Love actually - Una ricerca sul campo

A natale si guarda Love actually. Cioè, io lo guardo tipo una volta al mese, ma Love actually si deve guardare almeno a natale. Stavolta però, dopo aver pianto due volte nel giro di un quarto d'ora ho deciso di contare il numero dei pianti o più correttamente il numero delle volte in cui mi sono venute le lacrime agli occhi.
Quindi le ho contate.

Devo scrivere spoiler per un film di mille anni fa? Devo? Vabbè, spoiler.

1. Il matrimonio. Sì beh, io mi vanto di non essere romantica e del matrimonio me ne frego abbastanza, ma gli sposini che percorrono la navata con Keira Knightley figa come non sarà mai più e All you need is love che parte suonata dal coro colpiscono il mio cuore di ghiaccio.

2. Il funerale. Il tentativo di fare un discorso simpatico (ma perché, è un funerale) e partono le diapositive con la canzone scema in sottofondo, perché bisogna essere originali.

3. Dopo pochi minuti il Lui qui sopra per un decimo di secondo piange palando della moglie morta con la sorella. Quando qualcuno piange io piango.

4. Keira Knightley-Juliet va a casa dell'amico del marito e gli chiede di conoscerla e accettarla perché è una bella persona. Non è una scena che fa piangere, la prima volta che la vedi, ma alla centesima quando sai la verità, quando TU SAI che in realtà lui la ama, è tutto diverso. E qui partono cinque minuti di pianto ininterrotto: Juliet mette su la videocassetta, sorride mentre guarda il giorno del suo matrimonio - inquadrano lui con la faccia disperata - lei si rende conto che nella videocassetta c'è solo lei e mai il marito - inquadrano lui incantato a guardarla in tv. "It's self preservation, you see". E poi scappa.

5. Portuguesa accompagna Colin Firth in macchina, lo bacia e se ne va piangendo. Di nuovo una cazzata, ma lei piange io piango.

Pausa tempesta ormonale: Rodrigo Santoro in mutande.

6. Il portone. I cartelli. Silent night. Video perché per la scena più bella e famosa del film l'immagine non basta.

7. Bambina prodigio canta Mariah Carey durante la recita dei bambini. Si potrà mica piangere? Eccerto, perché biondino - quello di "I'm in love" - "I thought it'd be something worse" - "Worse than the total agony of being in love?" - è tutto carino adorabile e orgoglioso mentre suona la batteria.

8. Mamma cazzia papà per la collana regalata alla segretaria, ma più che una cazziata arrabbiata è una cosa disperata.

9. Biondino corre corre corre e torna indietro con il sorrisone perché bambina prodigio ha sapeva il suo nome.

10. Proposta di matrimonio di Colin Firth a portuguesa al ristorante con applausone finale. (tra parentesi, il bacio di Colin Firth è una cosa orrenda, ha la bocca che boh cosa stai baciando, una medusa?)

Basta. Fine. Metto via i fazzoletti.
10 piantini in un film di due ore non mi sembrano male dai, vuol dire uno ogni poco più di 10 minuti. Praticamente non fai in tempo ad asciugarti gli occhi e riassestarti in uno stato d'animo normale che c'è una nuova scena strappalacrime.
O forse sono io anormale. 
Probabile.

Questo post è per mia mamma

Ciao mamma.
Hai presente che ogni anno a novembre inizi a chiedermi cosa voglio per natale, e io ti ho sempre risposto che non voglio niente e che devi pensarci tu a farmi il regalo? Ti ricordi anche che quest'anno mi sono stufata e ti ho detto quello che voglio e cioè un Kobo/Kindle? No perché sai, non hai più tirato fuori l'argomento regali quindi ho concluso che 1. te ne sei dimenticata e mi compri un pigiama o un completino intimo come al solito 2. non sai dove/come comprarlo quindi mi dai i soldi e mi dici di arrangiarmi. A questo punto spero nella seconda.

In caso tu volessi comunque farmi trovare un pacchettino sotto l'albero, visto che quelli che ci sono li ho fatti tutti io, ti do un paio di idee chiamate anche "cose che non mi compro perché mi sento in colpa che non c'ho soldi" e che puoi comodamente trovare sparse nel mio profilo Pinterest, che tu hai perfettamente definito "quel posto dove salvi le cose che ti piacciono ma non ti puoi permettere".

Quindi mamma ecco cosa mi puoi regalare (quindi ecco cosa prima o poi mi comprerò da sola è più appropriato).



Collane grosse.
Vedi mamma che fighe sono queste qui di Pinterest, con la maglietta semplice bianca o grigia o con la camicia fru fru o con la camicia legata fino all'ultimo bottone e il maglioncino girocollo. Ti dico anche il negozio dove andarle a comprare che tu c'hai i soldi e quindi puoi comprarle anche non da H&M.


Collane lunghe sottili.
Magari col cosetto appeso vintage, perché magari quelle grosse ti sembrano strane e ti fanno schifo e non le vuoi comprare ma queste non ti possono piacere e secondo me le trovi al mercato.



Braccialetti.
Sottili, grossi, come minchia li vuoi. 


Borsa.
Una borsa che assomigli a queste: non farti venire un colpo che ho scritto assomigli proprio perché con mille euro abbondanti ci compriamo tutto il look book di Zara, queste col nome importante lasciamole alle fescion blogghe.


Camicine in seta.
Sì lo so che ce l'ho già bianca a maniche lunghe e bianca a maniche corte e nera a maniche lunghe, però sono i dettagli a fare la differenza. E poi in caso ci sono tanti altri colori che non ho: vogliamo far a meno di un bellissimo verde menta, di un fantastico rosa salmone? Oltre alle varianti maniche lunghe-maniche corte-senza maniche.


Magliette stampate.
Con tutte le stampe del mondo, ma non con Audry Hepburn o Marilyn o i cartoni animati, grazie.


Dvd.
Posso ancora vivere senza i dvd di tutte le serie di Lost? O di Fringe. O di Friends. O di quel milione di commedie romantiche che ora mi guardo sul pc ma sarei ben contenta di poter guardare sulla tv.


DIY.
Un kit per fare le robe fai da te. Esisterà penso. Sennò io andrei in merceria e comprerei un po' di roba a cazzo, che va sempre bene.


Libri.
La bibliografia di Nick Hornby, di Roth, i libri che mi mancano di Welsh. Oppure qualcosa a cazzo, purché non si tratti di sfumature o libri fantasy.


Cazzate per la cucina.
Anzi, per fare dolci è meglio: teglie per fare tutti i tipi di dolci, formine per muffin e biscotti, i COLTELLI COLORATI. Tutto. Tutto il reparto cucina del centro commerciale, tutto il negozio di pentole e accessori supercolorati.


Moleskine.
Grandi medie piccole, tutte. Possibilmente nere. Se vuoi ci sono anche quelle per ricette-film-libri che io non avrò mai il coraggio di comprare per evidente inutilità ma i regali devono essere inutili (cit.) quindi tu potresti farlo.

Ok basta. Ciao mamma, vado a frugare nel tuo armadio per vedere se c'è un pacchetto per me.

I bambini si sa, non dicono le bugie

Ho riso molto l'altro giorno, quando mia madre ha tirato fuori quest'agendina piccola di 10 centimetri che usava tantitantitanti anni fa per annotare il ciclo ed era rimasta sul fondo di un cassetto. Credo che lei non avesse mai notato le mie incursioni e io di certo non me le ricordavo.
Come quando leggi il diario di un altro e ci trovi qualcosa su di te e realizzi che quelle cose sono vere, che lui/lei ha capito tutto. E lui/lei in questo caso sono io piccola: perché io ci voglio credere a queste cose, che i bambini non dicono le bugie.

Per prima cosa, mi ha fatto capire per l'ennesima volta che non sono capace di fare le foto a fuoco.

Mi ha fatto riscoprire che da piccola ero molto intelligente: sapevo quand'è il mio compleanno e non avevo problemi di autostima.

Poi l'ennesima prova che per molti anni mia cugina è stata la persona più importante della mia vita, e ora non si sa perché non lo è più.

Ho realizzato che l'abitudine di scrivere ogni cosa che faccio, anche se inutile, me la porto dietro da tanto tempo. E anche quella di annotare le cose che non esistono.

Ma soprattutto, ed è la cosa più importante tra queste, un grande insegnamento della vita, avevo già capito tutto di mio fratello.

Ma perché #4 - edizione remix

Chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando...

* Perché il the ai frutti rossi sa di Fluimucil alla fragola?

* Perché la tastiera QWERTY si chiama QWERTY? Le prime sei lettere là in alto sono state messe a caso e per caso formano una parola leggibile, o sono state scelte di proposito per formare una parole che desse il nome alla tastiera?

* Perché il finocchio, la liquirizia e l'anice hanno lo stesso sapore? Ok la liquirizia un po' meno, infatti è l'unica che non fa propriamente schifo.

* Perché il salmone affumicato si mangia solo durante le feste di natale?

* Perché la gente/i siti/le boccette/le commesse dice che per asciugare lo smalto ci vogliono 2 minuti, quando si sa benissimo che per almeno due ore devi fare tutto quello che fai con le dita piatte, in modo da usare i polpastrelli? Misuriamo l'asciugatura in base al tempo che ci vuole ad abbottonare i jeans senza creare buchi o onde o impronte digitali.

* Perché il giorno che mi lavo i capelli ho i capelli dritti e quello dopo ce li ho mossi? Perché se metto il balsamo mi durano puliti tre giorni e se non lo metto mi durano due (e non il contrario)?

