Spam, scusate

Ma per esempio, voglio dire, perché voi adesso non prendete e andate a leggervi il numero nuovo di Sparkle Magazine, passate un po' il tempo, bevete il caffè con calma, vi fate due risate. E poi per pranzo vi cucinate la mia ricetta, così mangiate qualcosa di buono e state leggeri.


Di problemi con cui se avessi soldi parlerei con un professionista

“Dai compralo il mascara”
“Ma ne ho già uno”
“Eh vabbè, per provare”

No. Cosa vuol dire questa cosa. Non sono d’accordo. Perché devo averne due che poi la mattina sono incerta su quale usare e stanno aperti tutti e due e si rovinano e mi tocca buttarli prima. Perché devo comprare un mascara se ne ho già uno. E lo stesso vale per tutto il genere, infatti io ho uno di tutto: un fondotinta una cipria una terra un fard un correttore un eyeliner un mascara un ombretto per le sopracciglia un mascara per le sopracciglia. Ho tre rossetti, e la cosa mi manda a male perché uno è il mio preferito e metterei sempre quello e però mi dispiace per gli altri allora qualche giorno metto gli altri e qualche giorno non lo metto perché non ho voglia. Ma nel mio cervello io vorrei mettere sempre il mio preferito. Se vado da sephora infatti, continuo a guardare i vari brand cercando quel particolare colore e poi penso “ma sei scema ne hai uno cosa te ne servono due dello stesso colore?” e metto giù. E poi, se compro qualcosa per provarlo e quella seconda cosa mi piace di più di quella che avevo già? La prima la butto? Infatti tornando al mascara, adesso ho un campioncino che mi manda a male perché non riesco a reggere questa cosa di avere due mascara aperti anche se uno è solo un campioncino, quindi ora sto usando solo il campioncino per finirlo il prima possibile. Oltretutto LO AMO e lo vorrei comprare ma ho appena iniziato l’altro e quindi ora rimarrò depressa perché dovrò usare un mascara che non mi piace tanto in attesa di finirlo e comprare l’altro. Per non parlare degli ombretti, dato che sto usando un ombretto vecchissimo per finirlo e poter poi essere libera di usare la Naked che avrà ormai un anno e non ho quasi toccato, e alla velocità con cui si finiscono gli ombretti inizierò ad usarla sui 35 anni. Che poi gli ombretti sarebbero la tipica cosa da avere doppia, perché un giorno di trucchi di blu e un giorno di nero e un giorno di beige e boh, io credo di non avere quel gene nel cervello.

Credo sia in parte un problema di soldi, perché purtroppo sono povera ma sono anche una vittima del marketing e non trovo molta soddisfazione nel comprare tipo Kiko (anche se il mio rossetto preferito è proprio Kiko) ma neanche dai vari brand più o meno professionali come Mac, Make up forever o Benefit con prezzi medi. No, noi qua vogliamo bene ai mascara di Lancome e alle confezioni inutilmente belle e costose perché siamo scemi (che poi comunque credo col mio metodo di spendere meno di quanto spende la donna media).
Come mi fa incazzare aver speso 30 euro per la terra di Benefit che sarà anche tanto bella e buona ma ha la confezione di CARTONE e lo specchio che si imbarca come quello delle trousse del cioè. Ma questo è un altro discorso.

Oltre ai soldi però ci metto dentro però anche un bel po’ di ossessività. Nel senso che lo faccio anche per altre cose che non valgono niente, per esempio a lavoro ho la mia penna (rosa porcellino con una testa di porcellino sul tastino sopra, è davvero bellissima e soprattutto sobria e professionale) e uso sempre quella con l’intento di usare solo quella e finirla. Lo stesso facevo a scuola o all’università, non succedeva mai che avessi due penne blu consumate a metà. Oppure più bottigliette d’acqua aperte, giammai. E le scatole del the? Parliamo delle scatole del the: è normale averne più di una se ti piace il the perché ogni giorno così scegli quale bere, magari un giorno hai voglia di quello alla menta e un giorno dell’earl grey. È normale dici, sì. Però comunque io quando apro il mobiletto e vedo quattro scatole sono destabilizzata, e certe volte mi rendo conto che ne scelgo uno di cui magari mi mancano tre bustine solo per poterlo finire e buttare la scatola mezza vuota il prima possibile.

Che bella cosa deve essere il mio cervello, eh amici, lo so lo so.

L'ennesimo post che parla di grassi e magri

La settimana scorsa ho scritto questo post che iniziava con: è qualche giorno che non vedo la gente discutere della questione obesa-curvy-grassa-magra. Poi è uscito il numero di MarieClaire con in copertina la modella taglia 38 ed è scoppiata la polemica. Di nuovo. E anche se si parla di magrezza, tirano fuori i grassi, perché è tutto un calderone e non si capisce più niente.

