del video di youtube che si tuffa dalla scogliera e invece di beccare l'acqua prende di faccia lo spigolo di cemento e si spacca letteralmente la faccia a metà. Non ho ancora capito se quel video è un falso, ma ho ben presente in testa la faccia spaccata a metà con mezzo teschio che si vede e i denti sparsi in mezzo al sangue NON VI E' VENUTA VOGLIA DI VEDERLO? 

Nell'ultimo periodo sogno veramente poco oppure a causa dell'alzheimer non ricordo niente. Nell'unico sogno recente che ricordo ci sono io che esco con amici (gente mai vista) e che ci provo - IO CHE CI PROVO, SEH - con un tizio che poi sarebbe l'attore di Greek, quello che alla fine resta senza ragazza, e che ho rivisto in non mi ricordo quale telefilm. 
Una cosa verosimile direi.


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...