* Perché mia madre mi odia? Opss, già detta.

* Perché la gente ti chiede di fare le cose che non ha tempo/non ha voglia/boh e poi impiega il triplo del tempo a spiegarti come fare e correggere quello che hai fatto?

* Perché quando mangio leggero e sano - come la gente fissata con la dieta che mi fa sentire in colpa - tipo il bianco dell'uovo e le carote lesse, mi viene mal di stomaco, che non mi viene quando mangio lo spezzatino in umido con la polenta?

* Perché sono nata povera?

Ci ho i superpoteri

Ho sempre voluto i superpoteri. Voglio dire, chi non li vorrebbe?
Qualcuno potrebbe non volerli perché "da grandi poteri derivano grandi responsabilità" ma cioè, CHISSENE, mica tutti i supereroi possono mettersi a salvare il mondo eh, basta Batman.

Comunque, ho scoperto che un superpotere ce l'ho però siccome sono sfigata non ho quello che vorrei tantissimo, e cioè il teletrasporto: faccio solo i sogni premonitori.
Non sto dicendo una cazzata eh, per una volta sono seria e tra l'altro è una cosa che mi preoccupa non poco: mi è successo due volte e mi sono agitata sul serio, giuro su Lost.

La prima "previsione" ha dei tempi molto dilatati.
Maggio/giugno: sogno che sono con questo ragazzo (sì, è un sogno mezzo porno, embè?) e ci baciamo ecc. e a un certo punto lui inizia a guardarmi e dice "Sì ma che schifo, non hai neanche una cicatrice". Per la cronaca poi nel sogno non si è combinato niente. Gli racconto la cosa, ridiamo tutti e due e fine. 
Qualche mese dopo mi ritrovo a rileggere vecchi messaggi per liberare la memoria, e mi rendo conto CHE. Inquietante. 
Sono rimasta agitata per un paio d'ore, poi la razionalità ha preso il sopravvento e quindi niente, la metto tra le coincidenza.

Seconda situazione.
Qualche giorno fa faccio un sogno su mia madre, che da brava rompipalle com'è non mi lascia stare neanche durante il sonno. Il sogno è formato da una serie di situazioni in cui io faccio una cosa e lei la distrugge: io leggo un libro e lei me lo strappa, io compro una cosa per me e lei la da via, l'ultima scena che è la più palese è lei che rovescia per terra un piatto con dentro della polenta dicendo "credevo fosse la farina delle mandorle che devi buttare via" e io che la prendo per le spalle e la scuoto e con sguardo cattivissimo le dico che non deve mai più toccare niente che possa essere fatto risalire a me senza il mio permesso.
Lo racconto a casa e AH-AH ridiamo tutti perché rompe le palle anche quando dormo e finita lì.

E invece.
Succede che la settimana scorsa compro la farina integrale perché voi maledette siete tutte a dieta e mi fate sentire in colpa voglio fare un esperimento e farci i muffin. Sabato li preparo con farina integrale e mandorle ma mi fanno proprio schifo e non riesco a mangiarli, uguale tutti gli altri e quindi decidiamo di buttarli e con la farina decido che proverò a fare del pane. 
Ieri mia madre arriva e mi fa "guarda che insieme ai muffin ho buttato anche la farina" e io così, a bocca aperta, oltre a essere incazzata perché l'ha buttata, mi ritrovo sconvolta perché è successo quello avevo sognato: ha buttato una cosa mia, e c'entra la farina e le mandorle

E niente, io inizio ad avere paura.

Ho un albero di Natale nuovo

Oggi sono andata a comprare l'albero di Natale. Che bella cosa.
Da sola. Che schifo.
Nemmeno mio papà è voluto venire con me.

Se il dio delle commedie romantiche esistesse, il commesso sarebbe stato un figo fighissimo, mi avrebbe aiutato a scegliere e poi si sarebbe offerto di portarmi lo scatolone in macchina. Saremmo andati a bere qualcosa per riscaldarci e amore a prima vista bla bla.
Invece la commessa era una signora sui 50. L'albero me l'ha dato il credo marito sui 60 e me lo sono dovuto portare da sola alla macchina che era LONTANA.
Voglio dire, che cos'ho messo la gonna a fare allora?

Per la cronaca, amiche: le calze in lana non tengono più caldo dei pantaloni, no ma proprio per niente né il cappotto in lana tiene più caldo del piumino. Quindi oltre a portarmi da sola lo scatolone cambiando mano ogni 10 passi perché mi faceva male, mi sono anche congelata.

Io ci contavo, dio delle commedie romantiche, a incontrare l'amore della mia vita lì in mezzo agli alberi.
Voglio dire, Mila Kunis in Friends with benefits si lamenta che le commedie romantiche non sono realistiche e poi però va tutto bene e ha il finale da commedia romantica. Perché lei si e io no?
Cioè Mila, cazzo, io ti amo e ti difendo anche un sacco contro quelli che dicono che non sei niente di che, tu non puoi intercedere? Anche senza un flash mob organizzato per me va bene.


Questo post è brutto, si consiglia di andare direttamente all'immagine che fa ridere

Io sono una persona altamente influenzabile.
No, non è vero: faccio di testa mia, non ascolto nessuno e quando chiedo consiglio poi faccio comunque quello che voglio e/o faccio le domande in modo tendenzioso per ottenere la risposta che ho già in mente.
Però per alcune cose sono altamente influenzabile.
E sono un paio di mesi che leggo di gente in dieta che si ammazza in palestra e mangia passato di verdure e mozzarella e pomodoro.
Cioè dovete smetterla, seriamente. Mi fate sentire in colpa.

Però non c'ho voglia, non ho la capacità di sforzarmi. Io sono di quelle che deve dimagrire praticamente da sempre ma non fa niente per farlo se non lamentarsi. Non sono mai riuscita a fare una dieta perché non resisto, perché mi piace il pane io amo il pane, perché non posso mettermi a cucinare roba a parte solo per me che qui ne va dell'equilibrio familiare, perché mi piace cucinare e fare esperimenti che poi voglio assaggiare, perché io sono come quell'odiosa di Izzie Stevens che quando è giù fa i dolci e questo non è un bel periodo e io faccio dolci.

E allora niente, intanto provo con una convinzione pari a zero.

Sto cercando di mangiare un po' meglio il che vuol dire che mi trattengo a pranzo e cena, cerco di non toccare il pane (sigh), faccio spuntini in teoria sani, faccio dolci che so che non mi piacciono così mi tengo la sensazione di benessere del farli ma non li tocco. Ieri sono andata a fare la spesa e non ho comprato nemmeno una schifezza: non un cioccolatino, non un pacchettino di Pringles, niente. All'uscita non c'era nessuno a farmi l'applauso e sono rimasta molto delusa. Ho comprato le fette biscottate integrali per la mattina, e la farina integrale per fare i dolci così, come esperimento. Ho preso pure roba Vitasnella e cereali integrali Special K che pochi grassi bla bla ma secondo me è una fregatura perché sono troppo buoni. Vabbè, uno yogurt resta sempre uno yogurt.

Si nota l'entusiasmo?

Ho ricominciato ad andare in palestra, ho una scheda per impediti che prevede la metà/un terzo di quello facevo qualche mese fa, ma almeno ci vado.
Quando arriva l'ora, mi viene il male di vivere però poi quando torno a casa sono contenta, anche se poi sono lì e mi girano le palle perché posso fare poco. Approfitto dei 24 minuti sul tapis roulant per imparare a correre che è una cosa che proprio non sono capace e muoio dopo venti secondi, ma visto che mi è concessa solo camminata veloce e al massimo tre minuti di corsa riuscirò a fare qualche chilometro senza morire più o meno tra sei mesi.

Ho rivisto Davide, quello che ha spiato il mio nome sulla scheda e mi ha aggiunto su facebook ma non mi ha mai salutato. Ho rivisto la milf sudamericana color Beyoncé, alta tipo 1.80 col culo piccolo e sodo e il macchinone parcheggiato fuori. "Sono appena tornata da Miami però guarda non mi sono abronsata tanto perché s'erano solo 30° però dai melio di niente perché senò il bianco dell'inverno è proprio una tristessa". Ciao, sono quella che sta camminando-velocemente sul tapis roulant accanto a te (perché sono posso neanche correre, ovvio), quella che da tempo immemore viene soprannominata Casper e lampadina per il colore vivace. Mai visto il personal trainer così attento a seguire una sola persona.
Vabbè, fa niente. Ho rivisto anche il mio amore Simone in tutta la sua tamarraggine e con una serie di nuove canotte grige e nere però l'altro giorno l'ho sentito parlare da vicino e mi è un po' scaduto ma per fortuna c'ha sempre quel culo che parla. Madonna che discorsi.

Ah, Simone.


Una riflessione "profonda"

L'altro giorno ero boh non mi ricordo dove, ed è arrivata la solita zia Ciaooo guarda che grande sei diventata bla bla bla e ta-dàn ti strizza la guancia. Ma perché. Perché minchia perché la gente ti deve toccare. Le guance il braccio i capelli ma tenetevi le mani in tasca per favore che io le regole su chi mi può toccare le ho già stabilite.

