La vita delle donne è difficile #3

Problema n.1 della donna: Il peso 
Problema n. 2 della donna: Trovare un uomo

Problema n. 3 della donna: Vestirsi bene pur essendo senza soldi.

Un problema che di certo Charlize Theron non ha. Innamorarsi di un vestito o un paio di scarpe su una rivista e controllare assiduamente i siti dei vari H&M/Zara/Asos per controllare chi fa la copia più carina e meno poraccia.
Per la cronaca, la reazione di fronte alle varie Rihanna e Kate Middleton che sfoggiano in occasioni importanti roba low cost non dev'essere "Woooow guarda che fighe" ma "Scemadimmerda tu che puoi comprarti quello che vuoi e in versione originale, perché non ti compri una roba in seta o cachemire invece che in 100% poliuretano"?
Può essere anche un problema dell'uomo, o almeno di quelli che la sera non escono in bermuda a quadri con le infradito, non si portano dietro il borsello dell'eastpack o peggio il marsupio, quelli che hanno una sola camicia e la mettono solo a matrimoni e battesimi.
[Tra parentesi. Gli uomini non capiscono l'effetto di una camicia azzurra in tela grossa sulla donna. Su tutte magari no, ma su un buon 90% sì. Magari con le maniche tirate su fino al gomito. Magari con tatuaggio che si intravede sull'avambraccio. Ok qua parlo solo per me che poi mi dicono che sono troppo Hitler.]
Comunque dicevamo: grandi manovre e difficoltà e dispendio di neuroni per essere carine, diottrie su diottrie perse per mettere lo smalto senza sbavare, e tutto quello che si ottiene è:
  • Guarda che hai i jeans rotti, se vuoi ti do 5 euro e vai a comprarti una toppa.
  • E questo vestito sexy? Ahahahah e chi sei, Belen?
  • Con quella gonna così lunga puoi andare a chiedere l'elemosina sul treno. Portati dietro 2 bambini magari.
  • Ma questi sandali così alti a cosa ti servono? Te la prendevo io la roba in alto se non ci arrivi. Tanto poi ti uccidi.
  • Perché quella borsa così grande? Ci hai messo dentro tutta la tua stanza? / Quella borsa è troppo piccola, non ti ci sta neanche il portafoglio.
  • Lo smalto nero? E chi sei, il corvo?
Madri, padri, fratelli maschi inconsapevoli, amiche stronze: di fronte a loro è tutto vano.

Ciao ex, muori

Ho sempre pensato che gli ex una volta diventati ex dovrebbero sparire. Voglio dire, non una sparizione fisica, perché spariremo tutti in quanto ex di qualcuno e rimarrebbe solo mio fratello che praticamente non ha mai avuto una ragazza che si potesse chiamare tale. Pensavo più a una cosa stile universo parallelo/differenti linee temporali (Fringe mi manchi) che facciano in modo che non incontriamo mai i nostri ex.
Senza ex si vive più sereni.

Io sono fortunata: il mio ex storico è lontano dieci minuti di macchina, un'ora di treno e 8 euro di biglietto a/r. Ci siamo risentiti qualche volta e ripromessi di rivederci prima o poi, ma sappiamo entrambi che non succederà mai, ed è meglio così. Mi capitava ogni tanto di vederlo spuntare negli aggiornamenti di facebook, finché un giorno non ha messo una nuova foto profilo in cui è abbracciato a una ragazza e io ho cliccato "Nascondi aggiornamenti di questo utente". Perché? Non lo so. Mi ha dato fastidio anche se non lo voglio più, anche se nel frattempo sono stata con un altro, anche se non posso pretendere e non voglio che voglia stare con me per tutta la vita. Dopo che ci siamo lasciati lui ci ha riprovato un paio di volte compreso un Ora che vivo da solo e guarda caso vicino a dove lavori potresti passare a trovarmi, ma l'abbiamo buttata sul ridere ed è finita là. Sono contenta di non correre il rischio di rivederlo, anche se non c'è niente in sospeso.

