2014

Il 2014 è stato un anno particolare, un anno che non so giudicare.

È il primo anno in cui ho lavorato di un lavoro serio, tutti i giorni, con uno stipendio vero, basso ma vero. Mi sono ricavata il mio ruolo, ho affrontato cose che non pensavo di essere in grado di fare.
Sono andata a vivere da sola, dopo varie crisi, pianti disperati, momenti in cui pensavo fosse una cosa troppo grande per me, ma tutti prima. Poi l'ho fatto e ho imparato a fare la lavatrice e le pulizie anche quelle antipatiche, a cucinare e congelare, ad asciugare le lenzuola sui termosifoni.

Ho iniziato a correre e ce l'ho fatta, poi è venuto freddo e ho lasciato perdere.
Ho fatto una dieta nazista e perso 2 kg, poi sono arrivate le feste.
Non ho mai tagliato i capelli e non li ho mai avuti così lunghi e belli.
Non ho sofferto per amore, non mi sono mai innamorata per più di 5 minuti.

Non sono ancora riuscita a sistemare una cosa per me molto importante ma ho fatto un passo in avanti, così mi dicono,  e se lo dicono gli altri ci credo.

Nel 2015 vorrei fare un corso di yoga e tornare a correre, perdere 5 kg e smettere di trattare il cibo come uno sfogo. Vorrei trovare il coraggio di provarci con Andrea,  invitare più gente a casa mia, imparare a fare foto più belle. Vorrei che il mio blog diventasse più bello, vorrei limonare di più e vergognarmi di meno.
Vorrei un sacco di altre cose, vorrei vivere di più, vorrei risolvere quella cosa.

Io che guardo Star Wars #1

IV – Una nuova speranza

All’inizio ho avuto un attimo di spaesamento. Voglio dire, ero reduce dalla visione di Interstellar, e ritrovarmi a guardare un robot che fa il rumore della latta quando cammina e un bussolotto tipo bidone di latta che è evidentemente un antenato di Emiglio (il meglio) è stato un po’ traumatico, ma una volta entrata nell’ottica tutto ok. È stato tutto un continuo ehi ma questa musica la conosco / uh guarda giusto, c’era pure uno che si chiama Luke / aah ecco da dove viene Android, ooh ecco da dove hanno preso il robottino del logo / LA SPADA LAAAASEEER.

Praticamente quello che ho capito è che c’è Luke, biondino sciapo vestito da karate, triste e incompreso che si innamora a prima vista della prima ragazza straniera che vede (in pieno stile disney) e sogna di andare via di casa per realizzare il suo sogno (in pieno stile disney). Guarda caso tutta la sua famiglia muore (in pieno stile disney) e lui trova aiuto in un vecchio Wan Kenobi – ah già, anche questo l’avevo già sentito. Finiscono in un brutto bar, pieno di strani ceffi che sembrano pupazzoni con maschere da Halloween e fanno un sacco ridere, tra cui il famoso pelosone e un Harrison Ford d’annata coi capelli da Bon Jovi.

Punti che meritano una menzione nel mezzo della storia:
_ Far parlare a metà delle creature una lingua incomprensibile è una grande idea per quando non sai cosa fargli dire, e poi fa anche risparmiare soldi nel doppiaggio
_ Wan Kenobi che ha mal di stomaco dopo che distruggono un pianeta fa abbastanza ridere, anche se è una cosa molto brutta
_ Solidarietà al pelosone Chewbacca che fa il figo e ogni cinque secondi si passa le mani tra i *capelli*

Bla bla bla e la storia si fa un po’ più appassionante: ritroviamo Luke che cerca di salvare la principessa Leila e ovviamente si ricorda solo all’ultimo di mandare una nota vocale su whatsapp ad Emiglio il meglio che li salva tutti.

Finalmente ecco il buono contro il cattivo, LE SPADE LASER che fanno ssbsssgggg e cccchhssssscccc e Obi Wan Kenobi che sorride e subito dopo muore NUOOOOO COME MUORE e però forse non è veramente morto perché continua parlare a Luke che però è convinto di avere le cuffie che non funzionano, forse aveva anche lui la Telecom che qualche volta sei al telefono e inizi a sentire qualcun altro che parla da un'altra linea, e alla fine lo aiuta a salvare tutti.

Poi il film finisce con la principessa Leila che cambia pettinatura, secondo me è stato Wan Kenobi a suggerirglielo.

V - L'impero colpisce ancora

Il secondo film, che ricordiamo è il V episodio anche se è uscito per secondo (ma non pensano a noi che scarichiamo su torrent e ci tocca passare le ore su wikipedia a capire l’ordine giusto poi?), vabbè il secondo film inizia che sono tutti su un pianeta congelato che però si chiama Hoth e a quanto pare questa cosa fa molto ridere (AH-AH-AH. No, me l’hanno dovuta spiegare).
Mentre Leila è impegnata a fare la figa di legno, Luke che si annoia a stare sul divano con la borsa dell’acqua calda decide di andare a fare una passeggiata in mezzo alla neve e finisce attaccato da una specie di orso gigante. Allora Ian corre a cercarlo e quando lo trova per salvarlo lo mette al caldo dentro un animale morto. DENTRO UN ANIMALE, voglio dire, una cosa normalissima.

Finita questa scena che non c’entra niente con tutto il resto e di cui io e il cuscino tartan non capiamo il senso, torniamo a lottare contro il cattivo, a vedere la figa di legno e il birbantello che litigano ma tanto lo sappiamo tutti che alla fine vi amerete, a fare un po’ di effetti speciali che pare mio zio l’ultimo dell’anno quando spara i miniciccioli in giardino, torna il robot dorato dal nome irricordabile che sicuramente è gay, un paio di momenti di musica e di nuovo EHI MA IO QUESTA L’HO GIA’ SENTITA e via così. 
Ah poi c’è Luke che gioca a “Il bambino con il kimono d’oro” con Joda, che è un po’ E.T., un po’ Gollum e un po’ Splinter delle tartaruge ninja.

Nel mezzo ci sono io che penso a tutti i possibili crossover che si potrebbero fare, tipo Dart Fener che chiama l’ammiraglio e compare Adama di Battlestar Galactica, oppure Joda che dice “tu avrai a che fare con il fato” e ta-dààà inquadratura del monte Fato.

Poi c’è il momento bellissimo in cui parlano del famoso Lato Oscuro, quello pieno di biscotti per capirsi. Sparano un po’, poi c'è uno che si chiama Lando come i supermercati che fa il minchione, Ian che viene congelato e finalmente ecco Fener e Luke in versione spadaccini e ZAC via la mano e arriva il momento “LUKE IO SONO TUO PADRE”, l’unica scena che conoscevo perché dodicimila meme hanno lasciato il segno.
E però Luke non è contento, cioè incontri tuo padre dopo milioni di anni e zero, scappa via con la sua faccia storta e una sola mano. Però poi la mano gliela ricostruiscono e questa è la vera delusione, io che già mi aspettavo il predecessore di Jaime Lannister.

E poi basta, finito così, senza fine e con molto fastidio.

VI - Il ritorno dello Jedi

E allora c'è Luke, che dal primo film sembra invecchiato di 20 anni e invece Wikipedia mi dice che sono solo 6, che si sente buon samaritano e nonostante sia un po' gelosino decide di andare a salvare Ian, che per tutto quel tempo è rimasto congelato dentro la grafite, e anche con un espressione un po' così diciamo, non proprio furba.
La successiva mezz'ora è quella che mi ha probabilmente fatto uscire 15 nuove rughe d'espressione, perché erano tutti brutti, ma così brutti che ho passato tutto il tempo con il naso arricciato e la bocca schifata: a partire dal viscido Jabba al tizio con i tentacoli che escono dalla testa.
A salvare Luke è Leila *momento d'ammore*, che però poi viene imprigionata tra le schiave del viscidone, e costretta a mettere un costumino che chissà quante seghe ha provocato tra i nerdoni in questi trent'anni.
C'è un po' di lotta di creature schifose in mezzo al deserto, Luke tira fuori la spada laser nuova scintillante che fa tutto un altro livello di sssggccssscchhh e alla fine i nostri eroi riescono a scappare.

Siccome questa storia ci ha annoiato, torniamo a Luke versione alunno che va dal maestro Yoda che però è stufo, c'ha 900 anni, E MUORE. Allora rispunta Wan Kenobi e *momento beautiful* Luke, dall'argentina, la tua sorella gemella, è quiiiiiiiiiii. Ed è Leila, per la cronaca. Io e l'orsetto Orso non ce l'aspettavamo questa, lo dobbiamo ammettere.
Poi Luke scopre che dovrà affrontare di nuovo suo padre, e che i cattivoni stanno costruendo una nuova Morte Nera ancora più nera. CHEPPALLE.

Allora vanno tutti sul pianeta Boh (non me lo ricordo) per rovinare i piani ai cattivoni, e lì trovano questi orsetti carini e pucciosi che si chiamano Ewok e che prima sono cattivi ma poi scambiano Emiglio il meglio per un loro dio e diventano buoni.
Qui c'è l'unica scena che mi abbia fatto ridere in tre film, e cioè un orsetto che fa tipo il lazo con una corda e si auto-impiglia e cade. Tenerello.
Durante la lotta ho avuto anche un momento di gasamento da *ehi ma questa sembra la musica di Harry Potter*.

Ma arriviamo al finale che tutti stavano aspettando, Luke incontra di nuovo il suo papi e spade laser bssssggghchhhhh "Luke, vieni dal lato oscuro! Ti hanno imbrogliato e non ci sono i biscotti, ma ci divertiamo un casino!" - "No papi io sono buono! E poi papi hai anche una figlia lo sai?" - "Ah, allora che minchia me ne frega di te, mi prendo lei che è anche più figa!" e ZAC via la mano del papi. Ce l'avevano su questi con il tagliare le mani.
A questo punto l'imperatore, pure lui brutto forte, decide di dare un paio di scossette a Luke e Dart riscopre l'istinto paterno e tac, gli da una spintina e lo butta giù dalla nave. Proprio adesso che è tornato buono ovviamente Dart muore, si toglie la maschera e ci fa vedere che anche lui a bruttezza è messo bene e buuàààà finito ci salutiamo tutti piangendo.

***

Sì, mi sono accorta che non si capisce se alla fine mi son piaciuti o no.
Facciamo così: sospendo il giudizio fino a quando non avrò visto anche gli altri tre, perché se dovessi parlare ora, ehm, forse non sono abituata alla fantascienza così "vintage", forse il fatto di non averli visti da bambina mi ha tolto un po' della *magia* di cui tutti parlano. 
Non li riguarderò, ecco.