Questa cosa però mi ha dato da pensare, perché sì occhei a tutti da fastidio la vecchia che ti strizza la guancia, ma io credo di essere proprio allergica al tocco umano.
Lasciamo stare fuori nel mondo esterno che c'è la gente sconosciuta e io di evitare il contatto sono contentissima, ma in famiglia no, sono arrivata alla conclusione che la mia famiglia non è normale e secondo me è perché sono nata dall'unica sorella frigida tra tre: vedo i miei cugini più o meno della mia età abbracciare ancora i genitori e darsi baci e dirsi "ti voglio bene", fratelli di 18 anni abbracciarsi tra loro, genitori lo stesso.
Io no: se mio fratello mi tocca mi sento a disagio, e sarà successo una volta negli ultimi cinque anni, se mia madre mi tocca i capelli o soprattutto il viso mi da fastidio.

Una persona è influenzata dall'ambiente in cui cresce no? Ecco, io non mi ricordo l'ultima volta che ho toccato mio fratello, probabilmente avevo cinque anni e stavamo facendo la lotta. Lui è uguale, scena tipica è mia madre che cerca di pettinargli i capelli e lui scappa. Non credo di aver mai visto i miei genitori in un atteggiamento diciamo affettuoso tranne un bacio a stampo di un secondo, una cosa mmmuà e via, ma ero talmente piccola che ho avuto anni dopo la rivelazione di cosa fosse quella cosa. Non so se si siano mai abbracciati, per non parlare del sesso: la mia politica è che i genitori non facciano sesso. Io esisto e anche mio fratello, quindi so che per forza almeno un paio di volte nella loro vita devono averlo fatto, ma non ci credo. Mia madre e mio padre, mmmh no, lasciamo stare.

Come posso io fare effusioni in pubblico o farmi toccare dalla gente ed essere affettuosa se sono cresciuta in un ambiente frigido?
No niente, alla fine è sempre colpa di mia madre.

Sepolti in casa: come tutto ebbe inizio

Il primo passo verso la guarigione è ammettere di avere un problema.

Io ho un problema.

Mi attacco sentimentalmente alle cose e poi quando devo buttare qualcosa mi viene l'ansia. Non so se è perché sono poverella e ho paura di non poter comprare altro o magari sono carenze d'affetto compensate dalle cose. Spero sia la prima perché nel secondo caso fra qualche anno verranno a trovarmi quelli di "Sepolti in casa".

Ogni tanto mi prende il guizzo (guizzo? guizzo) di riordinare e buttare perché boh, mi sembra una cosa bella, una cosa che si fa quando si vuole ricominciare e io voglio ricominciare. Allora mi metto alla scrivania, apro i cassetti uno alla volta e tiro fuori tutto con in testa ben chiaro l'obiettivo di eliminare e poi... Poi mi perdo a guardare e ricordare e va a finire che rimetto tutto dentro com'era prima. E non parlo di cose importanti, come il diario di Titti delle medie pieno di dediche, i peluche che avevo quando avevo 2 anni o il Mio caro diario, ma di cose brutte e che non hanno senso.

Ora però basta, ho deciso di cambiare.
Ho già eliminato soprammobili che erano in camera mia solo perché c'erano sempre stati: bambole di porcellana e bottiglie piene d'acqua colorata che qualcuno ha deciso io dovessi collezionare. Però sono regali e sono costati soldi quindi a buttarli mi sento in colpa, quindi sono finite nell'armadio, non è una vera eliminazione ma è pur sempre qualcosa.
Quello che ho veramente buttato, l'ho fatto un po' alla volta: diari mezzi scritti e mezzi no, spillette da appendere ai vestiti (quelle del 2003 che imitavano la moda degli anni '80), portachiavi, bracciali rigidi e collane trash portate a casa da lavoro e mai messe.

La cosa che mi fa più ansia però sono i vestiti: fino a poco tempo fa il mio armadio era pieno, facevo fatica ad aprire i cassetti e spostare gli appendini per vedere meglio le cose era impossibile, non c'era posto.
Non è che io avessi tanti vestiti, è che non buttavo niente dai tempi delle superiori e avevo anche alcune cose delle medie. Adesso sono riuscita a liberare un pochino di spazio, ma se dovessi veramente buttare tutto quello che non porto e non mi piace più o non mi va più bene dovrei eliminare un'altra metà della roba. Per fortuna sono spinta dal progetto Michela diventa una persona grande in cui una grande parte riguarda me che smetto di vestirmi come una barbona quando sono in casa e come una 16enne in jeans e maglietta quando esco.

È che scegliere è difficile.
Voglio dire, prima dell'estate ho preso il giubbino in jeans delle medie, gli ho staccato il colletto e ho stracciato un po' la tela, ci ho attaccato delle borchie sulla parte sopra, l'ho portato tantissimo e dopo due mesi ne è uscito uno identico su Zara. Alla fine il pensiero è sempre quello, "non si sa mai". Due anni fa se me l'avessero detto non ci avrei creduto che avrei rimesso un giubbino in jeans, neanche morta. E allora potrebbe succedere di nuovo con altre cose, potrei dover ricomprare cose che avevo già.

Ho iniziato dalle cose più ovvie: maglioni bruttini "per stare a casa", pigiami vecchi, camicie bianche rovinate, t-shirt poco serie ma ormai piccole, jeans che mi stanno male.
Devo fare una parentesi su un paio di jeans in particolare: regalo dei 18 anni di mio fratello, Dondup con vita bassa e strappi sul davanti, portati talmente tanto che ho dovuto metterci una pezza sul cavallo perché gli strappi si erano allargati e mi si vedeva il culo. Ecco,  poco tempo fa ho perso qualche chilo e tutta contenta li ho rimessi: una traggedia. Ogni superficie riflettente mi diceva la stessa cosa: come hai fatto per anni a portare questi jeans senza renderti conto di come ti stanno dimmerda? Però non li ho buttati, li ho piegati, imbustati e messi via tra le cose a cui voglio bene, quelle che so benissimo non metterò mai più ma non posso buttare.

A scriverlo sì, ho eliminato un sacco di roba negli ultimi mesi e sembra sia stato facile, ma ognuna di queste cose è sostata sulla scrivania, sulla sedia, sul puff, dietro la porta per un tempo indefinito, finché non mi sono stufata.
E non ho ancora finito.
Ieri ho tirato fuori tre maglioni pesanti da eliminare: uno a righe nere e grigie che mi piacerebbe ancora, ma è in puro poliestere vergine e si è accorciato, uno viola a righe fucsia e uno grigio con davanti dei rombi rosa e fucsia.
ORA: uno è piccolo e ok, gli altri due sono viola e fucsia e rosa e a rombi e quando mai io potrò mai volere indossare di nuovo della roba viola e fucsia e rosa e a rombi? Mai, eppure anche stavolta non ce l'ho fatta a mettere tutto nella borsa da dare via, ma li ho solo spostati dal cassetto alla scrivania e oggi dalla scrivania all'armadio in corridoio.
Prima di sera ce la farò.

Magari domani.

Michela coraggio e le lenti a contatto

Un sindacato, un sussidio, una pensione, un centro gratuito stile centro anziani dove passare il tempo.
No, no. Noi siamo baciati dalla fortuna, privilegiati, possiamo vivere esperienze che alle persone normali sono precluse.
Noi, ragazzi dello zoo delle lenti a contatto.

Una vita con giornate a scadenza: giornate di 8-10-12 ore a seconda di quanti soldi scegliamo di spendere nelle nostre lentine, i ricchi oltre ad avere i giochi più belli, i vestiti più belli, le piscine più grandi, le macchine più potenti, possono anche rimanere tanto tempo fuori casa.
Una vita di sofferenza, perché ci sono momenti in cui non hai con te gli occhiali, non hai lacrime artificiali, non puoi andare a casa e non ti resta altro che resistere con la sensazione della sabbia negli occhi.
Una vita triste, a pensare a cose deprimenti per farsi venire le lacrime e inumidire gli occhi per provare un po' di sollievo.
Una vita di sfide continue per non rompere con le unghie quella sottile membrana mentre la pulisci con il polpastrello.
Una vita al limite, sul filo del rasoio, perché dai, non mi danno tanto fastidio cosa succederà se queste lenti mensili le porto 40 giorni.

Ma ne vale la pena, quante avventure possiamo vivere noi, solo noi.

I casini iniziano subito, perché le lenti ci tengono a farti sapere fin dall'inizio con chi hai a che fare. La confezione originaria con chiusura in tipo alluminio dev'essere per forza antiscasso, che all'inizio tiri piano piano per non spargere ovunque la soluzione salina, però non riesci ad aprirla, allora tiri un po' più forte sempre più forte finché ti si apre di colpo e ciao ciao l'acqua ti finisce tutta addosso e la lente chissà dove.
Una volta ho messo un post it sullo specchio che diceva ho perso una lente NUOVA e l'ha ritrovata mia madre, appesa ad una piastrella del bagno due metri più in là.

Il senso di smarrimento quando prendi la scatolina con dentro le lenti e il tappo con scritto LEFT è a destra e quello con scritto RIGHT è a sinistra: avrò messo via le lenti guardando i tappi - e quindi a rovescio - oppure "giuste" cioè al contrario dei tappi? E allora provi a metterle, ti guardi allo specchio chiudendo prima un occhio e poi l'altro, provi a guardare in lontananza ma no, mi sa che così sono sbagliate perché vedo strano, le togli e le metti all'inverso e sempresempresempre ci vedi peggio e quindi era giusta la prima opzione.
Che poi, signori produttori di lenti a contatto, la vogliamo fare una scatolina ok bianca, ma con le scritte destra e sinistra in un colore a contrasto? Che io già ho perso mille diottrie, non ne voglio perdere altre per leggere il bianco su bianco. Come? Dovrei distinguere la destra dalla sinistra senza dover leggere il tappo? Seh, ciao.

