Spagnoli

Ho incontrato l'uomo della mia vita.
Mi sono innamorata, davvero eh.
Sul treno, tornando da Venezia. Alto, moro, con i capelli scompigliati. Vestito tutto di nero, con la chitarra in una mano e la borsa nell'altra. Vorrei raccontare la storia di lui che riattacca al telefono e mi rivolge la parola, di me che ho abbastanza coraggio per attaccare il bottone e dire tipo:
"Hola, yo me llamo Michela, y tu? Como estas? Yo abito da este partis y tu de donde eres?"

Eh si, perchè il dettaglio è che durante tutto il viaggio ha parlato in spagnolo, ma non uno spagnolo insicuro da studente di lingue, uno spagnolo velocissimo che io che l'ho studiato solo alle elementari capivo una parola ogni cinque (ho fatto spagnolo alle elementari, la mia maestra era scema, e vabbè).
Quindi non ho potuto parlargli perchè non sapevo cosa dirgli e in che lingua parlargli. E poi era al telefono. Se non fosse stato al telefono e fosse stato italiano gli avrei parlato sicuro. Sicuro come la morte. Seee vabbè.
In sostanza l'ho ammirato durante tutto il viaggio mentre telefonava. Poi è sceso alla mia fermata e io ho camminato verso la mia macchina smadonnando perchè lui andava nel parcheggio dalla parte opposta. Sempre telefonando. Mentre uscivo con l'auto ho anche guardato dalla sua parte, ma non l'ho più visto.

E non lo rivedrò mai più.
O magari si, che da lunedi prossimo pare che prenderò quel treno tuttiigiorni.

PS: Ah mi ricordo anche burroBurro vuol dire asino, invece mantequilla vuol dire burro.

Scaramanzie

Partiamo dal fatto che sono scaramantica, e questo si traduce in una serie di comportamenti che Madre - esperta suprema dell'autodiagnosi da quando ha scoperto i motori di ricerca - classificherebbe come ossessivo-compulsivi. Che è ovviamente esagerato, ma l'autodiagnosi funziona cosi: lieve dolore al braccio è infarto, mal di stomaco è emorragia interna, io dico sempre che è lupus, perchè insomma, anche il Dr. House lo dice sempre.
Nella vita di tutti i giorni la scaramanzia si traduce in guardare le partite del Milan seduta sempre sul pouf o sul divano a sinistra e fare le cose in un certo ordine la mattina. Gli esami all'università riuniscono ovviamente vari tipi di paranoia: esami scritti solo con penna blu e già usata, camomilla la sera prima anche in giugno, divisa quasi fissa agli esami orali (skinny neri, camicia bianca, maglione grigio a scelta tra i dieci nel mio armadio). Alla maturità ho fatto tutte le prove con la stessa maglietta (lavata ogni sera e rimessa la mattina dopo, precisiamo va), una polo bianca davanti con stampa multicolor dietro.

Iniziare con "partiamo dal fatto che" implica che ci sia una fine, e la fine è che ho trovato un lavoro stage ma il mio cervello paranoico mi impediva di dire anche solo che avevo fatto il colloquio prima di aver ottenuto risposta.
Mi son sentita un po' come a Miss Italia: "la tua avventura con Miss Italia continua/finisce qui" non mi pare tanto diverso da "hai superato la prima fase della selezione". Mi ci sentivo un po' miss a dire la verità e mi è dispiaciuto un sacco essere a casa da sola al momento della telefonata, perchè vuoi mettere che bella sarebbe stata la scena se avessi avuto accanto qualcuno da abbracciare? (il costume con la forma strana, la fascia e soprattutto la gnocchitudine sono irrilevanti in questo caso).
'nzomma cosi, basta. Mi toccherà sorbirmi per l'ennesima volta le battutine di Padre sulla Lewinski, che a quanto pare è l'unica stagista di cui ha mai sentito nominare.