Io che guardo Star wars

Sono un sacco di anni che mi metto in testa che devo farmi una cultura sui classici, quelle cose che ti sempre escluso perché non l'hai mai visto o letto, film o libro che sia. Mi vengono in mente scrittoroni come Tolstoj o Jane Austen, i più recenti Franzen, Roth, Foster Wallace, gente di cui tutti parlano e di cui io ehm, sì, boh. Ce li ho tutti sul kindle da tempo, ma ogni volta preferisco altro. Ho anche provato comprando Anna Karenina di carta, con una copertina morbida carinissima e devo dirti scusa Anna non so che tipo sei, magari ti offenderesti pure a sapere che ti ho preferito Lena Dunham, ma ora sono tutta tua.

Per quanto riguarda i film mi ritengo espertissima di commedie romantiche [o almeno mi ritenevo tale, ma questo è un altro post, quindi tipo per il prossimo mese parlerò solo di film] e abbastanza di supereroi, anche se in realtà in questo caso mi piacciono quelli, e quelli continuo a riguardare. Mi mancano però grandi film, alcuni anche molto vecchi, che per molti sono storia e che vorrei da sempre recuperare: tutto Al Pacino e De Niro, tipo Toro Scatenato, Taxi driver, Il padrino, ma anche classiconi come Via col vento e La mia Africa, i primi di Woody Allen e una serie lunghissima di molti altri, anche meno seri, tipo Indiana Jones e Ritorno al futuro. Una mia compagna dell’università per un compleanno mi regalò dei dvd per aiutarmi nel mio progetto: Kill Bill 1 e 2. È arrivato ora il momento, Alessia, di dirti che teste mozzate con la spada, occhi che rotolano per terra e sangue che esce dal petto stile idrante dei pompieri non erano esattamente la mia idea di *film classico*. Non ci metterei proprio del tutto Tarantino, se non – forse – per Pulp fiction, che infatti non ho visto.

Ovviamente della mia lista non ne ho ancora guardato uno.

Nel frattempo ho rivisto 28 volte 500 days of Summer (no, sicuro di più) e Love actually (anche fuori stagione), innumerevoli volte Batman e sono andata in fissa con film nuovi come Now is good, The perks of being a wallflower e Begin again, ma mai che mi sia venuto in mente di aprire la cartella “da vedere” sul pc.

Se non che, qualche giorno fa è uscito il trailer del nuovo Star wars, e tuttituttitutti ne parlavano in tutti i luoghi e tutti i laghi. Commentano la spada luminosa. Fanno battute che non capisco, creano meme e ridono un casino e io no. IO NO. Quale motivazione migliore può spingermi a fare qualcosa, se non il fatto di sentirmi per l’ennesima volta esclusa? Esatto.

Eccomi quindi qui con la cartellina “Star wars” aperta, pronta a partire, anzi pronta a chiedere all’amico nerd [ciao Stefano!] è giusto l’ordine? Li guardo così? Perché ovviamente sono duemila film. Ok sei, che sono comunque tantissimi, è quasi come Harry Potter, voglio dire.

Per la cronaca, Stefano mi dice di guardarli nell’ordine solo se conosco bene la storia “essendo film molto vecchi e di cui tutti parlano facile che sai già benissimo cosa succede, altrimenti se guardi prima i nuovi e poi i vecchi ti spoileri qualcosa”. Poi ha aggiunto anche delle cose che mentre parlava sembrava stesse venendo, ma vabbè, non importa.

Per la cronaca, quello che io conosco della storia è che c’è un tizio vestito di bianco tipo profeta, uno peloso, un robot bianco e un robot nero che si chiama Darth Vader e anche Darth Fenner e che è papà di qualcuno, quindi devo guardare prima i film IV, V, VI, e poi I, II, III. 

Devo ancora iniziare, e già niente ha senso.

Il maledetto open space

Quanto può essere brutta la vita nell’open space lo capisce solo chi ha lavorato in un open space.

Sì certo, alzare gli occhi dal pc e vedere facce umane è bello, puoi distrarti e fare due chiacchiere con i colleghi, qualche volta ritrovi quell’atmosfera di fare tutto insieme come durante i lavori di gruppo che era tanto bella [i commenti “uuuh io li odiavo” saranno bannati dall’internet intero].

Poi ti ritrovi la capa che si sente sola nel suo ufficio e ha voglia di chiacchierare e viene col suo bel black-berry a sedersi accanto a te e chiacchierare con la gente che hai intorno. In più ti ruba la penna blu, penna che tu hai con tanta fatica scovato in un’azienda sovrappopolata di penne nere. 
Una legge tutte le e-mail ad alta voce e ad alta voce fa la telecronaca di tutto quello che fa “devo segnare questo nell’agenda / Adesso rispondo a X / Poi ho la riunione con Mario, poi con Gino e poi con Piero”.
Quello soprannominato Direttore generale perché un sacco umile, che esce dal suo ufficio [singolo, ndr] e dotato di porta, sbraitando e sbuffando e bestemmiando, come se lavorasse solo lui. 
Quella che telefona in vivavoce, a un collega che si trova in una stanza a dieci metri di distanza. 
L’avvocata [anche lei dotata di ufficio singolo], che telefona girando intorno alle scrivanie. 
Quello che camminando fa più rumore di tutti i Signori dei cavalli di Rohan messi insieme. 
Il capo per modo di dire che non ha mai voglia di far niente e come un’ape sui fiori passa di scrivania in scrivania a chiacchierare. 
Quella che cammina in giro facendo scattare il tappino della penna alla velocità con cui un colibrì sbatte le ali. 
Quella che ha caldo, lavora in canottiera e apre tutti i finestroni nonostante ci siano 5 gradi. 
Quello che ha i cali di zucchero ed apre una merendina o un sacchetto di biscotti ogni mezz’ora. 
Quella che passa e fissa i computer di tutti.

Quella che passa 10 volte. E 10 volte ti dice ciao. E tu 10 volte le devi sorridere.
Ciao
Ciao
Ciao
Ciao
Ciao
Ciao
Ciao
Ciao
Ciao
Ciao

Genti che mi danno fastidio

* Genti che quando beve si sente glu glu, che pare stia deglutendo la pastiglia più grande del mondo e invece magari è un bicchiere d’acqua. Ma anche la gente che beve l’acqua dalla bottiglia tipo con la bocca un po’ aperta e vedi l’acqua che passa dalla bottiglia alla bocca.

* Genti che quando ti parlano invadono il tuo spazio vitale, ti si siedono vicini o ti vengono vicini con la faccia che ti fanno sentire il loro respiro. Non parliamo delle Genti che ti toccano perché non ne possiamo più.

* Genti che telefonano e parlano a voce normale/alta. Che stiano parlando con la moglie per fare la lista della spesa, che stiano spettegolando con l’amica, raccontando che il figlio di 18 mesi sa contare fino a 100 in inglese o com’è andata la gastroscopia fatta il giorno prima. Sarà che con il telefono ho un rapporto un po’ avverso, che sono impedita e mi vergogno a telefonare, che per fare qualsiasi telefonata faccio i viaggi e mi assicuro di essere almeno a 20 metri da qualsiasi essere umano che possa sentirmi.

* Genti che non camminano con i piedi dritti ma li butta verso l’interno o l’esterno, tipo, che poi le scarpe non sono rovinate solo sulla parte della suola ma anche un po’ sul lato, perché il tallone poggia lì. Mi so’ spiegata? No vero.

Quando finiscono le serie

Qualche settimana fa ho finito Breaking bad.
Avevo provato a guardarlo più di un anno fa, e l'avevo interrotto dopo 2-3 puntate perché mi faceva troppo fastidio sentire lui che scatarrava ogni 5 secondi. Non che fossi rimasta folgorata, altrimenti magari abbassavo il volume e sopportavo, ecco.
Quand'è finito l'ho ricominciato, un po' perché ero stufa di sentire parlare di capolavoro senza capire, un po' per tutti i premi che ha vinto, un po' perché mi piace guardare le serie quando sono finite per potermi fare le maratone. È una cosa che sto facendo molto adesso che non avendo la connessione internet a casa trovo difficile seguire le serie in diretta.

Sono abbastanza sicura nel dire che tra le serie che ho visto [e sono un bel po'] è l'unica finita bene, nel senso che ha un bel finale e non ti fa rimpiangere il tempo perso a guardarla. Addirittura, caso più unico che raro, è veramente l'unica che migliora con il passare delle serie, con un'ultima serie molto bella, molto più bella della prima.

Ho pensato allora alle mie serie preferite, ai loro finali.

Lost per prima, che io - mi scusino gli appassionati - continuo a preferire a tutte nonostante una quarta e una quinta stagione brutte, una sesta inizialmente brutta e poi così così, e un finale che boh, non si sa, ma che mi ha fatto piangere tanto. Avrebbero anche potuto non fare un finale e io l'avrei amata lo stesso grazie alla terza stagione, al finale della terza stagione, a "Not Penny's boat".

Poi mi viene in mente Friends che però è una comedy ma diversa dalle comedy di adesso. Non saprei dire se le serie sono andate peggiorando con il passare degli anni, ho visto tutte le puntate così tante volte e sempre a caso che non so più nemmeno cos'è successo prima e cosa dopo. No perché c'è una legge che dice che se becchi una puntata di Friends a qualsiasi ora, in un canale qualsiasi, qualsiasi cosa tu stia facendo, tu la devi guardare e devi ridere e poi essere felice per almeno un paio d'ore. Comunque dicevo, il finale sì, è bellissimo.

Fringe è una serie anomala perché parte noiosa, diventa bellissima e poi ti porta al punto che vorresti abbandonare tutto e insultarli tutti ma non lo fai solo perché vuoi troppo bene a Walter e a Gene, e sai bene che nonostante delle brutte puntate, quello è uno dei personaggi migliori che vedrai mai.

Prison break ha un evoluzione velocissima che va dal geniale delle prime due serie al MA PERCHÈ delle ultime due, e un finale che ti fa venire voglia di omicidio.


C'è poi il capitolo doveva finire con almeno tre serie di anticipo:

Prima di tutte How I met your mother che ha subito un'evoluzione tipo bello-geniale-bello-che ridere-ehm-aiuto-basta-basta basta ti prego basta. All'agonia delle ultime serie si aggiunge un finale che ti fa capire che avresti potuto passare tutto quel tempo in modo più produttivo, per esempio spolverando le foglie delle piante che hai in terrazzo.

Stesso discorso per Dexter, il finale neanche me lo ricordo, ma credo che a quel punto uno qualsiasi sarebbe stato accettabile.

Del fatto che True blood fosse finito me ne sono resa conto alcuni giorni dopo aver visto il finale.