E la soddisfazione profonda che ti coglie quando sei lì piegata in avanti che ti stropicci gli occhi per togliere le lenti con la scatolina aperta, togli tutte e due le lenti e contemporaneamente CANESTRO: finiscono entrambe nel loro buchetto e tu vorresti correre da chiunque per condividere la tua vittoria ma non puoi perché tanto nessuno capirebbe.

A volte ti prende un grande senso di sconforto perché una lente ti cade sulla mano e l'altra boh, dov'è finita? Sul tavolo non c'è, non è per terra né appesa da qualche parte e ti strizzi l'occhio di nuovo ma no, non ci vedi quindi non puoi averla ancora addosso e non la trovi da nessuna parte. Poi la mattina dopo ti svegli, senti un piccolo fastidio all'occhio ed eccola là, piegata in due sotto la palpebra in fondo in fondo, con te fin dal primo momento.

Siamo supereroi, noi che ci ficchiamo le dita negli occhi, avviciniamo oggetti appuntini e sgocciolanti senza problemi, alziamo le palpebre per controllare che non ci sia niente di strano e non abbiamo paura che la lente scivoli dietro la palla dell'occhio.
Un premio, io un premio lo voglio.

Voglio una società basata sulla ricompensa

Stavo pensando alle lezioni di storia fatte alle elementari e alle medie, quando quello che studi è soprattutto come si vestono gli Assiri, le tecniche che usano gli Egizi per aspirare il cervello dal naso ai morti e quanto i Romani mangiano e fanno festa.
Ma in quegli anni in pratica si studiano le basi della società e della civiltà. Ecco. Stavo pensando che la nostra società è completamente sbagliata: voglio una società basata sulla ricompensa.
Se per ogni nostra vittoria ci fosse un'immediata ricompensa, un piccolo premio, un gadget che ci dice "Yaaay brava/o, continua così!" penso che saremmo meno acidi, più sorridenti e magari (noi donne) anche meno lunatiche e permalose durante la PMS.
Per esempio, io sabato ho fatto degli gnocchi con la zucca che erano una cosa spettacolare e cos'ho ottenuto? Un "Diego sono buoni?" - "Mah sì, mangiabili" da mio fratello. E se dico che erano spettacolari lo erano, perché io sono la prima che trova duemila difetti a ogni cosa che faccio. Sì occhei lui scherzava, ma non avrei avuto una giornata migliore se poi avessi trovato un cioccolatino sul cuscino? (Lindor rosso, grazie)
Ma sono tanti i gesti quotidiani per cui meriteremmo un premio. 
Pulire il bagno, a chi piace pulire il bagno? A nessuno: ti fa rovinare lo smalto, se usi i guanti ti si lessano le mani e comunque è pur sempre un bagno e in quanto tale brutto da pulire. Ma anche essere gentili e rispondere alle millemila domande di quelli che telefonano per fare un sondaggio pregandoti di rispondere così prendono la percentuale. Non dimenticare l'ombrello in giro, riuscire ad arrivare in un posto senza perdersi e senza navigatore, vestirsi in modo decente anche se non si deve andare in nessun posto in particolare, mettere lo smalto bene e senza sbavature e non doverlo cancellare dalle dita con il cotton fiocc.
Magari per ogni azione ci potrebbe essere una ricompensa correlata: come dice la Zitella, non si può fare che ogni volta che hai voglia di mangiare un muffin e non lo mangi perdi boh, un centimetro di coscia? Mezzo chilo? Tre etti? Uno? Già solo questo salverebbe migliaia di donne dall'eterno malumore e la pazienza degli uomini che le devono sopportare. Vale anche al contrario ovviamente, che mica solo le donne fanno la dieta.
Poi ci sono quelle cose che invece meriterebbero proprio una ricompensa in denaro, una lauta ricompensa: inserire una USB dal lato giusto al primo colpo, aprire una scatola di medicinali non dalla parte del bugiardino. Quelle cose che sfuggono completamente alle leggi della probabilità. Minimo 10 euro dovrebbero darmi, per quell'unica volta in un anno in cui ci riesco.

Sì insomma, parlo di una cosa realistica.

È Halloween yeee

No, una minchia.

Cos'è, la gente può scrivere post pieni di immagini con le zucche i ragni i fantasmi le mummie e io non posso scrivere un post per dire che Halloween non mi piace? E insomma.

Non è che è una festività straniera e perché dobbiamo sempre importare le cose dall'Ammeriga invece di tenerci le nostre e bla bla bla. Chissene.
È proprio che non mi piace.

I ragni mi fanno schifo, le ragnatele se ne tocco una con un solo dito mi fanno venir voglia di farmi la doccia, le cose di paura mi fanno paura.
Seriamente. Mi spavento anche solo con i trailer dei vari Paranormal activity/Saw. Ho guardato un solo horror in vita mia, The Ring, che gli appassionati del genere mi dicono essere anche un brutto horror.
Era in seconda serata e l'ho guardato con mio fratello, perché volevamo vedere come finiva: sì perché dai, ti prende, tutta la storia della cassetta che fra 7 giorni morirai, a un certo punto c'era anche Adam Brody che è troppo ♥. Quindi tutto bene, finché non è comparsa la bambina: la bambina nell'armadio, la bambina che esce dalla televisione, la bambina che non-ricordo-chi prende in braccio sul fondo del pozzo. Quella notte ho avuto degli incubi terribili e per mesi appena spenta la luce mi sono vista quella cazzo di bambina uscire dalla tv.
Quindi, quella cosa della gente che si spaventa e poi scoppia a ridere e dice Dai ancora ancora io proprio non la capisco.

Non mi piace travestirmi. A Carnevale non l'ho più fatto dopo credo i cinque anni, tranne una volta alle medie in cui ho messo un vecchio trench di mia madre, un cappello tipo Borsalino, occhiali da sole e rossetto rosso per impersonare BOH, ma l'ho fatto solo per poter entrare gratis a vedere i carri mascherati, perché chi non era travestito pagava. E i carri mascherati non mi piacciono.
Che poi, i travestimenti se fatti bene sarebbero anche belli, nelle feste di Halloween dei film e telefilm si vedono dei trucchi e vestiti stupendi, ma la gente che si troverà alle feste stasera non si rende conto che il vestito fatto riciclando la gonna della nonna e il mantello di zorro del fratellino piccolo è solo ridicolo. Mettiti un vestito anni '20 fatto di frange ma serio, non con le frange fatte col filo che metti sull'albero di Natale, ecco, allora mi piacerà.

È solo un motivo in più per fare festa/per bere/per divertirsi? Non è vero, perché comunque l'1 novembre si sta a casa da lavoro/scuola quindi si esce lo stesso e locali e discoteche sarebbero aperti comunque, solo senza camerieri con il sangue finto che esce dalla bocca e ragnatele finte sul soffitto.

I dolci? Ci sono i dolci, certo. Tutti vogliono mangiare biscotti a forma di dita mozzate e cupcakes con spalmato sopra sciroppo di fragola come fosse sangue e cioccolatini a forma di scarafaggio. Proprio boni. La zucca sì, quella almeno è buona, nel risotto o per farci gli gnocchi. Intagliata con la candela dentro no grazie, la metto tra le cose inquietanti insieme ai clown, alle bambole assassine e ai burattini di legno dei ventriloqui, che stai lì a guardarli sempre con la paura che la testa prenda a girargli.

Una volta l'ho festeggiato Halloween, a dir la verità. Sono andata a un pigiama party a casa di qualcuno che non mi ricordo nemmeno, per dire quanto tempo è passato, però mi ricordo che ho portato una teglia di pizza. Dovevamo guardare un film che faceva paura ma c'era qualcosa che non funzionava nella videocassetta quindi abbiamo guardato Casper, che son pur sempre fantasmi, ma carini.

Cioè dai: bisogna travestirsi, ti fanno gli scherzi che fanno paura, e in tutto questo non ci sono nemmeno le frittelle.
No comunque buona serata, io stasera sto a casa a guardare Mad men.

Inverno BUUUUU

Ho avuto la febbre.
Venerdìsabatodomenica.
Non è che mi dia fastidio per il fine settimana, ultimamente non sono grande fan delle uscite, esco solo di giorno massimo cena. Mi sa che l'ho presa venerdì mattina che ho preso la pioggia.

Lo so che avevo detto che non vedevo l'ora che finisse l'estate perché ero stanca che tutti andassero al mare mentre io non potevo, ma mi sono già pentita.
Il freddo fa schifo. Fa freddo da due settimane io sono già stufa.
Sto in casa e mi gelo e mi tocca girare con la copertina addosso tipo mantello, occhei, mi sento un po' un supereroe, ma non mi piace lo stesso. Il mio presupposto di non vestirmi come una profuga per stare a casa se ne va a farsi fottere perché non riesco a fare a meno di mettermi quattordici strati addosso e finisco per sembrare l'omino Michelin.
Per uscire non so come vestirmi: cosa mettevo l'anno scorso? Forse non sono mai uscita. Ho tirato fuori dal cassetto le maglie pesanti: due maglioni (nero, grigio) e tre cardigan (nero, grigio, blu). Le scarpe, che scarpe si mettono per non congelare? 

