Michela e il bio, una confessione

Dopo settimane, mesi, anni di titubanza ho accettato i prodotti bio nella mia vita, iniziando da shampoo, balsamo, maschera e aggiungendo poi altro.

Devo confessare purtroppo che l’unico motivo che mi ha spinto a provare è che mi si promettevano capelli bellissimi, mentre non ero molto interessata né al fatto di buttarmi addosso siliconi, petrolati e altro di cancerogeno, né ai danni che questi prodotti provocano all’ambiente. Non è un bellissimo discorso da fare, lo so, lo so.
Vittima del terrorismo psicologico di chi era passato ai prodotti bio prima di me, e continuava a dirmi “per 2-3 mesi avrai capelli di merda, poi bellissimi”, ci ho messo davvero un secolo a decidermi perché i miei capelli sono già belli e richiedono zero manutenzione, quindi non vedevo il motivo di dovermi sorbire quei 2-3 mesi di capelli di merda. Però ero curiosa, quindi un giorno ho comprato shampoo, balsamo, crema, olio (spendendo un patrimonio) e ho iniziato il tutto, per altro con una serie di flaconi di prodotti “normali” ancora da finire e di scorta nell’armadietto.

La reazione dopo uno, due, tre lavaggi è stata: tutto qua?

Niente di negativo per carità, ma neanche niente di positivo: non ho subito i 2-3 mesi di capelli di merda e non ho visto differenze, se non il fatto di aver speso 6 euro e passa per uno shampoo. In un forum a caso di pazze fissate con i capelli, ho letto che il motivo per cui c’è questo passaggio di capelli brutti è che lo shampoo cattivo (BRUTTO! CATTIVO!) non cura i capelli danneggiati ma li riveste, quindi quando i siliconi vengono lavati via i capelli restano danneggiati e “scoperti”, e ci vuole un po’ di tempo perché lo shampoo buono li ripari e tornino ad essere belli, ma a quel punto saranno belli e sani. E voi non vi sareste buttati addosso cose dannose per voi e per l’ambiente.

Non avendo visto conseguenze, ho concluso che i miei capelli non erano danneggiati. Nel frattempo in preda alla mania del bio avevo comprato altri 4 tipi di shampoo. Mi sono indebitata, ho dovuto far prostituire il mio orso di peluche Orso, ho approfittato per mettermi in dieta per comprare meno da mangiare.

È successo però che li sto finendo… e non credo sinceramente che continuerò. Sono una brutta persona: non riesco a farmi spaventare dalla presunta dannosità di questi prodotti per noi: in fondo me li metto sui capelli e i capelli sono una cosa morta, ok la cute no, però poi li lavo via no? lo shampoo cattivo mi penetra nella scatola cranica e mi brucia il cervello? Non sono nemmeno, purtroppo, scusate, così consapevole dei danni che questi prodotti provocano all’ambiente. E la mia povertà supera anche quel poco di coscienza ambientale che ho. Con il prezzo di uno shampoo bio ne compro 4 dei miei amati Ultradolce.

Ho invece iniziato a usare alcuni cosmetici bio o comunque con ingredienti buoni: crema viso e corpo, siero, sapone detergente per il viso, struccante. Se qualcuno a questo punto avesse un pochino cambiato idea e avesse iniziato a pensare che non sono proprio del tutto una brutta persona NO, vi spiego subito che no. A me piacciono i trucchi belli, mia mamma mi ha inculcato questa cosa che devi comprare la crema da 50 € perché è bella e funziona di più. Mi piacciono le confezioni belle, mi piace che la marca sia conosciuta, anche se poi non è vado in giro con la confezione Lancome in testa. È successo però che EHI DI NUOVO, SONO POVERA. Quindi no Lancome, no Clinique, c’è l’affitto da pagare entro il 10 del mese e mi sono messa a cercare qualcosa che costi poco. Però io soffro, se vedo la scatolina bianca Nivea o quella plasticosa di Garnier, io soffro, sto proprio male dentro. Ho bisogno almeno di un valore aggiunto e i prodotti bio mi sono venuti in aiuto: non sto comprando una crema Lancome, ok, il vasetto è semplicemente in vetro rotondo, la marca scritta in Arial 14, il tappo orribilmente fucsia e opaco, però mi sto spalmando una cosa buona, che mi fa bene, il bio è di moda e ho speso solo 12 euro.