La censura a volte non è una cosa brutta

Il periodo decisamente positivo non mi fa essere particolarmente "prolifica", non ho niente da raccontare di bello, ma neanche di divertente. Quindi continuo con l'interessantissimo elenco di quello che mi da fastidio (
Continuo però a immaginare mondi fantastici in cui vivere è bellissimo. Mondi che sono un po' come il famoso mulino, ma anche mondi dove la gente non dice quelle parole che ti fanno venire i brividi, quelli brutti.
Il problema è che nel mio caso sono diverse e di uso molto comune, sia nelle conversazioni "orali" sia in quelle "viturali", ed è quasi impossibile che una persona non sia abituata ad usarne almeno una. In ordine decrescente di "fastidio":
  • LOL (strettamente versione scritta, uno che mi dica lol a voce ancora non l'ho incontrato). Ma perchè lol quando puoi scrivere il bellissimo AHAHAHAAH. La motivazione qui andrebbe un po' fuori tema, perchè il problema è che non mi piacciono quelli che parlano/scrivono metà in italiano e metà in inglese perchè fa figo, e lol rientra in quel caso, cosi come asap, aka e molte altre parole che adesso non mi vengono. Diciamo il processo che è iniziato quando il fine settimana è diventato week-end anche per i 60enni.Non ha prezzo. Si si, bravo a chi inventato lo slogan per le pubblicità Mastercard, avete rotto talmente tanto le palle che ormai è impossibile sradicare dal cervello di tutti questo orribile modo di dire. Pare che nessuno sia più in grado di spiegare in altro modo che una giornata è stata bella, che ci si è divertiti, boh.
  • X is the new black. Stesso discorso fatto per la precedente, con la differenza che non so da dove questo modo di dire sia venuto e ora la usano tutti. Variante particolarmente usata nei social network X is the new Y, leggermente - dico leggermente - tollerata perchè usata di solito per battute e quindi può essere divertente. Divertente ma con fastidio.
  • Cioè. Il fastidio in questo caso è limitato all'uso gggiovane che viene fatto della parola, caratterizzato quasi sempre dal solo accenno della O rispetto alle altre leggere: "Ciè non ci posso credere. Ciè vuoi dirmi che è vero. Ciè ciè ciè".
  • Tipo. Non lo metto insieme a cioè perchè è una parola diversa, ma la motivazione è la stessa, ed è l'uso che ho notato soprattutto di recente, e che non ha davvero nessun senso: "Tipo che sono uscito di casa. Mi sono alzato e stavo tipo per uccidermi". Quando usato per iniziare le frasi ha un po' sostituito comunque. Davvero non capisco da dove venga fuori perchè è un modo di dire che ho notato diffondersi al massimo nell'ultimo anno.  Devo ammettere che qualche volta ci casco, non quando parlo ma quando scrivo (blog, sms, tuitt) e non sempre faccio in tempo a correggermi prima di "inviare" e in quei momenti vorrei tanto spararmi.
  • Quant'altro. Qua non c'è un motivo, non cambia niente dire quant'altro o eccetera, è solo una parola che mi da l'idea di essere usata perchè "complicata" e non "di uso comune" (termini tra virgolette perchè da prendere con le pinze, diciamo che non è un termine che si sente usare tanto spesso, a meno che non accenda la televisione per guardare un programma qualsiasi di Carlo Conti, allora lo si sentirà dieci volte al minuto).
  • Fondamentalmente. Entriamo nel mondo degli avverbi, che mi sa che l'ho già scritto un milione di volte ma non li sopporto anche se li uso tanto ma tanto. Quando scrivevo la tesi la prima rilettura serviva a togliere i milioni di avverbi messi ovunque, le successive per correggere. Trovo che in generale gli avverbi siano un pochi inutili, ma tra gli altri mi sembra che fondamentalmente abbia meno senso, lo usa sempre una mia amica e ogni volta che parla devo trattenermi per non strozzarla. Alcuni (mio fratello) fanno lo stesso con praticamente/in pratica che provoca un livello di fastidio minore perchè mi da meno l'idea di essere usato per darsi un tono.
  • Assolutamente si/no. Se mi viene fatta una domanda e io rispondo si/no, il significato è si/no. Cosa vuol dire assolutamente si/no? Se la risposta è si/no non gli aggiunge valore metterci un avverbio davanti.
NB: Questo testo, dopo la correzione, contiene 7 avverbi (escluse le parole che fanno parte dell'elenco).

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Aggiornamento postumo:
  • Fail/Win. Si occhei è diventato figo fare i nerd, guardare Big Bang Theory, mettersi gli occhiali giganti e usare questo pseudo linguaggio, ma dopo un po' direi che rompe decisamente. 
NB2: 8 avverbi.
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