E poi siamo in quel periodo dell'anno che fuori è freddo da cappotto ma la gente pensa Che sfigati quelli, hanno già il cappotto. Meglio il giubbino in pelle a costo di congelarsi quindi boh.

Ho deciso che oggi pomeriggio torno in palestra. Non posso mettermi il cappottino nero sopra la tuta, vero? Perché non ho un giubbotto da mezza stagione? E poi mia madre dice che ho tanta roba.
Torno in palestra, dopo cinque mesi. Dovrò farmi fare una scheda per deficienti, roba tipo riabilitazione e so già che comunque mi farà morire. Ci vado all'orario della merenda, così ho due ore in meno da stare a casa in cui mi mangerei anche i mobili per l'ansia/nervoso.


Voglio andare in letargo. 

Prisencolinensinainchoosy (cit.)

Cara signora ministro Fornero,

sono una disoccupata. Sono solo una tra tanti e, lo dico con tranquillità, nemmeno delle migliori: l'unica cosa di cui posso vantarmi è quella di essermi laureata nei tempi regolari con un voto abbastanza alto. Vantarmi tra virgolette, essendo una cosa completamente inutile. Anzi, se tornassi indietro mi farei tranquillamente qualche anno fuori corso: non per divertirmi ma per fare l'erasmus che non ho fatto per finire in tempo e soprattutto un paio di stage in più oltre a quelli curriculari. Perché anche se sembra un paradosso, poi ti ritrovi a rispondere ad annunci di chi vuole uno stagista, o se va bene un apprendista, ma con esperienza.
Se ti fai un giretto nel web, cara signora ministro, trovi migliaia di blog di persone che raccontano la propria storia fatta di università private e esperienze all'estero e master e corsi di specializzazione e cinque lingue parlate in modo professionale: questo è uno. Sono storie che mi fanno impallidire e pensare "ma io cos'ho fatto per tutti questi anni?" Ma non tutti siamo uguali (purtroppo - per fortuna) e non tutti siamo fatti per partire e andare all'estero, non tutti aspiriamo a trasferirci in una megalopoli e a lavorare da Steve Jobs o Louis Vuitton: io sono una persona normale, con un'intelligenza normale, una carriera scolastica e lavorativa mediocre/nella media e delle aspirazioni assolutamente non irrealizzabili, e vorrei comunque dire quello che penso.

Cara signora ministro Fornero, io vorrei dirti che hai ragione.
Anzi, di più, mi è capitato spesso in passato di usare le tue stesse parole: in italiano, perché io sono solo una povera disoccupata, ma mi è capito spesso parlando con i miei compagni di corso di dire "è impossibile che il primo lavoro che ti capita sia quello della tua vita, quindi accetta il primo che ti offrono, anche se non ti piace o ti pagano poco, nel frattempo sei sempre libero di cercare di meglio".
È questo che intendeva lei dicendo choosy vero?
Signora ministro, hai ragione: ci sono delle persone che sono troppo choosy. Ti racconto un esempio: l'anno scorso stavo facendo uno stage in una grande azienda, non è l'azienda più figa del mondo anzi qualcuno direbbe che è un po' sfigata, ma con 900 dipendenti è una grande azienda e io l'ho sempre considerato un posto figo dove lavorare. Ero contenta del mio stage. Una mia ex compagna di corso mi contatta per raccontarmi che ha fatto primo e secondo colloquio per uno stage nella mia stessa azienda e io penso che figo, ci vedremo in mensa.
Però lei è stata choosy, ha rifiutato il posto perché 300 euro erano troppo pochi e non ne valeva la pena.
La mia ex compagna di corso ha in pratica rifiutato il lavoro che io stavo facendo, mi sono sentita sminuita? No, perché il mio lavoro mi piaceva anche se molti probabilmente lo considerano stupido: era un lavoro vario, mi portava in contatto con molte altre funzioni dell'azienda e con varie agenzie esterne, mi è capitato spesso di stare intere giornate in ufficio senza il mio capo e anche un'intera settimana in agosto mentre lei era in ferie. Come mi sono sentita soddisfatta quella settimana: vedere quella sedia vuota accanto a me e sapere di essere l'unica responsabile anche se c'era solo da fare ordinaria amministrazione, essere l'unica a rispondere al telefono, riuscire a risolvere da sola qualche piccolo problema e poi scrivere in una mail "Ciao capa, oggi è successo questo e io ho fatto così come mi hai insegnato tu, senza prima doverti chiedere conferma".

Ho divagato signora ministro, scusami, è che quello è il mio unico bel ricordo lavorativo, e mi fa sorridere anche se ormai è passato quasi un anno.

Quello che volevo dire dall'inizio, è che io vorrei tanto essere choosy. In particolare, io vorrei tanto avere la possibilità di essere choosy.
Ho fatto da poco un colloquio per uno stage in un'azienda che cercava un rimpiazzo per una dipendente incinta di 8 mesi che deve andare in maternità, tra l'altro unica persona ad occuparsi di quella particolare funzione. Hai capito bene? Hanno bisogno di sostituire una persona che ha un contratto a tempo indeterminato, unica persona nell'ufficio ad occuparsi della funzione X, e cercano uno stagista. Se fossi choosy non avrei nemmeno risposto all'annuncio, non mi sarei sentita dire di no perché ormai sono laureata da più di 12 mesi e non posso più fare riferimento all'ufficio stage dell'università quindi la burocrazia è troppo complicata.
Qualche mese fa ho fatto un colloquio per un posto in un'agenzia: in città, a 40 km da casa senza possibilità di prendere i mezzi quindi spendendo soldi per la benzina e per il parcheggio ogni giorno, per sei mesi ma gratis, poi forse un contratto di apprendistato. Il datore di lavoro mi ha detto che non gli sembrava giusto che io praticamente pagassi per andare a lavorare e mi ha detto che non mi avrebbe tenuta in considerazione nonostante il mio profilo gli andasse bene, non mi ha nemmeno dato la possibilità di essere choosy.
Vogliamo parlare, signora ministro, della faccia dei selezionatori quando presento il mio curriculum con l'ultima "piccola" esperienza di lavoro datata maggio 2012 e poi spiego che non ho più lavorato né cercato, perché impegnata a girare per ospedali, farmi esaminare, a piangere, a farmi operare e stare un mese a letto e poi un mese al massimo seduta e a riprendermi. No, di questo non voglio parlare.
Ma del lavoro sì, come quello trovato a fine giugno, un contratto di apprendistato di sei mesi (per iniziare) su un bel progetto, con uno stipendio di quelli che per me erano veramente tanti soldi, e quel "non ti preoccupare, operati, guarisci e stai tranquilla che il progetto non parte fino a settembre e ti aspetto" che ti fa pensare finalmente di aver trovato una persona che vale, ho dovuto aspettare ma eccola, la mia occasione. E passare la convalescenza a immaginare il nuovo lavoro e non vedere l'ora di rimetterti in piedi ma poi richiami per dire "ehi, guarda che adesso sto bene, ci sono" ti dicono che il periodo è difficile, che devi avere pazienza, che ti chiameranno per spiegare bene tutto e invece non chiamano più.
Se fossi choosy non avrei fatto numerosi colloqui per fare la commessa, non so più contare le volte che ho sentito "cerchiamo una persona con esperienza, e tu non hai mai fatto la commessa/cerchiamo un'apprendista a cui insegnare, ma con il tuo curriculum tu continuerai a cercare e te ne andrai e io avrò perso quei mesi".
Questi, signora ministro, sono i rifiuti che fanno piangere di più, quando i tuoi genitori non ti vedono: perché se non mi vogliono per fare la commessa, se non mi vogliono per fare qualcosa che non ho mai fatto allora troverò lavoro solo per quello che ho studiato, ma se per fare stage non mi prendono per la burocrazia difficile, ma se per il resto cercano solo gente con almeno tre anni di esperienza per posizioni manageriali, allora io che ho fatto degli stage ma ho ancora bisogno di imparare, allora io, signora ministro, io non troverò mai lavoro.

Vorrei tanto essere choosy.
Perché per essere choosy, signora ministro, bisognerebbe avere libertà di scelta.

Il ritorno dell'EX

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E questo adesso chemminchia vuole.
Per la cronaca: questo, il primo della lista.

Come stai, cosa succede, è tanto che non ci sentiamo.
Lavori, non lavori. Io ora sto a Roma.

Oddio, vuoi vedere che è la volta che mi scrive per sapere come sto in maniera disinteressata? Vuoi vedere che è un caso che non ci sia più la foto profilo con quella ragazza. Vuole solo sapere come sto. Alla fine con lui ridevo un sacco e siamo sempre andati d'accordo, se escludiamo la mia incapacità di dirgli quello che provavo e le sue sparizioni giustificate dal solito sono-fatto-così. E poi. E poi vabbè, quelle volte che ci siamo rivisti dopo siamo sempre finiti a baciarci, ma è un'altra storia.

Eh sì sono a Roma stabile, sai, sono scelte sbagliate. Vabbè, passerà.

Oh oh oh. Qua si va sul torbido. Però col cazzo che chiedo.

Mi ero dimenticato le risposte a monosillabi della Michela.
Oooh guarda, quattro parole e una faccina!
Non serve che ridi sempre, anche quando ti parlo seriamente.

Sono passati anni e ancora mi sgrida perché non parlo e non gli dico le cose. Ancora mi sgrida perché mi viene da ridere quando parla. Cioè aspetta: ancora mi viene da ridere quando mi parla. Sarò scema.