Per esempio, c'è un tipo con cui sono uscita qualche volta, mi ricordo che l'ultima è venuto a prendermi e mi ha portato a casa sua e lì limone duro stesi sul letto ma poi non me la sono sentita e mi sono fatta riportare a casa. 12 km di imbarazzo. Vorrei vedere chi avrebbe continuato in una camera con un cuore rosso sulla porta con scritto Eva e di fronte al letto un collage di foto di una coppietta felice: lui e Eva, l'ex appunto.
Se esistessero gli universi paralleli non avrei visto quel cuore rosso di carta e quel collage di foto, chissà cosa sarebbe successo, magari saremmo ancora insieme. Oppure no, e in quel caso ogni volta che passo davanti a dove lavora non dovrei accelerare il passo e abbassare la testa e fingere un sms o una telefonata improvvisa.

Se esistessero gli universi paralleli qualche sera fa non avrei dovuto sopportare una cena al ristorante con l'ex del mio Adorabile seduta a 5 metri di distanza. Non avrei dovuto vederla fare la gallina con lui, abbracciarlo e mettergli la mano sul fianco. Non avrei dovuto stare seduta 10 minuti al mio tavolo da sola, perché lei non la smetteva più di chiamarlo urlandogli in un ristorante pieno, di andare a sedersi con lei che doveva parlargli.
Improvvisamente la storia dell'eliminazione fisica non mi pareva più tanto sbagliata.

Sei fortunata che lui sia Adorabile.
Invece tu, stronza, cortesemente muori.



Cosa ne sarà della mia vita ora che ho finito Lost?

[un po' SPOILER]

Sto per fare una dichiarazione d'amore a Lost? Sì, l'intenzione è quella. Sì, è una cosa stupida.
In fondo, è solo un telefilm.

Quando su Twitter ho "annunciato" che avrei iniziato Lost, una persona mi ha scritto Buon viaggio. Mi ha fatto sorridere, sul momento, e ho pensato che fosse il solito esagerato.
Aveva ragione.

Ne ho visti di telefilm belli e coinvolgenti: dai mille teen-drama ai più stupidi, con personaggi complicati e interessanti, in cui ogni puntata è una storia a sé o pieni di intrecci, mi è capitato di sorridere e di piangere.
I brividi però, non mi erano mai capitati: la pelle d'oca, tornare indietro tre volte a rivedere quella scena, ascoltare tutte le parole di un dialogo o risentire quel suono. E riconoscere gli intrecci e i particolari di una cosa che rivedi a sei serie di distanza e la soddisfazione di capire cosa sta succedendo che dura quattro secondi perché poi ti perdi di nuovo.
Lost non è un telefilm, è un puzzle: di storie e personaggi che riesci a capire fino in fondo solo all'ultima puntata dell'ultima stagione. Niente eroe buono che non sbaglia mai, niente principessa da salvare, niente eroina a cui viene tutto semplice, niente cattivo che in fondo è un tenerone.
Personaggi e sfumature e momenti e dialoghi che ti restano in testa e ti fanno pensare J.J. ma come ti viene in mente.

In tanti mi hanno detto di non guardare l'ultima puntata o addirittura l'ultima stagione, come se arrivata a quel punto avessi potuto fermarmi.
Che ci fosse un calo era inevitabile: non mi ha molto convinto la svolta per così dire mistica, ma tutto sommato mi è piaciuta l'ultima stagione.
E mi è piaciuta anche l'ultima puntata: ho sorriso e mi sono commossa. Continuavo a pensare perché mi hanno detto di non guardare l'ultima puntata, è bellissima! E intanto piangevo.
Poi, a dieci minuti dalla fine è arrivato un gigantesco ma stiamo scherzando?
Lo sgomento, l'ansia, il ma perché? Incredula e sconvolta, ho iniziato a rivedere all'infinito quella scena nella mia mente.
Poi ho capito, o meglio: poi ho scelto la mia spiegazione, perché questo è il bello dei finali aperti e che non spiegano tutto per filo e per segno, ognuno può scegliere la spiegazione che gli piace di più.

Alla fine non si capisce niente mi avevano detto. Non è vero. Certo, le risposte non vengono servite su un piatto d'argento, ma se questo quello che si cerca in un telefilm, meglio limitarsi a Gossip girl. Ho iniziato l'ultima serie con la mia bella lista di "misteri" da risolvere e ho trovato risposta a tutto (tranne l'ultimo punto, ma ho dato la mia risposta).

