Quello che credo di pensare del femminismo

Inizio a scrivere senza sapere dove andare a parare, è un discorso troppo ampio e difficile e ho paura di dire qualsiasi cosa per fare una brutta figura o essere giudicata male, in più non so bene cosa penso, secondo me hanno ragione tutti e in particolare l'ultimo che parla, oh sì, l'ultimo ha sempre ragione perché è quello che mi ricordo meglio.

Non credo di essere femminista, ma non ho nemmeno ben chiaro cosa voglia dire il termine. Gugoliamo? Gugoliamo.

L'autorevolissima fonte Wikipedia ci dice che:
Con il termine femminismo, generalmente, si può indicare:
  • la posizione o atteggiamento di chi sostiene la parità politica, sociale ed economica tra i sessi, ritenendo che le donne siano state e siano tuttora, in varie misure, discriminate rispetto agli uomini e ad essi subordinate;
  • la convinzione che il sesso biologico non dovrebbe essere un fattore predeterminante che modella l'identità sociale o i diritti sociopolitici o economici della persona;
  • il movimento politico, culturale e sociale, nato storicamente durante l'Ottocento, che ha rivendicato e rivendica pari diritti e dignità tra donne e uomini e che - in vari modi - si interessa alla comprensione delle dinamiche di oppressione di genere.
Ok, allora sono femminista, ma non dovremo esserlo tutti? Non è come dire "sono contro l'omicidio degli essere umani"? Non mi pare esista una parola per questo però certo, esiste la parola femminismo in contrapposizione alla parola maschilismo. Ok, fin qua ci siamo.
Sì tratta di temi però molto importanti: il diritto di voto che c'è da così poco, le disparità sul mondo del lavoro, sentirsi chiedere se hai intenzione di fare figli durante un colloquio di lavoro è una cosa che fa incazzare, anche se capisci le logiche che ci stanno dietro. Sono questioni così importanti, tanto importanti, che quando si tira fuori il femminismo a proposito delle foto di nudo di Emily Ratashfdsajkdlfkosky io non capisco, il mio cervello non ci arriva.

Ho visto i titoli dei giornali americani entusiasti della foto del culo di Justin Bieber e nessuno gridare allo scandalo, ho visto femmine indignarsi della mancata indignazione nei confronti di Justin Bieber nudo, mentre negli stessi giorni tutti a criticare la Kardashian che si fa la foto nuda e per protesta la Rataahdhfoiashfoidahsky, appunto, si fa le foto nude pure lei.

Penso che ogni persona uomo/donna abbia il diritto di mostrare il proprio corpo in ogni momento se si sente di farlo? Sì.
Penso che una persona che fa questo debba essere considerata meno intelligente di un altra? No.
Sono invidiosa del suo corpo? Ovvio.
Penso che le critiche siano tutte mosse da invidia? No.
Penso che se tutte avessimo il fisico di Emrata staremo anche noi tutto il tempo a fotografarci nude? No.

Tutte le lotte fatte in passato, tutto quello che le donne hanno vissuto e sofferto serve a dare la libertà a tutte di mostrare il proprio corpo nudo liberamente? Sì, anche, dato che ci sono donne al mondo che devono vivere completamente coperte e con una retina davanti agli occhi.
Nonostante questo, nonostante tutto, io questo non lo capisco.

...

È che una volta finita l'università vai a lavorare e gli step ti sembrano finiti, pensi che una volta presi tutti i pezzi di carta che servono per essere una brava persona il resto venga da sé e invece no, c'è ancora da vivere e questa volta devi fare tutto da sola, non c'è l'anno scandito da trimestri con gli esami alla fine che se li passi sai che sei bravo e puoi essere contento e se non li passi invece c'è qualcosa che non va e ti devi preoccupare.
Nessuno più ti dice cosa devi fare, e capirlo è cazzo-difficile.

Remember me, un film brutto ma brutto forte

Qualche giorno fa ho visto questo film, Remember me, una cosa romantico-drammatico-tragica che mi ha fatto molto molto molto incazzare. Di solito mi piacciono questi film, ho una predilezione per i film che fanno piangere, e nonostante io mi ritrovi spesso a dire "Sììì fa tanto piangere, è bellissimo", questo non vuol dire che se fa piangere è bello. Tanto per cominciare io piango anche guardando Centovetrine, piango ogni volta che vedo qualcuno piangere proprio come reazione fisica, come quando sbadigli dopo aver visto un'altra persona sbadigliare. E ci sono certe volte in cui hai proprio voglia (o bisogno) di un film da piangere, ma bisogna piangere bene, perché piangere coi lucciconi finti di Gabriel Garko non porta nessun giovamento.