Potresti venire a trovarmi un weekend a Roma, andiamo un po' in giro, stiamo un po' a casa

TA-DAAAAN. Eccolo là, disinteressato un corno.
Però magari forse, un fine settimana non uccide nessuno.
Nonono. Cioè dai, pure a domicilio a milllllemila km di distanza? E poi l'hai scritto l'altro giorno Michela un po' di coerenza, non è che puoi farti guidare così dall'ormone o da quel piacere di noi femminucce che qualcuno ci venga dietro anche se non ci interessa.
Neanche se ormai è passato talmente tanto tempo che hai dimenticato come si fa a limonare. No.
NO.

Auguri

Tre mesi da quando è cambiato tutto.
Certe cose ti spingono a fare progetti, nuove intenzioni, tanti buoni propositi, perché ti cambiano per sempre.

Invece in tre mesi non è cambiato niente.
Beh, quasi.



Buon mesiversario.

Super Michela Bros

La finiamo di sposarci? È ottobre, inizia a fare freddo, gli invitati non sanno più cosa mettersi e il giorno dopo c'è scuola, non si può stare alzati fino a tardi.
Basta dai.
E invece no. Anche stamattina passo per la piazza e mi ritrovo davanti a un cartello gigante con scritto "Sigismondo fermati, sei ancora in tempo!". Ma che simpatia. Che originalità. Una cosa mai vista.

Un modo di gente con gli occhi a cuoricini, tutti innamorati da milioni di anni, tutti incinti che vanno a convivere. Quei pochi, saranno al massimo una decina nel mondo universo, che sono soli sono disperati e sull'orlo del suicidio  per un amore del passato, impegnati a scrivere frasi strappalacrime sul diario segreto.
Poi ci sono io, apatica, priva di sentimenti, Michela cuore di pietra. Io e mia madre che mi dice che alla mia età era sposata e incinta di mio fratello.

Non è che voglio fare quella che è acida perché invidiosa di quelle che hanno il fidanzato, che veramente chissene. Un uomo non lo voglio: non voglio un marito, un fidanzato, un frequentante, neanche un trombamico voglio. Andate tutti a fanculo. Cioè seriamente, ho ben altre priorità e pensare e "non trovo l'amore" non è di certo tra questi.
Mi sono sempre sentita come se fossi dentro a un videogioco: una vita a livelli ognuno con il proprio obiettivo, con delle prove da superare e per ogni prova un superpotere guadagnato. Ed ora sono ancora ben lontana dall'ultimo livello, e non possiedo nemmeno la metà dei superpoteri che vorrei, superpoteri che mi servono e voglio per poter affrontare serenamente anche le cose futili, come gli uomini.

Vorrei veramente che la gente la smettesse di trattarmi come un'handicappata perché non ho un fidanzato.

Quindi ciao tabaccaio: no, non l'ho ancora trovato il moroso, e va bene così. Ora vorrei la mia ricarica Vodafone da 25, grazie.

Tentativi di DIY = io che passo il tempo

Io che passo il tempo vuol dire io che per sbaglio finisco su siti e blog di DIY e mi invento una fissazione di voler fare quelle cose e ci provo con risultati nella maggior parte dei casi scarsi.

Allora per la serie reputazione addio riassumo quest'estate di fancazzismo obbligato partendo dai progetti finiti e riusciti, passando per quelli venuti così così o non ancora completati, per arrivare a quelli da iniziare che non si sa ancora se andranno in porto.

Clutch-libro.
Questa l'hanno fatta praticamente tutti perché fa figo avere la clutch a forma di libro: a me non piace, o meglio mi piace questa cosa del libro, ma non sopporto le borse piccole e poi le devi sempre tenere in mano e io ci voglio minimo minimo un laccetto da mettere al polso. Quindi ho fatto la versione scatolina per metterla nella libreria e nasconderci boh, i preservativi. Però adesso ci ho messo i braccialetti.
Istruzioni1: tagliare l'interno è una grande rottura di palle e il giorno dopo ti fanno i muscoli delle mani. A quanto pare ci sono i muscoli nelle mani.
Istruzioni2: tagliare l'interno senza fare scalini è praticamente impossibile.


 ♥

Braccialetti.
I braccialetti più inflazionati del pianeta terra, se escludiamo i Cruciani che non mi piacciono.
Istruzioni1: senza il cosetto in mezzo, e fatto con un cordino di gomma-plastica: volevo che venisse più grosso e lucido ma forse ho tirato troppo la plastica che si è assottigliata e schiarita. Magari ci riprovo ma boh.
Istruzioni2: sarebbe da fare con un cordino rigido, io l'ho fatto con filo di lana (?) ed è molliccio.
Istruzioni3: l'accoppiata rosa grigio rende decisamente meno di quello che io credevo, probabilmente la parte in filo è troppo grossa rispetto alla catena, che in più è scura e non sbrilluccicante come quella nella foto.


Book page Canvas-Lavagna
Canvas, ma cos'è un Canvas? Boh. So che nella parte del letto avevo un cartellone gigante con appese foto e campagne pubblicitarie e mi aveva stancato, allora ho preso un chilo di Vinavil e fatto questa roba.
Istruzioni1: il risultato è quello che volevo, anche se io non ho usato un pannello grosso ma solo un cartellone, e l'ho fatto molto più grande. Il problema è che volevo usarlo come "lavagna" e appiccicarci delle cose sopra ma ancora non so cosa metterci, quindi per ora è appeso così, vuoto.
Istruzioni2: minimo mezz'ora dev'essere dedicata a spalmarsi la Vinavil sulle mani, farla asciugare e poi togliere la pellicola come fosse pelle. Non lo facevo dalle elementari ed è molto divertente.

 ♥

Borsa gialla.
Volevo una borsa gialla, che fosse una piccola tracollina impunturata o una shopper grande da portare a mano non importa, volevo una borsa gialla e non l'ho trovata. Poi mi sono ricordata che forse mia madre mille anni fa aveva una borsa gialla e che lei butta tutto tranne le borse (grazie mamma per aver buttato tutto quello che portavi da giovane e che ora potrei usare io, grazie) e l'ho tirata fuori.
Il giallo mi piace. 
La forma abbastanza, alla fine è una banale shopper. Forse è troppo liscia, forse dovrei appiccicarci sopra qualcosa o legarci un foulard? Ma non mi piacciono i foulard legati alle borse. Forse con i manici più corti anche la forma darebbe un'impressione diversa.
I manici NO: non è lunga abbastanza da essere portata a tracolla e non è corta abbastanza per essere portata a mano. Vorrei accorciare i manici semplicemente tagliandoli ma ho paura di non riuscire più a ricucirli. Non riesco a farci un nodo. Mia madre dice di arrotolarli su se stessi facendo una specie di doppio manico che non so né come fare né come spiegare in modo adeguato. Quindi per ora questo è il progetto boh. 



♥ Un solo, BRUTTO, libro è stato seviziato per la realizzazione 
di questi due progetti,  talmente brutto e irrilevante che non ricordo 
né titolo né autore, però so che c'era di mezzo una quercia.

La parità dei diritti NO

Ieri sera parlavo con mio fratello che è, diciamo così, un tipo particolare. Che vuol dire tutto e niente. Mio fratello ha 31 anni, un aspetto tutto sommato piacevole e la testa piena di cazzate, ma il punto centrale è che un uomo.
Non è proprio il soggetto migliore da prendere ad esempio, ma questo è perché quando si parla di relazioni lui non è normale. Non è che lo devo denigrare per forza perché è è quello che fanno le sorelle minori, però veramente, lui non è normale. Nella mia breve e giovane vita l'ho visto:
  • non parlare per cinque anni con la ragazza che gli piaceva
  • vedere una-due-tre sconosciute carine in un locale e cercarle per giorni su facebook attraverso amici comuni/scuole frequentate/foto dei locali, TROVARLE per poi iniziare lo stalking via messaggio privato (non sono riuscita a fargli capire che in questo modo non otterrà mai mai mai niente, anzi)
  • portare un mazzo di rose rosse di persona, di sabato sera, a una barista in discoteca (quindi non una situazione esattamente privata)
Sarà timido? Introverso? Espansivo? Coraggioso? BOH.
Per questo quando mi ha detto che era incazzato perché una tipa lo guardava ma non era andata a provarci con lui l'ho guardato con il mio sguardo da "che cavolo dici Willis".
- Perché doveva provarci lei scusa?
- Avete voluto la parità dei diritti, no?
Eeeeeh?
Non stava scherzando.
Non stiamo parlando di voto, di cariche ufficiali, di politica, di trattamento lavorativo: qua parliamo di cazzate, parliamo di provarci, e a provarci dev'essere l'uomo.
È vero che ormai anche interessi e comportamenti sono un po' confusi: ci sono uomini che si fanno le sopracciglia, usano creme e adorano fare shopping. Io stessa credo di essere un po' uomo dentro: mi piace il calcio e la moto GP e se posso leggo la Gazzetta, preferisco guidare che essere scarrozzata, a Titanic preferisco il più brutto tra i film con i supereroi o vedere la gente squartata in Se7en.

Ma questo ci sta, no? Sì che ci sta.
Però sono pur sempre io quella che passa mezz'ora a mettersi lo smalto e tu quello che deve almeno far finta di voler pagare il conto per tutti e due. Quindi io me ne sto ferma in un posto e ti guardo, ti fisso, ti sorrido, ti passo davanti quattordici volte in 10 minuti scuotendo i capelli per farmi notare e TU vieni a parlarmi. Punto.