Cercare scuse per autoconvincersi a spendere meno non sono proprio convinta che sia da sani di mente, ma alla fine sto facendo la cosa giusta, per i motivi sbagliati ok, ma l’importante è il risultato no?
Che poi, a dirla tutta, è venuto fuori che sono davvero più buoni e mi sto trovando da dio.

Ho anche iniziato a sostituire i vari detergenti per la casa con prodotti bio-vegan-salcazzo che ho trovato semplicemente al supermercato e che costano anche meno dei prodotti più famosi (no, è probabile che non lo farei se esistessero solo quelli dei supermercati biologici che piuttosto conviene andare in gioielleria).

Ripeto, l’importante è il risultato, no?
Poi giuro, ad essere più informata e consapevole ci sto provando.

Ho letto La ragazza del treno, ed è colpa di David Foster Wallace.

Ogni tanto succede che resto incastrata in un libro. Può essere colpa del libro in sé o colpa mia, che non sono concentrata o sono stanca o semplicemente in quel periodo ho bisogno di un altro tipo di storia.
Resto incastrata e non riesco ad andare avanti, leggo poche pagine per volta la sera a letto e mi viene sonno subito, anche se sono solo le 22. Allora qualche sera non leggo più, inizio una nuova serie tv, lo riprendo nel fine settimana ma non mi ricordo più dov'ero arrivata, cos'è successo prima, chi si chiama come. E lo lascio là. Finisce che non leggo più, a volte per settimane.

E tutto questo perché non mi piace abbandonare i libri, anche se li trovo troppo pesanti o non mi piacciono, non mi decido a iniziare qualcos'altro.
Per la cronaca, i miei grandi insuccessi erano fino a pochi giorni fa solo due: "Lessico famigliare" della Ginzburg quando ero a scuola, "Pastorale americana" di Roth, qualche anno fa (prima o poi li riprenderò, di certo non riesco a vivere con la consapevolezza di questo insuccesso a lungo).

Per uscire dal circolo vizioso devo leggere un libro demmerda, di quelli che leggi in quattro ore e quando li hai finiti odi il libro, i personaggi, l'autore e te stessa per aver avuto la malsana idea di iniziarlo. Odio tutto, ma riprendo il giro e mi torna voglia di leggere.

È per questo, caro DFW, che è colpa tua se ho letto "La ragazza del treno".

Ho letto fin'ora solo un paio di sue cose, qualche racconto e "Una cosa divertente che non farò mai più", che davvero mi ha fatto ridere tantissimo. Non so se avevo mai riso leggendo un libro, pianto sì, un sacco, ma riso mai. Lo leggi e ti senti male perché pensi a Noi, qui sull'internet, che pensiamo di essere geniali e di far tanto ridere e invece siamo solo dei dilettanti.
Allora sono partita per la maratona, sulle ali dell'entusiasmo. Come quando ho letto Palahniuk tutto di seguito o Welsh. O Hornby
Sono partita alla grande ovviamente, partiamo dal capolavoro, partiamo da "Infinite jest".
Prendo il mio kindle e leggo, leggo, leggo, ero abbastanza tranquilla, il libro passa da un personaggio all'altro apparentemente senza connessione tra loro (si spera che poi si spieghi qualcosa, in realtà conoscendo il personaggio non è detto ma vabbè) però non è pesante. Tra l'altro, pensavo che il kindle non funzionasse perché avevo letto per ore e la percentuale di lettura era ancora all'1%.
Poi sono andata in libreria e l'ho visto.
"Ah ecco perché sono ancora all'1%".

Non ce l'ho fatta, ma senza patemi, ho lasciato stare e ho deciso quando avrò qualche giorno di ferie, quando non avrò problemi ad andare a 200 pagine al giorno. Ma non si tratta di un abbandono, è solo un rimandare.
Non potevo però rinunciare alla maratona e ho iniziato LUI.
La scopa del sistema.
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Mi ha ucciso. U.C.C.I.S.O.
L'ho iniziato da almeno un mese e mezzo, sono arrivata quasi a metà, mi sono addormentata quasi tutte le volte che ci ho provato, ho guardato 2 stagioni di Chicago PD, poi finalmente mi sono decisa e ho lasciato stare.

E arriviamo a "La ragazza del treno", che mi ha cacciato mia mamma perché secondo lei è proprio bello.
E devo dire sì, è abbastanza brutto: un thriller senza un minimo di suspance e che non ti mette agitazione non è il massimo devo dire.
Però l'ho letto in due giorni, ieri sera sono addirittura rimasta sveglia fino a mezzanotte per finirlo.

E stasera mi devo cercare un altro.
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