Il mio Lost? [SUPER-SPOILER]
Desmond, il codardo ubriacone che vuole solo tornare a casa.
Le mille manipolazioni mentali di Ben. La sua faccia e i suoi occhi.
Il suono prima dell'arrivo del fumo nero.
Il tuffo a bomba di Hurley.
L'accento di Charlie.
(Gli occhi di Sawyer quando qualcuno fa qualcosa che non gli va - dai, lo dovevo scrivere per forza)
-Can I ask you something? -I'm Pisces.
La telefonata tra Penny e Desmond, nella seconda puntata più bella dopo il finale della terza stagione.
Tutta la terza stagione, da guardare tutta di seguito, la cosa più bella che io abbia mai visto in un telefilm.
Il finale della terza stagione, tantissime lacrime e la consapevolezza che difficilmente potrò vedere di nuovo qualcosa del genere.
Not Penny's boat, i brividi mentre Charlie annuisce sott'acqua: la scena perfetta.

Lost è finito, è un trauma. Ogni tanto mi viene in mente una faccia, uno scambio di battute, una scena. Lo riguarderò, di sicuro, forse presto per scoprire i particolari che mi sono sfuggiti e capire meglio, o tra un po' per provare a dimenticare qualcosa e riscoprirlo piano piano. Nel frattempo, cercherò un modo per cancellare la memoria selettivamente, per poter rivedere di nuovo tutto da capo, senza sapere.

Ciao Lost.
See you in another life, brother.

Fossi figa, direi che ho uno stalker

Siccome sono sfigata e non è il caso, dico che ho un rompi balle.
Matteo [tutti quelli che mi piacevano o a cui piacevo io dai 14 ai 20 anni si chiamavano Matteo-Mattia] è un ragazzo che ho conosciuto a 14 anni: un anno più di me, alto e grosso stile rugbista - ma non rugbista massiccio e secsi con le spalle larghe come quelli che vedi in tv, lui è rugbista con la panza da birra come quelli delle squadre locali che trovi il venerdì in birreria.
Gli piacevo e me l'ha detto più volte, sia per messaggio che in faccia, che a quell'età è sorprendente. L'ho rivisto solo una volta, poco dopo aver finito le superiori, abbiamo chiacchierato 10 minuti su come va/è un secolo che non ci vediamo/cosa fai adesso e poi basta.

Sono passati 7 anni e non l'ho più visto.

Adesso dovrei scrivere che è sparito, che magari ci siamo sentiti il primo anno un paio di volte e poi non vedendosi più addio, un'altra persona da ricordare nei momenti in cui ti prende la malinconia e vorresti tornare ad avere 17 anni.
E invece.

È giusto, non ci siamo più sentiti, se non per i suoi squilli. A 27 anni ventisette il signor Matteo ogni tanto mi fa gli squilli.
SQUILLI. Ormai sono vintage, cazzo.
Sono minimo cinque anni che non faccio uno squillo, non si usano più nemmeno per dire "sono qui scendi" perché c'è whatsapp, neanche i miei cugini 16enni li usano perché con le tariffe da mille sms gratis al giorno stanno prima a scrivere ciao.

Quindi, sono 7 anni che ogni due o tre mesi mi ritrovo un suo squillo, e in 7 anni non ho mai risposto.

Matteo, perché continui? Non ti è bastato essere ignorato per 7 anni? Dov'è il tuo amor proprio? Con che coraggio mi aggiungi adesso su facebook e mi scrivi "ciao!!quanto tempo!!ti ricordi di me??" 
Mi ha scritto il primo giugno e non ho ancora risposto.
Perché tutti quei punti esclamativi mi turbano, perché ho paura di dar via ad una spirale di inbox su fb/messaggi sul cellulare/squilli più frequenti/vediamoci che non credo sarei capace di ignorare. Perché se tu condividi cose del genere, beh, io non ti rispondo.

27 anni, cazzo.

Ma allora sono vere quelle cose che si dicono

Presente quando leggi quelle vignette simpatiche che prendono in giro le donne per come si comportano con gli uomini. Quelle che la donna dice  e invece intende No e quindi l'uomo ci diventa pazzo.
Va tutto bene? Certo.
Ma sei arrabbiata? No.
Ti va bene se X? Sicuro, fai come vuoi.

E tu pensi maffffigurati, io non sono mica una di quelle rompicazzo lì, che dice una cosa e ne pensa un'altra. Io sono una figa e non ho bisogno di fare questi giochetti, se qualcosa non va glielo dico ed è per questo che anche gli uomini pensano che io sia una figa.
EINVECE. Einvecissimo.