A dirla tutta, sarò anche un po' retrograda ma quando sento qualcuna dire che non ha problemi a provarci con questo e con quello, boh, un po' da pensare che sia zoccola mi viene. Diciamo un po' la invidio per il coraggio e un po' penso che sia zoccola, ecco.

**
Sembro fissata con queste immagini e mi sa che lo sono,
ma non è colpa mia se ce n'è una adatta ad ogni mio pensiero.

Mi sono innamorata

Joseph Leonard Gordon Levitt


Cioè, non è una cosa nuova: gli voglio bene già da tempo: già da 500 days of Summer e poi Inception e poi un sacco di altre robe epperò solo nell'ultima settimana mi è scattato l'amore.
Penso a lui tutto il tempo.
Guardo le sue foto ammirando il suo sorriso.
Guardo i suoi video di continuo studiando ogni singola espressione facciale.
Lo ascolto cantare e lo guardo ballare. 



Sento grande mancanza in camera mia di una gigantografia della sua faccia e secondo me ci starebbe bene, sulla parete accanto al letto così potremo anche dormire vicini.
Secondo me è vero amore.

Ed è chiaramente la prova che gli uomini non capiscono un cazzo, visto che quando ho comunicato il mio nuovo amore un tizio basso-grosso-brutto e nemmeno così tanto simpatico mi ha detto "Beh allora con te ho speranze anch'io". CIOÈ. Come se non fosse niente di che. Ma sei scemo dico io.

Ovviamente c'è della concorrenza da battere perché le donne non sono stupide - almeno alcune - ma Joseph tu non le ascoltare, queste che fanno le proposte indecenti.
Vieni da me: sento che tra noi c'è un forte sentimento. Possiamo andare a convivere già da domani, potrei addirittura sposarti (l'Alberta mi ha fatto anche il vestito perfetto) e avere dieci bambini con sette nomi ciascuno.

Joseph, io ti aspetto.

Perché io non posso insegnare educazione sessuale

L'altra sera mi è venuto in mente il reverendo Camden.
È che ho questo cuginetto che ha compiuto 10 anni l'altro giorno e... no 'spetta un attimo. 10? DIECI? Ma se è nato l'altro giorno che ero una ragazzetta e gli davo da mangiare.
Ah giusto, adesso sono vecchia, occhei, dunque: cuginetto sta cambiando, si sveglia la mattina e ti bacia e ti abbraccia e ti senti sta roba dura spingere sulla gamba e tu stai lì pensando nonriderenonriderenonridere. E poi è curioso, magari sente quelli di due anni più grandi a scuola parlare e non capisce e chiede. Ormai ci siamo, tra un paio d'anni gli cambierà la voce e si troverà in quell'orrendo periodo di brufoli ovunque e peletti sopra il labbro, bleah.

Ma quindi. Come si spiegano certe cose ai bambini? Il famoso discorsetto, dai, quello là: i cavoli, le api e i fiori, fare all'ammore.

A me non l'hanno fatto il discorsetto. Mi ricordo che avrò avuto boh 12 anni, ero mezza sconvolta perché mi era venuto il ciclo e mia madre in corridoio, tra la sua camera e la mia mi ha detto:
Stai attenta che adesso puoi restare incinta.
MA COSA?
DOVE? COME?
Ti viene il ciclo e all'improvviso puoi rimanere incinta?

Cioè, qualcosa sapevo, Barbie e Ken si facevano dei gran limoni appoggiati al muro e poi finivano sempre uno sopra l'altro sotto le coperte, guardavo Beautiful quindi avevo visto molte scene Brooke-Ridge-Taylor con il sax in sottofondo e c'erano già un po' di telefilm adolescenziali, ma le paranoie che i protagonisti si facevano erano basate su baci sulle guance e non scopate acrobatiche come oggi. 
A quel tempo non credo di aver avuto una grande idea della parte puramente "anatomica", e per fortuna c'era il Cioè a chiarire che non si poteva rimanere incinte andando in piscina.

Quindi un paio di giorni fa mi è venuto in mente il reverendo Camden, che aveva ventordici figli e quindi quindi ha fatto ventordici "discorsetti". Stavamo guardando real time, io il cuginetto e altri gggiovani, ma un programma pseudonormale tipo quello di Buddy e passa la pubblicità di "24 ore in sala parto", il programma più horror di tutti gli horror: un tripudio di gambe aperte e donne urlanti. 
- Eeeh ma va ma cos'hanno quelle lì da urlare così tanto.
- Stanno facendo uscire un bambino, fa male.
Mi ha guardato strano, poi ha guardato gli altri, poi è scoppiato a ridere mentre io cercavo le parole per spiegare il tutto in modo più innocente possibile pensando Cosa direbbe Eric Camden al tuo posto?
Finché la sorella, 16 anni, è andata a prendere "Il libro dei Perché", dove tra domande come Perché i cavalli dormono in piedi, Perché di notte c'è buio, Perché cadono le foglie, c'è anche una sezione sul corpo umano e su come nascono i bambini, con tanto di disegni.
Solo che il disegno che spiega come nascono i bambini è una cosa oscena: la faccia di un bambino sorridente in mezzo alle gambe di una tizia, pelle rosa confetto, nessun pelo/capello, nessun'ombra. Sarà anche fatto apposta per non sconvolgere, ma il risultato è il contrario e lui mi ha guardato con la faccia interrogativa e io Eh Luca boh, non lo so, io non scrivo mica libri, CHIEDI ALLA MAMMA.

Sospiro di sollievo, pericolo scampato, discorso chiuso che non verrà tirato fuori mai più.

Finché:
- Mic, tu lo sai cos'è una pippa?
-
*sbianca improvvisamente* Ehm sì lo so, tu lo sai?
- È uno che è scarso a tutti i giochi.
Che belli i bambini.

Non sono più capace di tenere un blog

Cioè non sono più capace di tenere questo blog come lo vorrei.
Inizio a scrivere: due cavolate, una battutina e poi buaaaaa sprofondo nella depressione. Ho 13 post nelle bozze e sono tutti lasciati a metà, tutti deprimenti. Avevo iniziato a scrivere l'ultimo post con l'intento di prendermi in giro e quello che ne è venuto fuori è un incrocio tra un nessuno mi capisce e ho troppo bisogno dell'approvazione degli altri.

Magari serve un cambio di ambiente, allora ho provato a cambiare template, ma tutti i template che trovo sono brutti. Troppo grandi, troppo colorati oppure troppo minimal. Ho provato a farmelo ma non sono capace. L'unico che mi piace davvero, coi palloncini, è per wordpress e io non lo so adattare.

È successo così anche con gli altri diari che ho tenuto, quelli veri: a un certo punto la copertina era brutta, volevo le righe invece dei quadri, non mi piaceva più la penna blu. E finivano nel cassetto.
Così ho nel cassetto un diario di quelli con le pagine bianche e il lucchetto che si è rotto dopo due giorni, ma tanto si riesce ad aprirlo lo stesso a mano, un quaderno grande 15 centimetri con annotati sms di persone con cui non ricordo nemmeno di avere avuto rapporti, alcune pagine a quadri strappate da un quaderno grande, una vecchia smemo con al massimo 10 pagine scritte e una foto, ma di quelle belle.

Forse è ora per questo blog di finire nel cassetto.

Vado a vivere su Marte

Ho sempre pensato che la gente mancasse di senso dell'umorismo.

Io sono una che scherza sempre ma lo fa con cognizione di causa: non sono un'oca che fa IHIHIH e che non è in grado di fare un discorso serio, io uso l'ironia per mascherare timidezza e riservatezza.
Mi spiego: quando parlo con qualcuno che non conosco uso le battute per rompere il ghiaccio, se siamo in gruppo e c'è qualcuno di nuovo prendo in giro bonariamente per iniziare a parlare e non fare scena muta, se invece c'è qualcuno che per farsi gli affari miei mi chiede delle cose a cui non voglio rispondere faccio le battutine per cambiare discorso.

Io dico ironia. Qualcuno lo chiama sarcasmo, qualcuno la chiama acidità.

È una caratteristica che mi piace e cerco nelle altre persone, mi piace che se faccio una battuta le persone mi rispondano a tono, non che mi guardino come un alieno. Prendersi in giro è bello, con gli amici e in coppia, È BELLO.

Ammiro e invidio gli estroversi, che fanno conoscenza facilmente e hanno sempre qualcosa di cui parlare con tutti. Ho sempre odiato la mia timidezza ma allo stesso tempo mi piace questo lato di me: io sono simpatica, io faccio ridere. È una cosa che ho preso da mio papà.
O almeno questo è quello che ho sempre pensato.
Perché ultimamente mi capita sempre di più di incontrare gente che quando parlo mi guarda in modo strano. Ricevo commenti su post che parlano di Barbie e Ken dicendomi che esagero, quando tutto quello che c'è in questo blog è un'esagerazione. Scrivo su twitter che non mi piacciono e non mi fido della gente con gli occhi troppo chiari e ricevo risponde che contengono la parola "antiariana".

Ho sempre pensato che la gente mancasse di senso dell'umorismo, ma se invece fossi io? Perché quando sei in un modo e ottieni la stessa reazione da tutti quelli che ti circondano il dubbio ti deve venire, che sei TU e non LORO il problema.
Magari sono io ad essere sbagliata.
Magari ho trovato la scritta per il tatuaggio che non avrò mai il coraggio di fare: "dicevo per scherzare".