Ad honorem, ancora prima che finisca, infiliamo in questo capitolo di diritto anche Grey's anatomy che continua a trascinarsi e che basta, basta, non ne possiamo più. Tanto siamo tutti d'accordo che non ha più senso, non dopo *quel* season finale,

Come vorrei vestirmi quest'inverno: due idee applicabili

Eh lo so, bel titolo, era solo per specificare che sì, anche a me piace pinnare jeans strappati con tacchi a spillo e camicine. Ma ormai è inverno e fa freddo e mi sono resa conto di avere poche cose o meglio, poche cose che mi piacciono, quindi giro per i negozi cercando.

Per il 90% del tempo, in cui voglio fare l'ometto:
jeans/pantaloni skinny, maglione ciccione, scarpe da uomo o biker
colori: nero, grigio, blu, bordoeaux, verde bottiglia


Per quel 10% del tempo in cui ho voglia di sentirmi una femminuccia:
vestitino leggero, cardigan ciccione, calze pesantone, stivaletti [cercasi ANCORA simil pistol boots a prezzo decente]
colori: come sopra, variante per il vestitino in stampe "da vecchia" floreali o tipo pigiama

La proprietaria del telecomando

Ieri sera sono tornata a dormire a casa dei miei. Sono uscita la mattina chiudendo la porta a dieci mandate, con la mia borsina con il pigiama e i trucchi e il cambio per il giorno dopo e uscita da lavoro sono andata direttamente lì.

Come ogni volta che torno a mangiare abbiamo cenato con “qualcosa che lei non mangia mai”, dopo cena tutti seduti un po’ a parlare come al solito, come prima, e a un certo punto è successa una cosa strana: ho spento la tv. In realtà non è strano che io abbia spento la tv ma è strano che, dopo averla spenta, ho pensato “ops adesso qualcuno si incazza perché l'ho spenta". Fare quel gesto, premere quel tasto, mi è sembrata la cosa più normale del mondo, mentre subito dopo mi sono sentita per la prima volta come una che non vive più lì.

Sul letto ci sono le lenzuola pesanti e le coperte, anche se sono andata via ad agosto, in doccia ci sono il mio shampoo e il mio balsamo, ho un paio di ciabatte in camera e uno spazzolino nel bicchiere sul lavandino, ma è coperto con il cosino in plastica perché non si impolveri.

Di solito torno a pranzo la domenica, che la domenica è sempre un po’ noiosa, sto lì il pomeriggio e poi vado a spritz o torno a casa e mi faccio il pomeriggio relax tipo maschera-scrub-ceretta o film e the.
Pausa pubblicitaria: Begin again [Tutto può cambiare], film molto carino, un po’ romantico un po’ no. C'è la musica, c'è New York e ci sono gli appartamenti newyorkesi da copiare, se avete bisogno di qualcuno di cui innamorarvi ci sono Adam Levine e Mark Ruffalo, se come me vi innamorate di più delle protagoniste femmine c’è Keira Knightley, bellissimamente vestita da tom boy. The end.
La settimana scorsa ho chiamato per chiedere se potevo andare sabato e non domenica e mia mamma mi ha risposto che non ho bisogno di chiedere per andare, salvo poi commentare “Ah avevo preso le tagliatelle ma se vieni sono poche, farò qualcos’altro”.

Non l’hanno capito bene loro, non l’ho capito bene io.
Però non mi sento più proprietaria del telecomando.

Sono andata via davvero.

La carta dei libri profuma, ma a volte taglia anche le dita

“Non riuscirei mai a rinunciare ai libri, al piacere di girare le pagine, di mettere il segnalibro, di fare le orecchie alle pagine dei miei passaggi preferiti, di riporre i libri una volta terminati, di spostarli come oggetto di arredamento e riordinarli per autore, per titolo o per colore a seconda dell’umore. Non potrei mai leggere su uno schermino così asettico, impersonale, rinunciare al piacere di annusare la carta”.
Oh quante volte me l’hanno detto. Quante volte mi sono sentita trattata come una rappresentante di Scientology che cerca di portarti sulla strada cattiva. Ora io mi chiedo, cosa cambia? Non è forse il contenuto la cosa importante di un libro? Sono una brutta persona se leggo 50 sfumature di grigio su carta e orripilante se la leggo su e-book? Sono una bella persona se leggo Jonathan Franzen su carta, meno bella se lo leggo in e-book? 
E SE LI AVESSI TUTTI E DUE? Questa non ve l’aspettavate eh.

È il momento di alcune rivelazioni scottanti.

Noi lettori che usiamo l’e-reader non siamo persone inferiori. 
Ci piace leggere tanto quando piace a voi feticisti della carta. Ci piacciono anche i libri di carta, vogliamo tanto bene ai libri di carta.

Ora ci vado giù pesante, quindi SEDETEVI, RESPIRATE: una cosa non esclude l’altra.

Voglio una libreria per metterci sopra i libri, perché pur avendo avuto un Kobo e avendo ora un Kindle HO DEI LIBRI. Ho comprato in passato dei libri, me li hanno regalati, NON SONO UN’ERETICA. 
Ma fermi perché diventa ancooora più scottante: sono alcuni anni che ho un e-reader, eppure continuo a comprare libri di carta. Giusto ieri ho comprato Anna Karenina con la copertina carina imbottita. 

WHAT? TU MICHELA NON RIPUDI LA CARTA? 

Ma vogliamo proprio esagerare? La buttiamo in vacca? E buttiamola in vacca: mi è capitato di leggere un e-book e alla prima occasione comprare lo stesso libro di carta, a volte l'ho semplicemente messo in libreria, a volte l'ho riletto su carta. MA PENSA UN PO’.

Ma poi, voi veramente annusate la carta?


Kobo vs. Kindle: recensione ignorante

Un po' di tempo fa ho ucciso il mio amato Kobo facendolo cadere sulle piastrelle del marciapiede. Non era la prima volta che mi cadeva in realtà, ma si vede che stavolta era stanco di vivere e ha preferito lasciarsi andare. Aveva solo un anno e mezzo, porino.
Ho resistito un paio di settimane, mi sono portata un libro "vero" in treno ma non ce l'ho fatta e ho dovuto sostituirlo.
Mi sono trovata benissimo e l'avrei ricomprato identico, se non fosse che sono una persona facilmente influenzabile e quindi ma sì, cambiamo, ascoltiamo leggenti che "aaaah il Kobo brrrrr il Kindle è mooolto meglio]. E allora compriamo il Kindle.

Era quest'estate che ho iniziato a scrivere questo post, e ho aspettato di usarlo per bene per farmi un'idea precisa. Avrei potuto scriverlo appena scartato, perché la mia idea non è cambiata.

Fino ad ora, posso dire che la cosa migliore del Kindle è la consegna: comprato di domenica con consegna gratuita quindi 3-5 giorni, doveva arrivare giovedì ed è arrivato martedì. L'unpacking è stato un momento di puro sconforto, perché mi sono resa conto che il Kindle HA I TASTI. I tasti, ma cos'è, il medioevo? Volevo quasi restituirlo e prendere il Paperwhite che essendo oggetto del tempo presente è touch, ma ho resistito pensando che mi sarei abituata [e che non volevo spendere il doppio dei soldi].
Risultato: mi sono abituata a metà. Mi sono abituata a usare i tasti sui lati per girare le pagine, ma ancora non mi è entrato in testa che non devo premere a sx per tornare indietro e a dx per andare avanti ma entrambi i tasti sono da tutti e due le parti.

Il Kindle vince, ma veramente di poco, per reattività: mi sembra più veloce quando si gira pagina e rimane meno "l'ombra" della pagina precedente quando si cambia.
Il Kobo vince alla stragrande per l'archivio dei libri: molto più ordinato e chiaro di quello del Kindle che praticamente non esiste, c'è un elenco di titoli e boh non si capisce niente. In più il kobo segna i libri che hai già letto, la percentuale di lettura di ognuno e ti permette di ordinare i libri in cartelle.

Una delle cose che mi piaceva più fare con il Kobo era sottolineare e tornare a leggermi le frasette, cosa un po' copiata dai libri di carta, che i miei son pieni di orecchie e sottolineature (a matita eh). Col Kobo basta tenere premuto un po' e parte la sottolineatura, sul Kindle è talmente complicato che ho smesso di farlo. Sul serio, non sottolineo più. Senza contare che le sottolineature finiscono nel mezzo dell'elenco dei libri, che non capisco che senso abbia.

Ovviamente, OVVIAMENTE, qualche settimana dopo averlo comprato, è uscito il Kindle base touch a un prezzo simile a quello del Kobo touch, anche se sul sito c'è una cosa sul delle "offerte speciali" che non ho capito, e che se non vuoi costa 20 euro in più. Cioè boh.

Comunque, questa storia è partita male, io sono ancora innamorata del mio Kobo e non riuscirò mai a voler bene a questo Kindle, mi spiace.

E se dovessi ricomprare un e-reader, beh, s'è capito.

Sono andata da Zara e ho provato un paio di jeans taglia 40

Decidere come vestirsi quando non ti piaci tantissimo è una cosa difficile. È difficile perché si tratta più di coprirsi che di vestirsi, perché quello che ti piace non ti sta bene e quello che ti sta bene non ti piace, perché quella volta che decidi di smettere di pensarci e andare in un negozio e vuoi comprare, prendi un paio di pantaloni e ti accorgi che non ti vanno e ti viene il malumore e allora tanto vale tornare a casa, che tanto per le due settimane successive non ti piacerà più niente. Oppure ti puoi buttare su scarpe e borse, che quelle non danno di questi problemi.

Succede qualche settimana fa che vado da Zara con tutte le buone intenzioni, provo un paio di pantaloni della mia solita taglia e T COME TRAGGEDIA NON SI CHIUDONO. Panico, io che lancio tutto in aria e corro fuori dal camerino scavando una scia con la pesantezza del mio passo, depressione e, infine, decisione definitiva di abbandonare ogni tipo di shopping.

Ovviamente c’è un periodo di tempo limitato in cui una femmina è in grado di resistere senza parlare di vestiti, e quindi ecco che arriva amica1 che ti mostra le scarpe, amica2 che non sa come vestirsi, aggiungi che ogni mattina apri l’armadio e ti viene la tristezza perché hai in tutto 5 cose e di quelle 5 ne usi 3, ecco che torni alla ricerca sul web e al compilare liste di shopping.