In pochi giorni le ho fatte tutte: sono stata arrabbiata e ho fatto finta di niente, ho ignorato telefonate, ho risposto a messaggi con mezz'ora di ritardo per mostrare che ho di meglio da fare e non ho bisogno di te e non sto tutto il giorno a pensarti, anche se in realtà li avevo letti ancora prima che arrivassero. Me la sono tirata di proposito, ho pensato, detto e ripetuto a me stessa e ad amiche varie che mi hanno sopportato Io non gli dico niente, deve rendersene conto da solo. Io non faccio più niente. Io aspetto lui.

Mi odio con tutto il cuore. 
Mi odio più di quanto odio Federica Pellegrini, e lei la odio proprio tanto.

La vita delle donne è difficile #2

Problema n.1 della donna: Il peso

Problema n. 2 della donna: Trovare un uomo.

La donna single che cerca compagnia, la donna accoppiata che cerca un sostituto (o un diversivo). Perché  la donna non sa stare da sola, che si tratti della romantica in cerca dell'uomo della sua vita o semplicemente in cerca di compagnia temporanea.

Ci sono le donne che credono nel principe azzurro e nell'amore foreverandever, che quando conoscono qualcuno si fanno subito trasportare dai sogni, il che non vuol dire necessariamente volere un tappetino da rubare completamente ai suoi amici, rendergli la vita impossibile per costringerlo ad arrivare al matrimonio e ad avere quattordici figli. Voglio dire, tra le donne ce ne sono anche alcune di adorabili. Non tante, ma qualcuna c'è.
Però, se l'uomo della vita non lo trova Charlize Theron, chi siamo noi piccole normali donne per farlo? E infatti. Chi vuole una relazione seria finisce per incontrare i cosiddetti stronzi, quelli che ti trattano con indifferenza, non chiamano e se chiamano lo fanno solo quando vogliono scopare e se non rispondi chiamano qualcun'altro. In realtà loro non sono stronzi, ma semplicemente cercano qualcos'altro (almeno alcuni, altri invece sono proprio stronzi dentro).

Ci sono poi le donne che non sono interessate a trovare l'uomo per la vita: perché non credono che si possa stare tutta la vita con la stessa persona, perché non hanno il tempo/la voglia di impegnarsi, perché si trovano in un momento in cui preferiscono concentrarsi su altro, perché semplicemente non vogliono. Allora magari vogliono qualcuno con cui uscire ogni tanto, da chiamare nei momenti di sconforto quando serve un abbraccio o una scarica di endorfine. Mica per sempre, magari il mese dopo lo cambia oppure decide di averne due, o tre.
E dici beh, di uomini che non vogliono una relazione seria e impegnata è pieno il mondo, li trovi dove vuoi.
E invece.
Queste donne, che vorrebbero incontrare gli uomini di cui sopra, incontrano invece uomini seri che inviano poesie come messaggi della buonanotte e ti tengono incollate a whatsapp tutto il giorno, oppure i cosiddetti uomini con la sindrome premestruale: quelli che va tutto bene, sei lì lì ma succede qualcosa e non si conclude, allora la donna pensa "vabbè, è per la prossima volta" e invece la prossima volta lui ha cambiato idea, non risponde alla booty call e sparisce [storia vera, successa a un'amica, veramente a un'amica eh].

Di storie - mie - da raccontare ce ne sarebbero, di uno e dell'altro caso, ma il numero di post con il tag Reputazione addio inizia seriamente a farmi paura.

Diari

Andavamo in facoltà usando la scorciatoia, quella strada che iniziava stretta con venti metri di claustrofobia e mattoni rovinati e murales e continuava in mezzo ai condomini rosa con le finestre rotonde, che a fermarsi lì neanche lo capivi, di essere a Venezia.
Me la ricordo la Sabina, mentre camminava e mi diceva che aveva un diario dove scriveva quello che le succedeva, diceva Non voglio dimenticare i particolari.
Io di diari ne ho un cassetto pieno: un'agenda per la scuola di Titti, un block notes arancione grande 15 centimetri, una moleskine nera, un quaderno grande a quadri di quelli che usano i bambini alle elementari. Tante prime pagine piene di liti silenziose con l'amica-cugina, speranze per il futuro poco prima di iniziare l'università, i primi giorni dell'amore con Mattia. Poi tante seconde pagine bianche. Terze. Quarte pagine da riempire.
È così che mi sento, da troppo tempo: una prima pagina che ancora non sa come riempire la seconda.
Ah, io li ho dimenticato i particolari, ma ho dimenticato anche le cose grosse.
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