Ora farò una cosa che non faccio mai e cioè raccontare il film: io, proprio io che "mi è piaciuto è già spoiler", e lo farò come segno di quanto questo film mi abbia fatto incazzare. Dicevo dunque di questo film, che ha per protagonista il caro Robert Pattinson, che a me devo dire non sta neanche antipatico, ma continuo a trovarlo monoespressivo, con quella faccia sempre così da artista represso - oppure da persona che è lì lì per vomitare. Robert Pattinson è un giovane 21enne di famiglia piuttosto ricca, sbandato e spesso ubriaco, traumatizzato dal (tragedia n.1) suicidio del fratello, che voleva fare il musicista ma poi si è ritrovato costretto a lavorare nello studio di avvocati del padre. Il suicidio del figlio maggiore ha ovviamente influito su tutta la famiglia che già di suo non è che fosse molto normale: oltre al complicato Pattinson c'è il padre anafettivo e troppo concentrato sul lavoro e la sorella di 8 anni troppo intelligente e un po' strana e bullizzata dai compagni (tragedia n.2). Il ragazzo Pattinson viene a un certo punto arrestato e a causa del suo atteggiamento da lei non sa chi sono io, anche un po' maltrattato da questo poliziotto. Guarda caso il poliziotto ha una figlia molto carina (che è Claire di Lost) e molto brava ragazza con cui il ragazzo Pattinson decide di provarci per ripicca. I due quindi (momento awww) si innamorano. Ah dimenticavo, (tragedia n.3) la madre della ragazza/moglie del poliziotto è stata uccisa anni prima durante una rapina, lasciando il padre sconvolto e iperprotettivo nei confronti della figlia.
Succedono quindi le solite cose da film romantico: lei litiga col padre e si rifugia dal ragazzo Pattinson, poi scopre che il ragazzo Pattinson si era messo con lei per vendetta e lo molla, poi succede che la ragazzina di 8 anni subisce l'ennesimo e più grave episodio di bullismo e questo porta un po' tutti insieme: il padre si riavvicina ai due figli, la ragazza si riavvicina a Pattinson. Tutto sembra risolversi per il meglio.
Ma che giorno è quando tutto sembra risolversi per il meglio? È (tragedia n.4) l'11/9/2001, guarda caso. Quindi Pattinson, finalmente riappacificato col padre va nel suo ufficio che si trova nelle torri gemelle. E muore.

Adesso io mi chiedo, perché? Che senso ha questa cosa? Il film era già troppo denso di tragedie, senza questo insensato e gratuito finale che sembra proprio messo lì per farti fare quei 3 minuti di pianto in più.
E li ho fatti, ovviamente, Claire piange quindi non posso non piangere, ma non è così che si deve piangere, sono arrabbiatissima.
Ve la do io la lista dei film che fanno piangere, ve la do io.

E adesso odio Robert Pattinson.

Cose a caso

Sono qui stessa sul letto che mi guardo le punte delle dita dei piedi. Starei leggendo, starei, in realtà Emma è qui che mi guarda e faccio un po' fatica ad andare avanti e se giro appena la testa vedo il libro di Jo Nesbo che invece lo so che lo finirei in 2 giorni.
Mi guardo le dita dei piedi che ho appena pitturato di nero, non le unghie ma proprio le dita, nel senso che parto bene e poi finisce che mi pitturo mezzo dito e devo togliere tutto col cottonfiok. Lo smalto sui piedi è solo nero, sia chiaro, il rosso non va bene, il bianco è bello se sei Sincerely Jules, il rosino se sei chic e francese. Per tutte noi comuni mortali lo smalto sui piedi è nero.

Stavo pensando che da quando vivo sola penso poco ai miei genitori. Li vedo una volta la settimana, ci sentiamo un paio di volte al telefono, sempre con mia mamma perché mio papà è allergico al telefono.
Anch'io sono abbastanza allergica al telefono, oltre che abbastanza riservata e quindi finisce che non diciamo granché ma cose come cos'hai mangiato, ho visto un paio di sandali sul giornale, ha piovuto lì stanotte.
Mi sono abituata abbastanza velocemente a stare da sola, a dormire da sola. Faccio le mie cose, mi è capitato di dimenticarmi di telefonare perché stavo guardando un telefilm. È una cosa che non mi fa stare male, lo faccio naturalmente, ma mi intristisce quando ci penso.
Ancora di più, mi rende triste pensare che la loro vita vada avanti senza di me. Un colpo al cuore quando mio papà compra la carne e fa i sacchetti per 3, quando pesa la pasta e va in automatico e non mi conta perché non sono più compresa nel sistema automatico di pesaggio alimenti "a pugnetti".