Quante persone ancora ce lo vogliono dire che curvy è diverso da obeso? Basta gugolare “curvy obeso” per trovare decine di blog che ci spiegano questo complicatissimo e oscuro concetto convinti di essere i primi a rivelarci la grande novità. Alcuni post sono del 2015, alcuni degli anni precedenti fino ad arrivare al 2011 ma fa niente, facciamoli contenti e facciamo l’espressione stupita.


Di più, commentiamo esprimendo la nostra gratitudine per avercelo finalmente fatto capire.

Tuttituttitutti devono dire la loro, e lo sto facendo anch'io quindi taccio e vado avanti, perché quello su cui vorrei concentrarmi è un altro aspetto di tutto questo casino. Chi scrive questi post? Perché mi pare di aver notato che la maggior parte siano taglie 38, che dopo averci informato di essere taglie 38 (o meno). spiegano che la ciccia è bella se non è troppa, che bisogna accettarsi, che si è belli comunque, che se non riesci ad accettarti allora quella è la spinta a cambiare.
È incredibile come le taglie 38 siano così consapevoli di cosa si prova ad avere qualche kg di troppo. Strana coincidenza poi, il fatto che molto spesso queste persone non abbiano MAI avuto qualche kg di troppo e anzi, siano di quelle simpatiche odiose persone che mangiano Nutella alle 3 di notte col cucchiaio e non metto su un etto.

Di solito, dopo 5 minuti la stessa taglia 38 pubblica una foto con la spalla dislocata per far uscire l'osso della clavicola e sembrare sottopeso con didascalia "quando ero magra, due giorni fa". Cioè prima di aver mangiato la pizza.

10 minuti e la stessa taglia 38 parte con un'arringa di difesa alle *troppo magre*, poverine le *troppo magre*. Loro sì che conoscono la vera sofferenza, quella delle persone che ti dicono "ma come sei magra / mangiati un panino" senza rendersi conto di quanto questo le faccia soffrire. "Come se io andassi da una grassa a dirle "magna de meno"" ti dicono, che avrebbe senso come discorso, se non fosse che i commenti alle grasse sono così all'ordine del giorno che nemmeno te ne rendi conto. Tutti commentano le grasse, anche la taglia 38 paladina della giustizia.
Io non vorrei fare lo stesso errore (dalla parte opposta), non vorrei dichiarare di sapere cosa si prova a ricevere commenti sulla magrezza perché è una cosa che non ho mai vissuto. Però non riesco, con tutta la diplomazia e l’oggettività di cui sono capace, io continuo a vedere da una parte gente che dichiara apertamente la propria taglia e dall’altra persone che invece la nascondono e se ne vergognano e quindi no, non penso faccia male allo stesso modo.
Siamo d'accordo che in un mondo ideale né la magrezza né la ciccia sarebbero commentate, ma visto che il mondo ideale non è, difendersi con "come se io andassi a dire una grassa che è grassa" non regge.

Starbucks arriva e ha già stufato

Non lo vogliamo!
Loro non sanno cos’è un vero cappuccino!
Gli dobbiamo insegnare come si prepara il caffè!
Non sappiamo proteggere il made in Italy!
Chi li vuole quei beveroni!


Immagino questa gente non abbia mai preso uno smoothie nel tipico bicchiere di plastica con la cupola e la cannuccia larga, non avrà mai mangiato e instagrammato un bagel o un hamburger, fatto merenda da California Bakery o Arnold coffee o in una delle varie caffetterie americane che ormai sono dappertutto, non solo a Milano. E chissà come mai, ci indigniamo tanto ma sono sempre piene.

Certo il pericolo è reale, quello Starbucks che aprirà in centro a Milano e forse Roma metterà in serio pericolo il bar sotto casa in cui tutti beviamo il cappuccino la mattina. E come soffriranno i nonni abituati a bersi il doppio espresso corretto grappa la mattina alle 7.00, quando leggendo il menù si ritroveranno davanti cose come Double chocolaty chip crème frapuccino®. Mi immagino le stragi a colpi di deambulatore.

Ma per esempio, lo sappiamo che in Italia esistono gli aeroporti e le stazioni? Aeroporti tipicamente caratterizzati da un'offerta internazionale. Stazioni dove qualcuno rinuncia al caffè perché non lo può portar via. Città piene di turisti stranieri che vogliono sentirsi a casa come gli italiani che vanno in Uzbekistan ordinano la pizza perché hanno paura di finire a mangiare carne di nutria.

Ma pure io sono blasfema e non rispetto le nostri tradizioni: anche la paura dei vari McDonald’s e Burger king si è rivelata totalmente fondata e ha sostituito la cucina italiana eh.
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