Ho appena finito di guardare una commediola romantica su Netflix, niente di bello, è evidente che da quando Kate Hudson ha passato i 40 e si è data a partorire figli e fare yoga su instagram il mondo delle commedie romantiche non ha più senso di esistere. Nel film due ragazzi con le loro carriere appena avviate e super promettenti, ma per il momento fatte di umiliazioni, straordinari, stipendio basso, molto alcool per superare il tutto. Lui super ambizioso, sempre vestito elegante, un po’ stronzetto ma simpatico, lei carina ma imbranata, simpatica, per una festa elegante si mette il vestito di & Other Stories che tutte abbiamo provato a comprare l’anno scorso con le scarpe da ginnastica: /immedesimazione maximum level reached.
Un dettaglio simpatico? Simpatico in quel modo che inizi a ridere istericamente e la risata poi si trasforma in un pianto a dirotto e ti viene voglia di riempire la vasca e fare il bagno con il tostapane come Bill Murray, solo che non hai la vasca.
Un dettaglio simpatico? Simpatico in quel modo che inizi a ridere istericamente e la risata poi si trasforma in un pianto a dirotto e ti viene voglia di riempire la vasca e fare il bagno con il tostapane come Bill Murray, solo che non hai la vasca.
Lei a 25 anni dice:
“Tutto quello che mi interessa è non essere ancora un’assistente quando avrò 28 anni, quello sarebbe davvero triste”
In Italia a 28 anni sei fortunato se hai un contratto di apprendistato e non uno stage. Di più, a 25 anni per un lavoro come quello non ti assumerebbero mai: assistente personale di un’importante giornalista sportiva senza un’esperienza nello stesso ruolo di almeno 5 anni? Giammai. Senza contare che la massima ambizione possibile sarebbe quella di avere un telefono aziendale con cui tenere più ordinati gli appuntamenti del boss, non certo farle leggere sottobanco un articolo scritto da te.
L’happy ending mi ha messo quella speranza nel futuro che mi hanno sempre regalato le commedie romantiche: la consapevolezza che succede a tutti, succede quella cosa che non si sa cos’è ma tutto si sistema, quella voglia di fare che per qualche minuto non vedevo l’ora fosse lunedì per arrivare in ufficio con il thermos di te freddo e rispondere al telefono, mandare mail, parlare alla macchinetta con il collega dell’altro ufficio, risolvere problemi, essere quella ragazza che esce dal lavoro e infila le cuffiette, si cambia le scarpe in macchina e va a fare la spesa, paga le bollette, vede un amico per uno spritz e poi va a casa e mangia sul divano guardando la tv fino a tardi, rendendosi conto che tanto male non è.
È durata circa 10 minuti, poi mi sono ricordata com’è davvero, e cioè che arrivi in ufficio e iniziano a dirti cose ancora prima che tu abbia acceso il computer, il caffè della macchinetta fa schifo, il collega ti risponde male perché deve sfogarsi, il capo ti dà la colpa di una cosa che doveva ricordarsi lui, mangi davanti al PC rispondendo alle mail e chiedendoti “chissà com’è avere un lavoro che ti piace”, il pomeriggio sei così concentrata che ti viene mal di testa e non ti accorgi nemmeno che è arrivata l’ora di staccare, esci e mandi una nota vocale esausta alla mamma che risponde “ma guarda che tutti i lavori sono così”, hai dimenticato le bollette a casa e al supermercato ci sono tutti gli over 70 della città, il tuo amico ti tira pacco, Netflix non carica l’episodio che vuoi e finisci per fissare il soffitto pensando “perché gli altri sì, e io no?”
L’happy ending mi ha messo quella speranza nel futuro che mi hanno sempre regalato le commedie romantiche: la consapevolezza che succede a tutti, succede quella cosa che non si sa cos’è ma tutto si sistema, quella voglia di fare che per qualche minuto non vedevo l’ora fosse lunedì per arrivare in ufficio con il thermos di te freddo e rispondere al telefono, mandare mail, parlare alla macchinetta con il collega dell’altro ufficio, risolvere problemi, essere quella ragazza che esce dal lavoro e infila le cuffiette, si cambia le scarpe in macchina e va a fare la spesa, paga le bollette, vede un amico per uno spritz e poi va a casa e mangia sul divano guardando la tv fino a tardi, rendendosi conto che tanto male non è.
È durata circa 10 minuti, poi mi sono ricordata com’è davvero, e cioè che arrivi in ufficio e iniziano a dirti cose ancora prima che tu abbia acceso il computer, il caffè della macchinetta fa schifo, il collega ti risponde male perché deve sfogarsi, il capo ti dà la colpa di una cosa che doveva ricordarsi lui, mangi davanti al PC rispondendo alle mail e chiedendoti “chissà com’è avere un lavoro che ti piace”, il pomeriggio sei così concentrata che ti viene mal di testa e non ti accorgi nemmeno che è arrivata l’ora di staccare, esci e mandi una nota vocale esausta alla mamma che risponde “ma guarda che tutti i lavori sono così”, hai dimenticato le bollette a casa e al supermercato ci sono tutti gli over 70 della città, il tuo amico ti tira pacco, Netflix non carica l’episodio che vuoi e finisci per fissare il soffitto pensando “perché gli altri sì, e io no?”
E non hai neanche la vasca da bagno.
PS: il film è Come far perdere la testa al capo
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