Ed ecco quindi che ieri torno da Zara, cerco e trovo il cardigan ciccione visto sul sito che [per sua fortuna] è taglia unica e raccolgo quasi con indifferenza un paio di jeans a caso, che si sa, i jeans sono il vero nemico perché se sono poco elasticizzati stanno larghi e se sono troppo elasticizzati fanno effetto salame. Provo i jeans e MAGIA, SONO LARGHI. Questa scena è stata ripetuta per una serie X di volte, con io che mi rimetto i miei pantaloni ed esco a recuperare una taglia più piccola finché arrivo alla taglia 40. 
La fine a questo punto è ovvia no? Io che compro quei jeans in tutti i colori esistenti.
EINVECE.
E invece son dovuta correre via senza jeans perché ero in pausa pranzo e rischiavo di non timbrare in tempo, torno la sera subito dopo lavoro, prendo i jeans in tutti i colori per sicurezza, perché li avevo provati velocemente e stavano bene ma non si sa mai e *rullo di tamburi* mi stanno male. 
La magia è finita e io sono ancora senza jeans.
The end.

E però il cardigan ciccione è bellissimo

La cena da soli si può

Essere da soli, tornare a casa alle 19 quando va bene e non voler mangiare solo 4 Salti in padella e simili perché, in ordine sparso:
- Sono per la maggior parte schifezze e tu stai cercando di fare un po' di dieta e quindi cerchi di mangiare bene
- Sei intollerante a qualcosa e stufa di stare sempre a controllare gli ingredienti contenuti nei piatti pronti
- Cucinare ti piace, anche se magari alle 19:30 non sei al culmine della creatività e della voglia
- Il take-away e i piatti pronti costano 4 volte il costo di prepararti quello stesso piatto da sola, e tu per l'inverno hai assolutamente bisogno di almeno due nuove paia di scarpe, possibilmente tre.

Sto lentamente sviluppando l'arte del preparare cose semplici ma buonine e anche leggerine in tipo 15 minuti massimo. E sporcando poche cose, perché poi a lavare i piatti sei sempre tu. Il tempo di togliersi le scarpe e infilare gli ugg brutti che scaldano i piedi, mettere sulla tv la chiavetta con l'ultima puntata di Battlestar galactica, chiamare la mamma per farle sapere che non sei morta e hai anche pagato la bolletta in tempo quindi non ti arresteranno.

Vorrei scrivere un ricettario, ma mi sa che esiste, anche se quando penso alle ricette mi vengono in mente ricette di cose obese come toast-open face con avocado e salsa di gamberetti, gnocchi di zucca o cous cous e dessert di crema al caffè, ma in realtà sto mangiando un po' tristino a causa della dieta, e cerco di illudermi di mangiare gustoso instagrammando la crema di carote come se fosse una cosa gourmet.
La triste verità è che sono ancora euforica per la grande scoperta di poter cuocere le verdure al vapore con il microonde, tutto merito di Stefano, che lessa le patate in microonde in *effetto vincita* 7 minuti. Il trucco è mettere le verdure su un piatto e coprire con un coperchio di quelli appositi in microonde o con una ciotola rovesciata, i minuti di cottura dipendono dalla dimensione di quello che si vuole cuocere, per una patata abbastanza grande sono arrivata a 8 minuti.
Ma perché limitarsi alle patate dico io, e ieri sera ho cotto del cavolo in 4 minuti 4, e senza fare tutta la puzza che si fa di solito. Per le carote bastano 3 minuti se tagliate a rondelle o bastoncini, 5 se intere, le zucchine uguale ma anche meno, che son buone croccantine. La capiamo la grande innovazione?
Mentre la verdura si cuoce e raffredda, poi ho tutto il tempo per preparare il petto di pollo al limone, la bistecca alla piastra, il filetto di merluzzo con la salsina di pomodoro che è più buono, due uova in modi modi a caso, tanto son sempre buone. I wurstel no, quelli no, perché dopo aver gugolato "come si producono i wurstel" la mia vita è cambiata.

Faccio anche in tempo a mettere su una mela cotta per il dopo-cena, che l'illusione di qualcosa di dolce per dessert aiuta sempre.

DIY il tavolino azzurrino fico

L'idea di partenza era comprare un cubino bianco e aggiungerci i piedini per fare il tavolino nella foto dell'ultimo post, neanche a dirlo, è uscita una cosa completamente diversa.
Vagavo spaesata per il Leroy Merlin posando ogni tanto lo sguardo sui commessi forzuti quando ho visto queste cassette di legno carine, che secondo me potevano andar bene al posto del cubino bianco. Mi avvicino a una commessa e chiedo "Se volessi mettere delle gambe a questa cassetta, cosa potrei usare?" e la signorina mi guarda costernata, alzo le mani e mi allontano con sguardo sconsolato ma anche provando un po' di pietà per lei, che evidentemente non ha idea di cosa sia Pinterest.
Chiamo il papà e dopo un acceso dibattito conveniamo che trovare dei piedini come li voglio è impossibile, che farli fare costerebbe quattro volte la cassetta, che perché non me compri due e le metti assieme?

E quindi questo è accaduto: ho comprato due cassette e ci ho staccato le astine che facevano da piedino, ho incollato i due "culi" con una very strong vinavil e poi ho pitturato con la vernice spray azzurrina solo la parte esterna.
È uscito questo tavolino con due buchi da una parte e dall'altra, dove ho posizionato le riviste e dall'altra parte il plaid arrotolato.
Ed è bellissimo.
Bellissimo bellissimo proprio un sacco Pinterest.

L'odore della vernice non è ancora andato via ed è buonissimo, me lo sniffo la sera mentre sto sul divano e mi faccio dei viaggi checciao.

Dream home, molto dream

Mentre i miei infilano in ogni discorso frasi come ma se fra un anno torna a casa / ma sì, è una prova / magari non dura e perfino la padrona di casa continua a dire provi, se poi non ti trovi fra un anno torni a casa, e io inizio a pensare che lei non mi ci voglia lì, che sia per quello che trova sempre un motivo per tornare e che il figlio non è ancora venuto a riprendersi la bici dal garage.

Mentre loro fanno i loro pensierini, io continuo a sognare di cambiare la "mia" casetta. Certo, ormai mi sono abituata alla sedia impagliata vecchia e brutta messa vicino alla porta per appoggiare la borsa e il giubbino, al copri-divano per non rovinare la pelle che attenta, è bianca, e signora mia, cosa compri un divano bianco per una casa che vuoi dare in affitto, alla televisione poggiata sul comodino perché tanto vicino al letto ne basta uno solo.
Ho iniziato a drogarmi, e la mia droga sono i siti d'arredamento, il mio migliore amico è Dalani.it, che il giorno che ho finito i GB e l'app non mi caricava la foto volevo entrare in tangenziale in contromano. Ehi Dalani dai, non vuoi fare una collaborazione con una blogger? No eh, vabbè. Pinterest neanche a dirlo, maledetto lui e le sue case tutte bianche e nere, le poltrone marroni in pelle invecchiata, le sedie in legno tutte colorate, i davanzali pieni di piante grasse.

*****

Quello che vorrei, prima di tutto, è una libreria. Cioè in realtà 14 librerie. In effetti non vedo perché debbano esistere i tavolini, i comò, gli armadi, quando possiamo avere librerie, scaffali, cubetti componibili dove mettere la roba.

Vicino alla porta, invece di quelle brutte due sedie messe solo per riempire il vuoto ci starebbe Lei, la libreria immensa che arriva fino al soffitto e lunga lunga lunghissima. Ok, ho meno di due metri di spazio ma l'idea comunque è di riempire tutto. La vorrei con i buchini asimmetrici, per metterci non solo i libri ma anche Gianna la pianta grassa morente e la nuova pianta grassa a cui ancora non ho dato un nome. Mi piace bianca ma se fosse bianca vorrei metterci sullo sfondo della carta da parati con delle stampe tenui, tipo righe o un broccato bianco o beige, oppure anche stampe tutte colorate per fare un effetto un po' a cazzo, oppure mi piacerebbe in un colore pastello, azzurrina, verdina, pesca, giallina, e no rosa no. Rosa no.


Oppure si potrebbe fare una cosa più soft e mettere uno scaffale più piccino, o più di uno di quelli a forma di scaletta uno accanto all'altro, magari tutti di colori diversi.
Oh bellina la pianta che pende dal soffitto, chissà se riesco a farlo sul travo che regge il soppalco senza uccidermi.


Soluzione softissima sarebbe un mobilino più basso, questi sono carini, con quei piedini che fanno un po' mobile vecchio della nonna e un po' svedese. Certo la mia idea era occupare proprio tutta la parete libera e uno di questi non basterebbe, però ci possiamo mettere dietro sulla parete un bel poster gigante, magari di un film, e qualche quadro appoggiato che ora boh, i chiodi pare siano in via d'estinzione e protetti dal WWF perché non se ne vedono più di quadri attaccati alle pareti ma si avvistano solo esemplari appoggiati alle mensole. Accanto uno sgabello o una sedia in ferro come quella qua sopra, ovviamente di quel colore che sappiamo essere il colore più bello del mondo.


Un mobilino così ci starebbe anche in camera, davanti al letto e vicino allo specchio. Ovviamente dovremo sostituire lo specchio orrendo della proprietaria con uno grande e alto da appoggiare alla parete un po' in obliquo. Magari la pitturiamo di un colore pastello, tipo azzurrino o pesca, che richiama la parete dove è appoggiato il letto. Oppure ci sta una libreria più piccolina e classica, di sopra i mobili son tutti bianchi quindi mi sa che sul bianco ci tocca cascare.
Già che ci siamo mi piace anche la poltrona, questa però la mettiamo giù ad angolo col divano.


Ma che non li vogliamo mettere due cubini nel resto della casa? Tipo questo è tanto bellino che sul lato mi ci verrebbe da disegnargli in nero gli occhi e la bocca [IDEONA]. Però di nuovo, non bianco, perché fate tutti i mobili bianchi che ansia. Dentro ci mettiamo i Vanity fair e i libri del momento e però compriamo un sotto tazza eh, che la cosa di non rovinare i mobili non vale mica solo per quelli della proprietaria.


Per ultimo, due cubini per metterci sopra la tv, li possiamo fare neri o è troppo dark? No dai, questi li facciamo grigi, ci mettiamo sopra accanto paio di candele finte, perché le candele son carine ma i profumi mi danno fastidio, Oppure una bella palla con il pesce rosso, che in questa casa il pesce rosso mi manca e magari poi quando mi devo sfogare ci posso fare i discorsi. Nel frattempo io vedo di lavorare anche sul tappeto peloso e su un po' di cuscini obesi. E su un pouf, ovvio che serve un pouf.


Vabbè io il carrello l'ho riempito, aspetto il corriere eh.