Non so perché tutto a un tratto mi sono intristita. Questa mattina ero contenta, sono andata in posta a spedire la mia prima vendita su Depop, ho fatto colazione in quella bakery tanto instagram e ho mangiato un cornetto vegano molto buono, ho camminato 5 km, ho provato un top molto bello da Mango e per una volta che c'erano solo L la L mi sta larga, ho cercato jeans neri a vita alta ma non esistono.
E sono tornata a casa, ho attaccato il telefono al caricabatterie perché come al solito ho fatto troppe foto e ora aspetto qui, che la batteria si carichi, che lo smalto si asciughi, che arrivi l'ora per uscire che c'è il mercatino vintage e anche il gay pride, che mi venga voglia di tornare a leggere.

E ora ho anche scritto un post di cose a caso.

Come si dorme

Quando ero piccola mi svegliavo di notte, avevo spesso gli incubi. Non ho mai avuto problemi ad andare a dormire, anzi sono stata una bambina precoce: uno dei cavalli di battaglia di mia mamma quando vuole vantarsi dei prodigi dei suoi figli è raccontare di quando a tre anni, troppo stanca per le fatiche dell'asilo mi addormentavo a tavola buttandomi giù sulle sedie, poi annunciavo che andavo a letto e mi arrangiavo ad andare in camera, mettere il pigiama e mettermi a letto. Non devono esserci stati molti motivi d'orgoglio dopo quello, in effetti.
Comunque. 
Dormivo in camera con mio fratello, nonostante la casa grandissima, ma non serviva molto. Fino tipo ai 10 anni era un incubo ogni sera. Uno era ricorrente: mi trovavo nel giardino di casa, c'era tantissimo vento, il portone era chiuso e non potevo entrare. Allora cercavo un posto dove potermi nascondere e trovavo nel giardino una cabina telefonica, mi ci chiudevo dentro ma a un certo punto entrava un cavallo e mi diceva di andare via perché quella era la sua cabina. Mi svegliavo spaventatissima, correvo in camera dai miei, battevo sulla spalla di mia mamma - sempre mia mamma, anche se dovevo fare il giro del letto al buio, e chiedevo se potevo dormire lì con loro. Lei ovviamente infartuava, sentendosi toccare al buio mentre dormiva. Quando sono diventata appena più grande mi hanno insegnato ad accendere la mia lucina: allora l'accendevo, correvo in camera dei miei e accendevo la lucina di mia mamma, tornavo indietro in camera mia e spegnevo la mia lucina, poi tornavo da lei e dormivo lì. Immagino fosse comunque traumatico, ma un po' meno spaventoso.
Mi ricordo una volta, ma ero un po' più grande, in cui ho sognato di essere in una stanza piena di teste umane appese alle pareti, uscivo dalla stanza e al di là della parete c'erano tutti i corpi, dritti paralleli al pavimento.

Quando sono cresciuta non ho più avuto incubi ma nemmeno molti sogni. Poi abbiamo cambiato casa, siamo venuti a vivere dove ancora vivono i miei, non sono più andata a dormire con i miei (devono essere stati molto felici). Durante il periodo dell'università ad ogni esame ho avuto la classica notte prima degli esami: andavo a letto che mi sembrava di essere tranquilla, ma poi sognavo di avere il compito in classe con i compagni dell'asilo che erano piccoli ma sapevano più di me, che ero andata in aula in pigiama e senza scarpe, che mi si rompevano tutte le penne con cui cercavo di scrivere, che il professore che teneva l'esame era la mia compagna delle elementari figlia della prof nazi che avrei avuto alle medie (ciao Ines). Non li considero però veri incubi spaventosi, nel senso che mi svegliavo agitata sì, ma non con la paura di morire. 
Anche senza incubi non sono comunque mai stata coraggiosissima di notte: c'è stato un periodo in cui non potevo assolutamente essere l'ultima ad andare a letto, anche se stavo facendo qualcosa o guardando la tv, se vedevo che l'ultimo che era in piedi stava per andare a letto diventavo flash a mettermi il pigiama e andare in camera per non essere l'ultima a spegnere la luce. Ho dormito con l'orso Orso fino a pochi anni fa, ogni notte. Ora che vivo sola OVVIAMENTE L'HO PORTATO, ce l'ho sul comodino, so che è lì, ma ogni tanto ancora mi serve e me lo prendo.

Ma come non parlare dei molti anni in cui non ho dormito scoperta: sì, beh, non sono ancora finiti quegli anni. Siamo tutti d'accordo che il lenzuolo ti protegge giusto? Che bisogna dormire con il lenzuolo che copre fino al naso, perché se qualcuno viene ad accoltellarti la testa è immune, ma il lenzuolo serve a proteggere il resto del corpo? Che se fa caldo puoi tirare fuori il piedino per qualche minuto, ma mai mai mai lo puoi sporgere fuori dal perimetro del materasso, perché altrimenti i mostri che sono sotto al letto e lo afferrano?
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