Quando arriva settembre?

È agosto e si vede ovunque.
Da mezzogiorno alle tre per strada non c'è nessuno, il pomeriggio si sentono ovunque le urla dei bambini che si tuffano nelle piscine gonfiabili, nei negozi saldi ovunque e qualcuno ha già messo fuori i primi cappottini, i blog sono pieni di liste per preparare la valigia, richieste di consigli su cosa fare/vedere/mangiare, su twitter chiunque si lamenta degli aeroporti.
Io amo agosto.
Non lo amo perché si va in ferie dal lavoro, non ho ancora avuto l'esperienza di lavorare per un anno intero e dover aspettare le ferie, la mia vita funziona ancora sei mesi alla volta, come se fossi all'università e ragionassi in semestri.
L'anno scorso lavoravo e ho avuto le mie due settimane di ferie ma non sono partita, e l'ho amato comunque il mio agosto.
Partire alle 10 per andare in spiaggia. Morire due ore sotto il sole, fare 15 bagni e 15 docce, mangiare un gelato a pranzo, fare passeggiate e giocare a beach volley. Cenare al chiosco con uno spritz e le pizzette e rimanere fino a quando fa buio. Addormentarsi in macchina al ritorno, che tanto guidano gli altri.
I fine settimana a casa della Marta, accendere la griglia all'una di notte per aspettare quelli che arrivano da Milano, mangiare salsicce alle tre e fare il bagno in piscina alle quattro congelandosi anche la punta dei capelli. Dormire in tre in orizzontale su un divano letto. Andare a comprare le briosche per tutti al mattino e i tranci di pizza per pranzo, fare le parole crociate senza schema in tre e non riuscire comunque a finirle perché il sole ti annebbia i pensieri, mangiare ananas a pezzi e raccontare la propria vita a un napoletano che vive a Milano e hai conosciuto la sera prima, guardare dal lettino i pazzi che fanno bungee jumping, controllare la sera dopo la doccia i segni del costume sulla pelle.
Amo agosto.
Odio questo agosto.
Odio tutti, perché tutti stanno vivendo il mio agosto.


Oggi odio

Ho le palle girate, e stavolta non è perché sono stronza. Io mi ero svegliata bene, è la gente che deve morire.
  • Perché mi sono dimenticata di fingermi addormentata quando mia madre è uscita per andare a lavoro e lei è venuta a parlarmi. Appena sveglia: quanto nessuna parola dovrebbe essere proferita nelle - minimo - due ore che seguono il risveglio.
  • Perché l'amico di amica continua a scrivermi: messaggi lunghi DIECI righe contenenti DIECI DOMANDE, a cui io rispondo con messaggi da DUE righe contenenti MEZZA risposta e ZERO domande per lui. Perché la gente non capisce che se una persona è interessata le domande le fa? Perché mi scrivi "come passi il tempo?". Perché tu, che non mi conosci, mi dici totalmente a cazzo - visto che non sai cos'ho avuto - "eh vedrai passerà, e poi io sono stato operato al tendine d'achille, che è peggio"?. ODIOODIOODIO quelli che a loro va sempre peggio, se tu hai male un ginocchio, loro hanno male la gamba: spero che ti cada dal male quella gamba. Sì, quella.
  • Perché la gente mi dice che devo cambiare la foto profilo su twitter perché quella che ho ora è brutta e coatta.
  • Perché ieri finalmente sono uscita di casa dopo 8 giorni, per andare dal dottore e sentirmi dire che per quest'anno il mare me lo scordo perché non devo prendere il sole, e ormai se ne riparla l'anno prossimo.
  • Perché faccio la poser e mi faccio le foto davanti allo specchio e le pubblico su twitter, e la gente mi dice che devo mangiare perché sono troppo magra, mentre in realtà è lo specchio deformante che mi fa magra e io lo odio perché non sono magra per davvero.
  • Perché ricevo messaggi da Colui-che-non-deve-essere-nominato, che non è Voldemort ma lo stronzo del mio cuore che se ti interessava davvero come stavo con la tua ex non ci scopavi.
  • Perché mi dicono che i pantaloni con il cavallo basso-alla turca o come si chiamano sono antisesso, e io li metto lo stesso perché mi piacciono.

Petizione anti incontri combinati

C'è questa mia amica che è adorabile, davvero. Dolce e simpatica.
Ci siamo conosciute all'università e da subito lei per scherzare ha iniziato a parlarmi di questo amico della sua compagnia, che abita dalle mie parti, il che vuol dire a (per fortuna) 20 km di distanza.
Dai dai te lo devo presentare. È simpaticissimo, fa morire dal ridere!
Ma si sa cosa vuol dire quando uno è "simpatico". Ecco.

Il bello è che è sempre stata una battuta.
Il problema è che ora non è più una battuta.

L'amico mi ha aggiunto su fb a marzo.

Ma perché? Perché gli uomini fanno queste cose? Perché aggiungono a caso persone che non conoscono? E soprattutto, in che modo questo messaggio dovrebbe spingermi ad accettarti e a volerti rispondere? 
Me ne sono accorta, seriamente non è una battuta, almeno un mese dopo, e ho ignorato-dimenticato la richiesta di amicizia fino a giugno, quando accettando la richiesta di una persona che conosco e che mi ha avvisato l'ho rivista e accettata, non so neanche perché.


Grazie per aver accettato l'amicizia Mado' che pena
Spero abbia messo una buona parola per la mia credibilità Aggiungi gente che non conosci su fb, non ce l'hai una credibilità
Intanto tutto bene? Intanto? Perché intanto? Intanto presuppone che ci sia un dopo e un dopo stai sicuro che non c'è

Per la cronaca ho ignorato anche questo messaggio. Poi ho rivisto la mia amica che mi ha sgridato e mi sono giustificata spiegandole che nel mio profilo fb ci sono le ragnatele e le palle di fieno che rotolano, visto che lo apro una volta ogni morte del papa. E QUESTO È VERO NON ME LA STO TIRANDO.

Comunque, ho rivisto l'amica che mi ha ripetuto ancora una volta di quanto lui è simpatico, e gentile e dolce e com'è stato male per la sua ex. Quando ha proposto di aggiungerci entrambi su skype per avviare una conversazione di gruppo ho iniziato a sudare freddo. Poi ha detto che ci vedrebbe bene insieme e che potrei uscire con loro tutti insieme così ci vedremo più spesso anche noi. 
Certo.
Certo.
Col cazzo.

Non è finita. Perché pochi giorni dopo aver rivisto la mia amica, oggi (10 minuti fa) riapro fb.
Di nuovo.
E di nuovo mi chiedo perché? Essere ignorato due volte non ti è bastato caro il mio amico-della-Giulia? Capisco che lei sicuramente ha insistito ma cristo, ce l'avrai la dignità di dirle di no.
E mo' che gli rispondo?

È la terza volta e non lo posso ignorare, anche perché la scusa del non apro mai fb non regge più e l'amica Giulia poi mi sgrida. Ma che gli dico? Non esiste che mi metta a raccontare gli affari miei a uno sconosciuto e invece è quello che mi toccherebbe fare visto che non conoscendoci non abbiamo altro di cui parlare.
La prima soluzione che mi viene in mente è cancellarmi da facebook, ma poi non potrei più giocare a Songpop. Ma perché l'ho accettato? Oppure mi suicido, così sono scusata dal rispondere e nessuno può dirmi niente. 

Anzi, prima vado su www.petizioni.it che sicuramente esiste e poi raccolgo 50.000 firme e vado in Parlamento a fare una proposta di legge, titolo:

Di' anche tu NO agli amici che vogliono farti accoppiare con altri loro amici.

La Noia

Questo post si chiama La Noia, perché io in questi giorni sono La Noia, con le iniziali maiuscole ma anche LA NOIA tutto in maiuscolo e in grassetto, già che ci siamo.

Mi sono messa in pari con i telefilm, ho guardato per l'ennesima volta 500 days of Summer facendolo durare il doppio per rivedere 10 volte la scena del karaoke e del balletto in strada stile Footloose e ho riguardato la mia collezione di commedie romantiche e film con i supereroi.
Ho recuperato i 487 post che dovevo leggere tra i vari blog accumulati durante l'"assenza".
Ho finito "A long way down" di Hornby e "Molto forte incredibilmente vicino" di Safran Foer, ora mi resta Dannazione di Palahniuk e poi non ho più libri nuovi e allora piangerò e supplicherò chiunque di venirmi a trovare e portarmi qualcosa. 
Ho letto i Vanity Fair arretrati. 
Ho riordinato il telefono cancellando vecchi messaggi e foto.

Mi serve un nuovo hobby, ho pensato, e stamattina ero tutta volenterosa: ho iniziato tre attività e le ho abbandonate tutte nel giro di 20 minuti per manifesta incapacità. 
Sia messo agli atti che sono una persona molto paziente.

Quindi: non posso uscire di casa e il massimo a cui riesco ad arrivare è il giardino, non posso fare sforzi quindi palestra e esercizi vari sono fuori discussione, non faccio dolci perché fa caldo e di accendere il forno non se ne parla e poi non li posso mangiare quindi non vedo perché debbano mangiarli gli altri. Farei le pulizie di primavera, se riuscissi a stare in piedi per più di 10 minuti.
Niente, morirò di noia: il mio cervello si rifiuterà di rimanere completamente vuoto e inattivo e le mie cellule si atrofizzeranno e morirò.

Però oh, ho perso 6 kg.
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