#frigna

Negli ultimi giorni tre persone mi hanno detto che sembro sbattuta, mi hanno chiesto se qualcosa non va, se sono triste. Finivamo di mangiare ed ero stata un po' in silenzio perché boh, non lo so, e l'Elisa mi chiede se sono triste, e mi sono ritrovata a pensare fortissimo "no non piangere adesso non piangere adesso". E il perché non lo so.
Come qualche settimana fa, si lavorava in cucina coi due cuochi, lavorare in cucina è divertente, e loro mi prendevano in giro e io li prendevo in giro tutto come al solito. Solo che a un certo punto mi sono messa a piangere.
Tra parentesi, bellissimo vedere le reazioni diverse tra o miei colleghi uomini, uno che ha preso a ignorarmi, l'altro tutto "cosa c'è dimmi ho fatto qualcosa". Neanche a dirlo, tutte e due sbagliate in quel momento.
Non lo so perché mi è venuto da piangere quel giorno, all'inizio ho dato la colpa al ciclo, ma poi non lo so.
Non mi succede mai quando sono sola. Mi succede solo con gli altri, quando mi chiedono come va, quando pensano che ci sia qualcosa che non va.
E mi sa che c'è.

Last night Jennifer Aniston filmography saved my life

È un periodo incasinato, triste, depresso, incasinato. E quando io sono incasinata, triste, depressa e incasinata una delle poche cose in grado di tirarmi su sono le commedie romantiche.
Le commedie romantiche sono belle, sono positive, sono confortanti e ultimamente ho praticamente riguardato il mio intero archivio, in alcuni casi più volte.
Mi sembra giusto quindi condividere il mio sapere con il mondo, perché tutti hanno bisogno di sapere quali sono le commedie romantiche giuste per superare i momenti di crisi, che là fuori ci sono un sacco di film demenziali che fanno solo finta di essere ok, e non bisogna cascarci.

Allora riassumiamo: abbiamo la listona di "Non ci sono più le commedie romantiche di una volta", e i vari Crazy, stupid, love, Love actually e ovviamente 500 days of Summer. È ora di continuare la lista, perché le regine Kate Hudson, Cameron Diaz e Jennifer Aniston ci hanno lasciato un'eredità importante, che non deve perdersi nei meandri delle filmografie di wikipedia (no Katherine Heigl, te l'ho già detto tu no).

Da aggiungere alla lista:
The break-up / Ti odio, ti lascio, ti...
Friends with benefits / Amici di letto
Something borrowed / L'amore non ha regole
The other woman / Tutte contro lui
My best friend's girl / La ragazza del mio migliore amico


Scusa Lancome io non volevo

La prima volta che mi sono truccata ero alle medie, in seconda o in terza, e ho messo questo ombretto lucido lilla che era dentro una scatola a forma di ape, Pupa, ovviamente.
Mi sono truccata così per tanti anni, l'ombretto lucido è diventato opaco, si sono aggiunti il mascara, il fondotinta, millemila correttori. Ma sempre l'ombretto lilla, stavolta Lancome.
Anche gli altri trucchi erano da signora per bene. Mia mamma mi aveva comprato la crema colorata sempre Lancome, e poi sono passata a quella Dior. Il correttore era il Touche eclat, o almeno la commessa, al momento, me l'aveva venduto come correttore.
Alle superiori, ho iniziato ad aggiungere la matita nera sotto. L'ho chiesta a mia mamma e lei me l'ha comprata, la matita waterproof di Dior. La mettevo dentro l'occhio, questa cosa orrenda che non so perché lo facciamo tutte, non fatelo, che fa solo gli occhi più piccoli. E io l'ho scoperto solo all'università, quando un bel giorno mi sono inventata di metterla sopra la matita, e me lo ricordo ancora quando sono entrata al bar dell'uni e le mie socie mi hanno detto "cos'hai fatto di diverso, stai bene".
I rituali della mattina, con mia mamma con il suo siero e la sua crema e il suo fondotinta, io con la mia crema colorata, la mensolina sopra al lavandino piena di scatoline col tappo argentato lucidissimo, tutte scure, belle, eleganti.

Ho pensato a quella mensola e a quelle mattine oggi pomeriggio, davanti allo stand di Essence, mentre prendevo in mano questi mille mascara dai nomi improbabili e dai tubetti cilindrici orrendi tutti fucsia, arancioni, verdi quasi fosforescenti, mentre lo stand Lancome un paio di metri più in là mi chiamava con i suoi mascara dalle forme arrotondate, tutti neri, tutti sobri e bellissimi. Prendevo in mano Get big e pensavo "Vai là e prendi io tuo amato Lancome Star, con i brillantini tanto carini sul fondo, oppure prova quello nuovo, è così bello che sembra un profumo e ha lo scovolino tutto storto e guarda che ciglione ha lei nella pubblicità".

Ho resistito, alla fine. Ho preso quel terribile Get big, col suo tubetto fucsia e il nome scritto in un carattere che io non sceglierei nemmeno per un biglietto di compleanno.

Mi sento come se avessi tradito i miei principi più intimi e profondi, sono sicura che domani per punizione mi cascheranno gli occhi.
Scusa Lancome.
Scusa mensola del bagno.
Scusa mamma.

Pan brioche alla quasi-Nutella


Questo è il dolce più bello che io abbia mai fatto. Non è il più buono, almeno non per me, anche se due persone tra quelle che l'hanno mangiato mi hanno chiesto la ricetta.
È molto facile da fare, ma un po' lungo perché richiede due lievitazioni.

500 gr farina 00 - 2 uova - 70 gr zucchero - 180 ml latte - 60 gr burro - 25 gr lievito di birra fresco - Nutella 

Scaldare leggermente il latte, dev'essere solo tiepido, e sciogliervi il lievito di birra. Mescolare tutti gli altri ingredienti e aggiungere il latte con lievito, lavorare un po' fino a che si forma una palla omogenea e lasciar riposare per un'ora e mezza fino a che l'impasto raddoppia di volume.
A questo punto prendere l'impasto, dividerlo a metà e creare due cerchi della stessa dimensione (non serve essere molto precisi nelle forme). Su uno dei due cerchi di impasto spalmare la Nutella e poi coprirlo con l'altro. Poi tagliare il cerchio a triangoli e arrotolare ogni triangolo partendo dal lato più largo per finire con la punta (come per fare le brioscine di pasta sfoglia). Mettere le varie brioche in una teglia coperta da carta forno, alcune stese, alcune in piedi, insomma ACCAZZO, lasciando un po' di spazio tra una e l'altra. Lasciar riposare un'altra ora e poi cuocere in forno per 20/25 minuti (dipende dal forno, io ho l'impressione che il mio sia supertroppo potente).

Ovviamente io ho fatto il tutto con latte di soia, margarina e Nutella Valsoia.
Lo riproverò sicuramente con la marmellata, e magari arrivando a 100gr di zucchero, perché se mangiando un dolce non muoio di diabete non son contenta.

Cose che mi facevano schifo e invece adesso no #2

Secondo capitolo del post "Cose che mi facevano schifo e invece adesso no" che in questo caso diventa più un "Cose che voglio" perché qui andiamo più sul ragionevole e se qualcuno non sapesse che cosa regalarmi, ecco, non è mai male fare una lista.

Guardare zainetti e borse a secchiello, per una come me ancora traumatizzata dal monogram Louis Vuitton è molto pericoloso, perché sono gli unici che ricordo di aver mai visto in passato. Oggi invece è materiale da hipster, le amate/odiate hipster con le loro gonnelline bianche a pieghe, i sandali jelly con i calzini e i crop top e gli occhiali rotondi. Quegli occhiali rotondi che sei andata avanti due anni a pensare ma chi sei, John Lennon dei poverie poi a un certo punto è scattato qualcosa e eccallà.

Un po' fuori tema, perché non sono cose che mi facevano schifo ma solo cose che non avevo mai visto e che poi ho iniziato a vedere ovunque: 1. le cocotte Le creuset, che dopo averle viste guardi la tua crema di carote e ti sembra molto più triste, e la immagini dentro una cocotte colorata con due crostini e ti sembra ti consumare una cena gourmet che Ratatouille chi sei e 2. gli orologi Daniel Wellington detti anche gli orologi più pinnati di tutto il Pinterest che sono probabilmente più larghi del mio polso ma desidero ardentemente e costano poco.

Natale quando arrivi?


Not gettin' married

Non ho mai voluto sposarmi. Non ho mai avuto una relazione tanto splendida da pensare "ommioddio voglio passare tutta la mia vita con te", anzi, è una cosa abbastanza antipatica da dire, ma mi stufo presto.


Poi la voglia di spendere un casino di soldi per fare una festa in cui inviti gente con cui non parli da mesi e che per mesi andrà avanti a commentare "cheppalle a maggio ho un matrimonio", una messa di due ore che annoia tutti quanti, regali brutti che non potrai mai eliminare.
L'unica cosa che forse potrebbe convincermi a cambiare idea è il vestito, perché a noi che mai andremo agli Oscar quando ci capita di mettere un vestito del genere?

A questo proposito, vorrei lanciare un appello a favore delle maniche, quelle bistrattate maniche: che vi hanno fatto di male? Sì real time, sto parlando con te, sì amiche neo-spose della mia timeline di facebook, perché vi prendete tutti questi vestiti bianchi come il latte, lucidi, con la gonna grande grande tipo meringa che fa gnik-gnok solo a guardarla e il corpetto rigido a cuore sulle tette? Che vi hanno fatto di male il pizzo, il tulle, i volumi moderati, il color crema e sì, loro, le maniche?
Hanno paura che se non ci mostrano la ciccetta sotto le braccia non le vogliamo più bene.

Io ho deciso che non mi sposo così.

Home alone

Mi è sembrato sensato dopo mesi di abbandono del blog tornare e scrivere di scarpe.
Mi è sembrato sensato scrivere di scarpe e non per esempio del fatto che mentalmente sto facendo le valigie perché fra pochi giorni andrò a vivere da sola.
Dopo sei post sul blog, diecimila tweet pieni d'ansia, ventordici cambiamenti di idea, innumerevoli pianti e paranoie mentali succede. Per davvero.
Sono stata convintissima e contentissima nella prima fase, mentre appena prima della firma non riuscivo a ricordare un motivo che fosse uno per cui volevo andare a vivere da sola.

E allora continuo a immaginarmi nella testa scene di me che faccio le cose che fanno quelli che vivono da soli, cerco di recuperare quella sensazione di "magari un giorno...". Guardo la mia board Dream house su Pinterest, cerco tovagliette e cuscini su internet e riempio di post-it e orecchie il catalogo di Maison du Monde, cerco progetti diy per ricavare tavolini da vecchie cassette di legno [tra parentesi, introvabili, quelle cassette di legno]. Guardo film su giovani che ce la fanno.
Poi penso alle che potrò fare una volta che sarò andata a vivere da sola:
- non mettere la pasta dentro al minestrone e frullarlo con il minipimer
- non subire l'interrogatorio ogni volta che esco "cos'hai fatto/dove sei sei andata/chi c'era/chi hai visto/hai bevuto"
- fare colazione un giorno con latte e cereali e il giorno dopo con the e fette biscottate senza dare spiegazioni
- andare a correre senza dover essere per forza a casa per l'ora tassativa di cena
- invitare innumerevoli uomini a casa [ehm ok, vabbè, credeghe]
- girare per casa in mutande
- non dover parlare e rispondere a domande appena sveglia e per le successive due ore
- non litigare ogni giorno per cavolate
- fare insanity senza la vergogna che qualcuno mi veda saltare come una scema
- non comprare carboidrati
- non dover più andare a lavoro in treno
- non dover sentire tutto il giorno quello che mio fratello è in vena di ascoltare a volume da discoteca truzza
- pulire solo quello che sporco io

Cose che mi facevano schifo e invece adesso no: scarpe edition

Che sono una persona debole si è capito, nel senso che la strada per imparare a farmi valere è ancora lunga e lastricata di unghie smaltate con il gel arancione. Un po' l'ho accettato, un po' cerco di cambiare, un po' so che non è possibile del tutto.
Una cosa che invece mi fa tantissimo girare le balle è il fatto di essere una persona influenzabile. Sono così fiera quando racconto di quando dovevo fare un tema e chiedevo consiglio a mia mamma per bocciare tutte le sue idee e poi fare ogni volta di testa mia.
Quel maledetto mondo dell'interweb e di twitter e di instagram però ha un potere su di me che odio e mi ritrovo a volere cose che tre mesi fa dicevo "blah, io mai, che schifo, loser, tutti uguali" e non le compro tutte solo perché 1. mi piacciono ma comunque mi sentirei una deficiente 2. sto risparmiando 3. mi sentirei una deficiente.


Saranno non più di due mesi che parlando con un tipo di ragazze belle e brutte [perché finisco sempre per parlare con i ragazzi di femmine? ok no questo è un altro post] e in senso dispregiativo dicevo "ah ma ti piacciono quelle con le Vans" intendendo quelle finte alternative con le Vans, gli shorts di jeans a forma di culotte e il top frangiato. Il tutto per trovarmi a guardarle in negozio e a pinnare su Pinterest Vans addirittura leopardate. Leopardate e io non è un ossimoro, è di più.
E poi io non porto scarpe sportive, se non per andare a correre, guarda quelle sceme con le scarpe da running e i pantaloni eleganti e il blazer, ma chi pensano di essere. E invece adesso voglio le New Balance, che mia cugina ce le ha tipo dalla seconda media, e mi arrabbio anche perché il colore che voglio a quanto pare esiste solo su Pinterest, mentre il modello che voglio a quanto pare non esiste né on-line né in nessuno dei negozi di scarpe nell'arco di 50 km da casa mia.
Ma vogliamo parlare di tutte le fashion blogger che si comprano questi benedetti stivaletti, che cos'avranno di speciale che sono come tutti gli altri, sono come tutti gli altri solo che costano 430 €, e mannaggia i poveri io 430 € per un paio di scarpe non li spenderò mai. Però tra le tre è l'unica che per l'inverno cercherò, magari con mia mamma, così paga lei.

Oh non lo so perché sono solo scarpe, ne ho altre ma mi son stufata e le scrivo un'altra volta.


Si vede che son stata male e ho guardato ventordici film

Ci sono certi film che semplicemente, hanno il titolo sbagliato. 
E non sto parlando del solito discorso dei titoli dei film tradotti male vedi stracitato esempio di Eternal sunshine of the spotless mind barra Se mi lasci ti cancello [di cui ho scritto un secolo fa che l'avrei riguardato e ancora non ho trovato la forza, ehm].
Io parlo di quando guardi un film e per tutto il tempo pensi a una cosa e alla fine dici "questo doveva essere il titolo". Perché alla fine il titolo serve a descrivere il film, e io mi aspetto di vedercelo il titolo, in quel film.

Per esempio The dreamers, film bellobello, tutti francesi tutti acculturati case stupende che farebbero un figurone su instagram, ma non sarebbe più indicato il titolo TETTE DI EVA GREEN? Io non sono riuscita a pensare ad altro, durante tutto il film.
Passando ai film idioti, Dear John lo cambiamo in CAPELLI DI AMANDA SEYFRIED, tanto il film è idiota e i capelli sono i veri protagonisti: lei si muove, cammina, fa cose e i suoi capelli che le si muovono intorno come fossero un'adorabile e lucente copertina. Ok, in realtà ogni film di Amanda Seyfried dovrebbe chiamarsi CAPELLI DI AMANDA SEYFRIED. Voglio dire, i capelli di Amanda Seyfried si meritano non solo una filmografia, si meritano un telefilm che a puntate faccia concorrenza a Beautiful. 
Endless love, un'altra cavolatina romantica che non vale la pena, lo facciamo diventare COME ANCHE ALEX PETTYFER PUÒ RISULTATE BRUTTO CON I CAPELLI SBAGLIATI.
Il catalogo commedie romantiche è un po' monotono, nel senso che da vera scema mi innamoro delle protagoniste femminili e quindi troviamo VOGLIO ESSERE MILA KUNIS, VOGLIO ESSERE ZOOEY DESCHANEL, VOGLIO ESSERE KATE HUDSON, VOGLIO ESSERE SIENNA MILLER che sono rispettivamente quei capolavori di Friends with benefits, 500 days of Summer, How to lose a guy in 10 days e Alfie

Per non farci mancare niente io un titolo più adatto ce l'avrei anche per Eternal Sunshine of the spotless mind, e il titolo è EH?!

Un po' di film tristini

È successo che non sapevo cosa fare e mi sono trovata a vagare per la cartella download, dove giacciono film, libri, telefilm abbandonati che chissà quando riprenderò. Vedo questo titolo e boh, da dove l'ho preso? Buh, totalmente rimosso, ma non so che fare e premo play. Now is good.
Signori, ho iniziato a piangere tipo al terzo minuto e finito dopo un'ora e mezza di film, con tanto di momento singhiozzo potente. Now is good è un film piccolino che non è uscito in Italia, con la gente vestita hipster, un accento adorabile e un'atmosfera altamente instagrammabile.
E io, che con le cose che mi piacciono o un rapporto tutto particolare e leggermente ossessivo, l'ho riguardato già il giorno dopo. L'ho anche consigliato tipo a tutta la gente che conosco, tra cui un'amica che mi ha risposto "guarda che te l'avevo consigliato io" e mi ha fatto capire da dove veniva. Vedi che vi ascolto.


***

Il secondo film è Like crazy, un'altra cosina indie girata con attori sconosciuti e il budget che nell'ultimo X-men probabilmente era riservato ai tramezzini pomeridiani che son serviti a Wolverine per mantenere alto il livello delle calorie giornaliere assunte e non perdere massa. Ehi, però c'è J.Law, che noi sfigate ci illudiamo sia la nostra beniamina.
Si tratta ovviamente di una storia d'amore, dato che sono in un periodo altamente depressivo, ma una storia carina, un film carino, inquadrature carine, e io che non capisco niente di cinema mi sono ritrovata spesso a pensare a come basti davvero poco per fare una cosa così bella. Mi ha fatto venire voglia di mettere le gonne a larghine a vita alta con le magliette strette e farmi i capelli accazzo, mi ha ricordato a tratti 500 days of Summer, e già ho detto tutto. 
E poi il finale, cioè, che finale.


Dell'andare a vivere da soli, di nuovo

Sempre a controllare il conto in banca e attendere il superamento della fatidica soglia, sempre su immobiliare.it a cercare e innamorarmi di bilocali soltanto da una foto, sempre sul sito di Maison du monde a riempire il carrello.
Passo da momenti di sì ce la posso fare, i soldi mi bastano sicuramente, non morirò di fame e male che vada con il buono pasto del lavoro mi prendo da mangiare anche per la cena così risparmio su quello a momenti di totale sconforto in cui faccio i conti che mi corrodono fino all'ultimo centesimo e incubi in cui mi si rompe la macchina e devo pagare il dentista e mi siedo sopra agli occhiali e rompo le lenti e mi tocca andare da papà a chiedere soldi o peggio ancora tornare a casa.

La cosa che più mi da fastidio è questo bisogno che ho di avere sempre l'approvazione dei miei. Che lo vedo mio padre che quando tiro fuori l'argomento non fa una parola, mentre mia madre butta là dei tranquilli "se vai a vivere da sola poi non ce la fai e mi tocca venire a pulirti casa", che mi fanno innervosire e piangere e fare lo sciopero della parola per due settimane.
Allora mi dico che mi devo arrangiare, che basta che ci creda io e lo posso fare e mi tiro un po' su il morale, e poi però le faccio vedere un appartamento carino che mi piace ed è anche vicino a lavoro e lei ripete che prendo troppo poco e che i soldi mi basterebbero appena e dovrei rinunciare a tutto e torno nella depressione del vivrò da sola solo quando erediterò la casa dei miei genitori.

Mi arrabbio, mi costringo a non ascoltarla eppure eccomi là, appena lei dice "se proprio vuoi provare prova, ti fai un contratto di sei mesi o un anno e vedi se ce la fai" mi tranquillizzo e ci credo di nuovo.

Stupida.

#teamcarine

Praticamente stavamo parlando di femmine no, che mi piace un sacco parlare delle femmine con i maschi. Tipo quella mi piace, quella no, quella ha le gambe storte, quella non è bella ma solo magra, quella la devi sposare. Mi sa che è una cosa controproducente, quella di parlare con i maschi come se se fossi una di loro, ma si scoprono un sacco di cose, tipo che una tipa che tu pagheresti per essere come lei per loro non è niente di che.
Allora niente, parlavamo di varie femmine e quindi mi sono ritrovata a fare una classifica di giudizi. La scala per me è: brutta > normale > carina > bella > gnocca.
Una brutta è brutta, una normale è una che non è niente di che ma brutta non glielo puoi dire. E fin qua ci siamo.
Passando al carina-bella-gnocca però ho fatto su un casino della madonna e ci ho messo mezz'ora a mettere ordine nella mia testa e un'altra mezz'ora a trovare le parole giuste per farmi capire dagli altri.
La conclusione è stata che una carina è una tipa pulitina, acqua e sapone, con la faccia da brava ragazza. La bella è una che è oggettivamente bella, che non puoi dire il contrario, la bona è una che fa scena, una che potresti vedere in tv mezza ignuda a fare la letterina.
Ma la confusione non è qua, la confusione è che mentre i maschi mi facevano l'elenco dei nomi e io mettevo nella classifica, quelle che votavo carine erano quelle che mi piacevano di più. Cos'ho che non va? Perché non mi piacciono le gnocche?

Facciamo un esempio:
- Emma Stone è carina
- Amanda Seyfried è bella
- Megan Fox è gnocca
Se la classifica fosse normale dovrebbe essere 3, 2, 1, e invece no, io metto Emma Stone al primo posto, anche se è solo carina e non gnocca.
Quindi mi piacciono quelle carine. Se sei troppo appariscente, se te la tiri, se c'hai le tette invadenti io te lo dico che sei gnocca, ma stai a casa tua che non ti voglio. Team carine.
Certo ci sono le eccezioni, tipo Mila Kunis, che è carina-bella-bona-gnocca e tutto il resto che gli si può dire, e mostratemi ancora le foto di quando girava struccata e ingrassata che vi picchio tutti.

Dolcetti per impediti #3: Lemon meringue pie

Quella scena di nonna Papera che prepara la crostata al limone, ci mette la cremina dentro e poi la copre con uno strato tutto bianco e poi la mette sulla finestra a raffreddare. Presente? Quella, è la Lemon meringue pie. Per me, il dolce più buono del mmmuondo: se la batte con il tiramisù e i profitterol al cioccolato, ma ora che i profitterol non posso mangiarli e il tiramisù che faccio è "tarocco" non c'è proprio storia.
Questo dolce grazie al cielo è naturalmente senza lattosio quindi non servono yogurt/latte/panne varie di soia ma solo margarina al posto del burro, che non è un gran sacrificio anzi, a me la frolla fatta con la margarina piace pure deppiù.
La ricetta l'ho presa da questo sito qua: adattata a muà con la margarina e con un metodo diverso di fare la meringa perché secondo me quello là non funzia.

300 gr farina 00 * 2 uova * 100 gr zucchero * 90 gr margarina * scorza di 1 limone gratuggiata * 1/2 cucchiaino lievito per dolci

Dunque prima cosa si fa la frolla: semplicemente si mescolano tutti gli ingredienti insieme, se non avete voglia di faticare anche in un mixer, si lavora finché esce una palla omogenea e si lascia in frigo per mezz'ora. Poi si stende in una teglia da 26-28 cm creando un bordino bello alto. Bisogna tagliarne un po' dal bordino per mangiarla, perché la frolla cruda con la scorzetta di limone è troppo bbbuona signo'.
In forno per 20 minuti a 180° e intanto fate la crema al limone.

200 ml succo di limone * 50 gr maizena/fecola di patate * 300 ml acqua * 3 tuorli * 180 gr zucchero * 40 gr margarina

In un pentolino antiaderente [consiglio spassionato] mescolare il succo di limone - che io ho comprato già spremuto perché non c'avevo voglia - con la maizena o fecola di patate con una frusta e poi mettetelo sul fuoco basso continuando a mescolare. Quando inizia ad addensarsi e a bollire poco poco aggiungete l'acqua, lo zucchero e i tuorli e mescolate finché non esce una cremina gialla e omogenea. Togliete dal fuoco e aggiungete la margarina, continuando a mescolare finché non si è sciolta tutta.
A questo punto dovrebbero essere passati i 20 minuti, togliete la torta dal forno e versateci la crema al limone [pregando di aver fatto i bordini abbastanza alti per contenerla tutta], abbassate il forno a 160° e infornate per altri 20 minuti.
Ora preparate la meringa.

3 albumi * 130 gr zucchero * 50 ml acqua * 1 cucchiaino succo di limone * 1/2 cucchiaino bicarbonato

Mettere zucchero e acqua in un pentolino e farlo sciogliere bene e scaldare finché arriva a 120° se siete fichi e avete il termometro, fino a quando bolle per 20 secondi se siete sfigati come me e non ce l'avete. Montate i tuorli a neve, aggiungete il succo di limone e il bicarbonato e poi lo sciroppo di zucchero a filo, continuando a montare con le fruste elettriche finché il composto non si raffredda.

Una volta che il dolce è fuori dal forno e la meringa è ben fredda si fa così: se vi sentite molto yeah la mettete in una sac a poche e ricoprire la crostata con dei ciuffetti, altrimenti ce la schiaffate sopra a cucchiaiate, ma senza farla liscia liscia perché è bello che si vedano le creste.

Poi la infornate per ancora qualche minuto con la funzione del forno grill, finché la parte superiore inizia a scurirsi. Oppure se siete veramente ma veramente ma veramente fichi e avete la pistola tipo fiamma ossidrica l'asciugate con quello.

Adesso bastano solo altre due ore per decidere come instagrammarla.



3 in 1: chapter #2

3 in 1: chapter #1

Questi bambini erano un po' monelli e si ficcavano in un sacco di guai, come per esempio quella volta che rimasero incastrati in un albero. Gli elfi gliel'avevano detto che non dovevano andare in giro per le foreste, che gli alberi erano pericolosi e portavano in posti che loro non dovevano vedere, però porini anche loro, gli elfi sono stronzi e loro non lo sapevano. Cioè questi sono dei despoti razzisti e schiavisti, che appena uno nasce con i capelli scuri e ricci gli fanno il lavaggio del cervello per convincerlo che è un essere inferiore e deve obbedire e gli tolgono perfino i vestiti. Voglio dire, una volta Dobby era un figone alto con dei capelli fantastici ma è stato schiavizzato da quella stronza pallida di Galadriel che l'ha ridotto ad un essere piccolo e grigio e con una voce fastidiosa. Per fortuna poi Dobby ha fatto amicizia con Gollum e quindi almeno non era da solo, anche se poi i due hanno litigato perché Gollum faceva un po' la primadonna e parlava di sè stesso in prima persona plurale perché se la credeva e quindi Dobby l'ha abbandonato nella montagna ed è andato da Harry. Oh, e per fortuna Galadriel non si era accorta che Legolas si era tinto e usava la Bellissima Imetec per stirarsi i capelli, altrimenti anche lui faceva la fine di Dobby e Gollum (anche se dai, si vedeva dalle sopracciglia che è moro). E per la serie "ce l'ho solo io", nemmeno gli elfi biondi erano salvi, tipo Daenerys e Viserys erano biondissimi e magrissimi ed eterei, ma erano un po' rompiballe e avevano delle pretese al trono e quindi lei dalle foreste verdi e dorate li ha spediti nel deserto al di là del mare stretto.

(to be continued...)

3 in 1: chapter #1

Questa è la storia di due amici.
Harry era il più sfigato di tutti: i suoi genitori erano morti e lui era capitato a vivere a casa con i suoi zii che lo odiavano, gli rifilavano i vestiti di quell'obeso del cugino e lo richiudevano in uno sgabuzzino a dormire. Anche Frodo era sfigato, ma un po' meno di Harry perché quando suo padre era morto era andato a vivere con lo zio Bilbo, che era strambo e aveva degli affari loschi che incuriosivano tutti, ma almeno aveva i soldi. Il padre di Frodo era Drogo, Khal Drogo, che porino, era morto quando Frodo era piccolo. I due non si assomigliavano tanto, quindi è probabile che Frodo avesse preso dalla madre di cui non si hanno notizie. Khal Drogo però era sposato con la Khaleesi, discendente di Martina Stella (cit.), che odiava Frodo perché voleva un figlio suo e non poteva averne. Lei era un po' come quelle zitelle che sono tristi perché non hanno il fidanzato e si ricoprono di gatti, solo che era un'attention whore [infatti girava sempre nuda] e quindi aveva scelto i draghi come animali di compagnia. Con Frodo non aveva buoni rapporti e non voleva aiutarlo: i suoi draghi avrebbero potuto distruggere quella rottura di balle di Anello del potere, ma lei era stronza e li voleva tutti per sé, quindi Frodo alla fine ha dovuto arrangiarsi.

[to be continued...]

E non ricordarsi mai se è circolo "vizioso" o "virtuoso"

Faccio le cose sempre nello stesso ordine, in modo da essere sicura di non dimenticare tutto.
In questo modo, ogni cosa da fare diventa un'abitudine e in quanto tale la faccio in modo automatico, senza pensarci.
Vivo nella costante ansia di aver dimenticato qualcosa.

Dell'andare a vivere da soli senza morire di fame e di ansia

Quando ero all'università ripetevo come un mantra "dopo la laurea tempo un paio di mesi trovo lavoro e me ne vado di casa". Povera illusa.
Si sono messi di mezzo i lavori del week-end, gli stage a 300 euro, le cicatrici, imprenditori che promettono e non mantengono e sono ancora qua, dopo tre anni. Minchia sì, sono passati tre anni e io ancora qui con la sindrome di Peter Pan.
Quest'estate, il giorno dopo aver firmato il contratto ero già sul sito di Maison du Monde a riempire la wish-list di divani con l'isola, librerie giganti, accessori per la cucina e poltrone marroni tipo quelle vecchie che si vedono su Mad men.
Passo da Maison du Monde a Ikea ad Amazon trovando le cavolate più bellissime e più inutili del mondo, tipo sticker da muro a forma di lampione a cui aggiungere chiodi per fare un appendiabiti. Sfoglio Pinterest sognando monolocali giganti con cucina e salone insieme e solo un separé a dividere dalla camera. Sogno l'appartamento in cui vivevo 15 anni fa, con i suoi soffitti altri 15 metri e la mia camera talmente grande che ora ci farei stare tutta la casa. Cerco appartamenti su immobiliare.it insultando quelli che inseriscono un prezzo d'affitto basso e spese di condominio pari a un terzo dell'affitto, seleziono le case con criteri come la vicinanza al lavoro, la spesa e altri validissimi come la vicinanza al mare e lo spazio per un soppalco. Faccio conti su conti per capire quanti soldi servono veramente per vivere da soli, chiedo a chi già lo fa e nessuno mi risponde, MALEDETTI.
Ho le mie cifre in testa, e sono più o meno arrivata alla conclusione che il mio stipendio mi basterebbe per vivere una vita decente [con pochi svaghi, pochi vestiti e pochi Woolrich e sempre in dieta] ma che probabilmente andrei in difficoltà in caso di spese extra tipo l'assicurazione della macchina. La soluzione è avere una certa base in banca per sicurezza, quindi se ne parla seriamente verso l'estate.

C'è poi il piccolo dettaglio della fottutissima paura di ritrovarsi da soli, di non farcela, di dormire la notte da soli, io che a volte mi sveglio dopo un brutto sogno e prendo l'orso Orso dal comodino.
A quella non avevo pensato, quand'ero all'università.

Quesiti esistenziali

* Il casino che faccio quando mangio le carote lo sente anche chi mi sta vicino? E i grissini croccanti? E le patatine? Ovviamente è pura teoria, io sono in dieta mangio solo le carote.

* Quando sono sullo stepper o sul wave mi balla il culo?

* Perché quando vedo due persone donne o uomini conosciuti e non che stanno a parlottare e ridere penso sempre che stiano ridendo di me?

* La carne umana di cosa sa? Fonti scientifiche (yahoo answers) dicono che la maggior parte dei muscoli sia carne rossa, ma ce ne sono alcuni che fanno meno movimento che sono carne bianca. Ma questo non ci risolve il problema perché tipo il pollo è buono ma il tacchino invece fa vomitare, la braciola è buona ma l'osso buco 'nsomma. Giusto per sapere in caso decidessi un giorno di tagliarmi delle fettine di culo da fare impanate quale contorno ci sta meglio. Fettine di culo e purè tutto sommato mi sembra ok.

* Perché chi ha fatto il liceo parla sempre dei "tempi del liceo" e chi ha fatto qualsiasi altra scuola parla di "superiori"? Perché chi ha l'iphone dice "prendo l'iphone" e tutti gli altri parlano di "telefono/cellulare"?


The perks of being a wallflower

Questa sera ho visto un bel film.
Non mi capita spesso di trovare un film durante il quale non controllo mai il telefono, non gioco a Candy crush, non prendo il pc e controllo la cosa X che mi è venuta in mente.

The perks of being a wallflower/Noi siamo infinito
Una storia che parla di sentirsi soli, di non sentirsi accettati dagli altri, di non sapere cosa fare per andare avanti. Non le so fare le recensioni dei film, non la voglio fare la recensione perché io per prima se decido di vedere un film non voglio saperne niente, quasi nemmeno il titolo. Però ehi, c'è Emma Watson che non è decisamente più Hermione Granger.
È tratto da un libro, neanche a dirlo l'ho già scaricato.
Scrivo mentre in background sul pc scorrono i titoli di coda e ascolto la canzone del film, anche se non ho niente da scrivere. 
Potrei avere un nuovo film preferito.


I can see it.
This one moment when you know you are not a sad story.
You are alive.
You stand up and you see the lights on the buildings and everything that makes you wonder. And you're listening to that song in that drive with the people you love most in this world. 
And in this moment I swear, we are infinite.

FOMO - Fear of missing out sempre e comunque

Ho appena letto su Vanity fair un articolo sull'iperconnettività, "la malattia del terzo millennio", e mi ha fatto sorridere perché da boh, sarà una settimana, mi sono cancellata da twitter.
Mi sono cancellata perché? Perché è un periodo un po' così, non bellissimo, e non volevo fare la lamentosa. Twitter è pieno pienissimo di gente che si lamenta di tutto: del fidanzato/a, dei genitori, del lavoro, della vita. È noioso, e io non voglio essere noiosa. Non volevo neanche finire per sfogarmi lì, dire cose che è meglio che tenga per me, fare la donzella triste in cerca di attenzioni.

Sono una donzella triste in cerca di attenzioni, ma gli altri non lo devono sapere.

Twitter è la sede della mia iperconnettività: c'è il blog ma oltre a scrivere quei pochi post che mi vengono in mente e leggere le mail dei commenti porta via poco tempo, seguo molti blog ma tranne poche eccezioni o guardo solo le immagini o leggo una riga sì e tre no, facebook giace inutilizzato da anni, instagram niente di che.
Twitter è il mio problema: la mattina mentre aspetto il treno, in pausa pranzo, al ritorno quando ho le lenti a contatto annebbiate e il cervello confuso per leggere qualsiasi libro, prima di cena e dopo cena, mentre guardo un telefilm sul pc, a letto prima di addormentarmi, quando la notte mi sveglio agitata e non riesco più a dormire.
E poi ci sono quelle persone a cui ti pare di volere bene che in realtà sono persone finte, persone che non conosci davvero e non lo so, io su internet ci ho anche conosciuto un fidanzato ma alle relazioni "solo" virtuali ancora non mi ci sono abituata, e se c'è qualcosa che non va, devo abituarmi a cercare le persone vere e non quelle con una profile pic. Quelle che ti possono guardare storto se dici una cosa senza senso, dare uno spintone o una pacca sulla spalla, al limite pagare uno spritz.

Arriva un punto che devi dire basta e io ho detto basta.
Non è difficile, certo ogni tanto succede una cosa che vorrei raccontare o mi viene in mente una frase che potrebbe far ridere, a volte penso ai miei preferiti che si stanno divertendo tra loro senza di me.

E infatti. Vanity parla della FOMO, Fear of missing out, cioè la paura di lasciarsi sfuggire qualcosa mentre non si è connessi e ops, io ho appena passato un bel quarto d'ora a stalkerare i profili dei miei preferiti [ok anche di alcune delle solite zoccole] per vedere se è successo qualcosa di interessante.

La disintossicazione è ancora moooolto lontana.

Conquistare gli uomini su internet HOW TO

Mostrare il culo va benissimo.
Mostrare le tette di più, ma bisogna farlo con ironia.
La foto di tette/culo intitolata "tette/culo" è volgare, bisogna intitolarla "noia/lentiggini/occhiaie".
Parlare di calcio no, è un'invasione di campo.
Foto di cibo insomma, solo se seguiti da inviti e battutine a doppio senso.
Tweet sui programmi tv, sui vestiti, su tutto quello che fa sembrare decerebrate sì.
Parlare di musica dipende.
Libri nah.
Se lui "ahahahahah mi fai morire dal ridere" lasciar perdere, è già una sconfitta.
Parlare di bambini NO NO NO NO NO.
Tirarsela da qui al Burundi è ok.
Foto di cosce magre e culi ossuti con didascalia "smettila di mangiare come una balena" ottimo.

Dolcetti per impediti #2: Tiramisù

Mi ero dimenticata della rubrica "Dolcetti per impediti" che però è molto importante per me perché credo molto nella causa che anche noi intolleranti abbiamo il diritto di diventare obesi.

Parliamo del tiramisù e della disperazione che mi ha colto nel momento in cui mi sono resa conto che non l'avrei più potuto mangiare.
Tiramisù, profitterol, parmigiana di melanzane, tutte cose che non smetterò mai di provare a fare con qualsiasi sostituto sarò capace di trovare.

I savoiardi sono fortunatamente senza burro, il problema è la crema, perché non esiste un mascarpone di soia. La soluzione più semplice sarebbe la panna vegetale da montare, in fondo ci sono già degli sconsiderati che usano la panna montata al posto del mascarpone. Il problema è che io la panna vegetale da montare non l'ho mai vista, almeno non vegetale al 100%. Avevo provato ad usare la panna di soia, il gusto non era male ma la crema era troppo liquida e i biscotti avevano assorbito tutto.

Unendo due ricette trovate su vari blog per sfigati e un mio trucchetto però sono riuscita ad ottenere un finto tiramisù che è molto tiramisù.
Le differenze rispetto alla versione classica sono due:
- Prendere 400 ml di panna di soia, farla bollire con 2 cucchiai di farina setacciata
- Usare metà dello zucchero per montare i rossi d'uovo e l'altra metà per montare i bianchi, così diventeranno più solidi e aiuteranno a ottenere una crema più consistente.
Quindi delicatamente, per non smontare tutto, si mescolano panna di soia, rossi d'uovo con lo zucchero e albumi e tie' tutto fatto.

400 gr savoiardi, caffè, 400 ml panna di soia, 2 cucchiai farina 00, 4 uova, 100 gr zucchero

I pollici di Megan Fox

Si dice tanto che noi femmine siamo stronze ma non è vero, siamo dei piccoli esserini adorabili, soprattutto alcune, soprattutto io. Si dice tanto che siamo stronze soprattutto con le altre femmine, che non ci va mai bene niente, che siamo capaci di trovare difetti anche a Megan Fox, che siamo invidiose.
Io non sono per niente d'accordo.
Per niente.

Però. Voi li avete mai visti i pollici di Megan Fox? No dico, li avete visti? Avanti, adesso tutti a gugolare "i pollici di Megan Fox".

Vabbè, comunque.
Io non penso di essere così. Ovviamente ho le mie simpatie e le mie antipatie, come tutti, e in base a queste mi comporto: quindi sì, faccio caso ai pollici di Megan Fox ma perdono e amo il periodo cicciona-in-tuta di Mila Kunis. SIAMO TUTTI UMANI.
In realtà mi piacciono le donne, sono molto più belle da guardare degli uomini, non per niente su Pinterest ho una board che si chiama My girlfriends e una I [heart] lingerie che più che mostrare lingerie è un inno al softporno. A guardarle bene hanno tutte qualcosa in comune: viso sottile, capelli lunghi e voluminosi, grandi sorrisoni. Ma se guardo le mie fidanzate famose la cosa più importante che hanno in comune è una: sono delle cretine.

La prima della storia è stata Kate Hudson, regina delle commedie romantiche quando Katherine Izzie Heigl non era ancora nata. Sei la figlia di Goldie Hawn, non puoi non nascere simpaticissima e adorabile e con un sorriso che ciao.

Poi è venuta Zooey Deschanel che ha fatto dell'essere stramba praticamente tutto, il bello [o brutto, se non piace] è che lei non si distingue da Jess di New girl. Io me la immagino proprio così: deficiente, idiota, buffa. Quando ho visto questa sono quasi morta.

La sosia Katy Perry viene da sé [anche se come bellezza preferisco Zooey, più discreta], una che fa un video dove spara panna montata dal reggiseno o la ami o la fai internare. Del genere talmente idiota che non mi da neanche fastidio il suo gran mettere in mostra le tette.

Più recente Emma Stone, che sembra tutta carina e delicatina nei suoi 35 kg di capelli finti rossi, poi la vedi in un'intervista e ride un casino e fa le vocette. Dove sei Emma? Eri ovunque e sei sparita da un po', torna dai.

Forse la più gnocca tra le sceme è Mila Kunis, che gli uomini sbavano a guardarla e si innamorano quando scoprono che è la doppiatrice di Meg di The family guy. Le interviste di coppia con il maschio-cretino Justin Timberlake erano una bbbomba.

L'ultima della serie, e anche la meno bella, è Jennifer Lawrence, su cui in realtà non sono molto convinta. Lei è un po' l'esagerazione di tutte le altre. Più che adorabile o maschiaccio è una camionista. Ci sono millemila meme e gif su di lei, e la gente non si spreca nemmeno di trovare titoli accattivanti, si chiamano quasi tutti "Jennifer Lawrence being Jennifer Lawrence", il titolo non serve, l'hanno capito tutto. È talmente Jennifer Lawrence che a volte mi ritrovo a pensare che lo fa di proposito, che non può essere così veramente.

Questo post si doveva intitolare "Perché ci piace Katy Perry", poi ho pensato di parlare di Jennifer Lawrence essendo io in pieno periodo Hunger games [no basta, lo odio, ma questo è un altro post]. Poi però mi sono venute in mente le altre, mi son persa a guardare le gif su 9GAG e le interviste di Letterman su youtube e mi son persa e non so più come finire il post.
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